Soffiano venti di crisi nel Governo Meloni? Dagli eventi degli ultimi giorni sembrerebbe di sì. E’ da settimane che i leader di due dei tre partiti di maggioranza – Matteo Salvini e Antonio Tajani – sembrano essere ai ferri corti, con la premier Giorgia Meloni costretta a mediare tra i due.

A poco servono i tentativi di minimizzare da parte degli esponenti di entrambi i partiti che, interrogati sul punto, ripetono come un mantra che il Governo è coeso e andrà avanti per cinque anni. I malumori da entrambe le parti, però, sono palesi e come evidentemente crescente è il nervosismo in maggioranza, tanto che qualcuno nell’opposizione ha già evocato come prossimo un nuovo ‘Papetee’.

Sì, proprio come nell’agosto del 2019, quando il leader della Lega scelse il noto stabilimento balneare di Milano Marittima per ‘archiviare’ l’esperienza del Governo Conte I aprendo la crisi di governo che avrebbe portato al tramonto dell’alleanza giallo-verde e alla nascita del Conte II.

Si è arrivati davvero a questo punto? Vediamo tutti i momenti in cui i due leader sono sembrati essere ai ferri corti nelle ultime settimane.

Crisi Governo Meloni, tutte le volte che Tajani e Salvini si sono scontrati

La domanda che tutti si fanno è: cosa sta succedendo nel Governo? Le continue scaramucce, fuori e dentro il Parlamento tra Forza Italia e Lega sono sintomo dell’apertura imminente di una crisi di Governo? Forse è presto per dirlo, ma ciò che è evidente è che tra i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini sembra essere calato il gelo. I due alleati, ormai, sembrano parlare solo a distanza e/o per interposta persona, lanciandosi frecciatine e accuse più o meno velate.

Questa mattina – 26 luglio 2024 – sono entrambi presenti alla riunione del Consiglio dei Ministri, ma prima di oggi voci di corridoio sussurrano fossero settimane che non sedessero ad uno stesso tavolo, istituzionale o informale. All’ordine del giorno della riunione odierna dell’esecutivo c’è l’intervento del Ministro Roberto Calderoli sull’attuazione della legge sull’Autonomia Differenziata, tema caldo e terreno di scontro tra i due partiti.

Autonomia differenziata, Superbonus, sostegno in Europa a Ursula von der Leyen, ecco tutte le volte che Tajani e Salvini non sono stati d’accordo.

L’Autonomia differenziata spacca anche la maggioranza?

E’ di queste ore l’ultimo atto dello scontro sulla legge Calderoli sull’Autonomia differenziata, battaglia identitaria della Lega che, però, non piace a Forza Italia soprattutto per l’impatto negativo che tale provvedimento ha sui consensi delle regioni del Sud. Il partito di Antonio Tajani ha votato il via libera alla legge lo scorso 19 giugno alla Camera, seppur con molte defezioni (al momento del voto molti dei banchi forzisti a Montecitorio rimasero vuoti).

In più occasioni il segretario azzurro e gli uomini della sua truppa hanno ribadito che avrebbero vigilato affinchè la norma non creasse disuguaglianze e svantaggi per il Mezzogiorno. Ieri, poi, il governatore della Calabria Occhiuto, ha addirittura chiesto una moratoria sull’attuazione dell’autonomia, richiesta che ha certamente irritato moltissimo gli alleati del Carroccio.

Il voto in Europa e lo scontro su Ursula von der Leyen

Durissimo è stato anche lo scontro, nei giorni scorsi tra i due vicepremier sul voto al Parlamento Europeo per il secondo mandato alla Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Come è noto la Lega ha votato ‘no’, mentre Forza Italia che aderisce al Ppe, stesso partito della presidente UE, ha votato sì. Da qui le accuse della Lega agli alleati di aver votato come i verdi le sinistre, e la risposta di Forza Italia che ha fatto notare agli alleati che loro con i Patrioti erano “ininfluenti”.

Quando Tajani disse a Salvini: “Non accetto lezioni quando si parla di Patria”

“Io sono un patriota italiano, ho fatto il militare, sono stato inquadrato in un reparto operativo Nato. Non ho mai parlato di secessione. Non faccio polemiche ma non accetto lezioni da nessuno quando si parla di Italia e di Patria”.

Con queste parole, Tajani aveva risposto alle dichiarazioni del vicepremier della Lega sempre in merito al posizionamento europeo di FI, che aderendo al Ppe è in coalizione con il partito del presidente francese Emmanuel Macron.

“Chi divide il centrodestra, chi preferisce Macron a Le Pen, fa un dispetto all’Italia non a Salvini”.

Aveva detto Salvini, suscitando la reazione stizzita di Tajani.

Superbonus, il pasticcio al Senato e poi il voto di fiducia

Prima c’era stato il ‘pasticcio’ del Dl Superbonus. Il segretario di Forza Italia, infatti, non aveva gradito l’emendamento del Governo (a suo dire non concordato) con cui il Ministro dell’Economia della Lega, Giancarlo Giorgetti, aveva previsto la retroattività delle nuove disposizioni relative ai rimborsi per il Superbonus a partire dal 2024.

I senatori di Forza Italia avevano presentato dei subemendamenti in commissione Finanze che furono bocciati. Forza Italia disertò la discussione generale a Palazzo Madama dopo che la sera precedente avevano disertato anche la votazione per il mandato al relatore in Commissione. Alla fine in aula votarono a favore, dopo che il governo aveva deciso di porre la questione di fiducia. Era il 16 maggio 2024.

Il Salvacasa di Salvini che non piace a Tajani e il carcere per le madri detenute

Prima ancora, inoltre, c’era stato il piano Salva-casa voluto da Salvini e che non è mai piaciuto al segretario di Forza Italia. E poi a inizio lugli lo scontro sull’emendamento per le madri detenute della Lega al Dl Sicurezza che non è stato votato dagli azzurri.