Gli allevamenti intensivi sono una fonte rilevante di emissioni inquinanti, contribuendo a numerosi problemi ambientali, tra cui i cambiamenti climatici, l’inquinamento dell’aria e l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali.
In Italia, dove l’agricoltura e l’allevamento rappresentano settori economici fondamentali e strategici, l’impatto delle emissioni inquinanti generate dagli allevamenti intensivi sull’ambiente è una questione cruciale, che richiede un’attenzione immediata.
Le principali emissioni inquinanti dagli allevamenti intensivi
Gli allevamenti intensivi producono diverse emissioni inquinanti che hanno un impatto rilevante sull’ambiente e sulla salute umana.
Tra le principali emissioni generate dagli allevamenti intensivi, con maggiori effetti negativi sull’eco-sistema naturale, si ha:
- Metano (CH4): Il metano è un gas serra molto potente, con un potenziale di riscaldamento globale circa venticinque volte superiore rispetto all’anidride carbonica (CO2), rendendolo una delle principali cause del cambiamento climatico. Secondo la FAO – Food and Agriculture Organization of the United Nations, l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, il bestiame è responsabile di circa il 14,5% delle emissioni globali di gas serra, con il metano che costituisce una parte rilevante di questo totale.
- Ammoniaca (NH3): L’ammoniaca, emessa principalmente dai rifiuti animali, contribuisce alla formazione di particolato fine indicato come PM2.5, con effetti negativi sulla qualità dell’aria e nocivo per la salute umana. In Italia, gli allevamenti intensivi sono la seconda principale fonte di particolato fine, contribuendo a circa il 17% del PM2.5, superando così i trasporti (14%) e l’industria (10%).
- Anidride carbonica (CO2): Sebbene in misura minore rispetto ad altri settori industriali, anche gli allevamenti intensivi contribuiscono alle emissioni di anidride carbonica, soprattutto attraverso l’uso di combustibili fossili per il riscaldamento, la ventilazione e il trasporto.
- Protossido di Azoto (N2O): Questo gas serra è rilasciato dal letame e dai fertilizzanti utilizzati per coltivare il foraggio per gli animali. Ha un potenziale di riscaldamento globale molto elevato e contribuisce significativamente ai cambiamenti climatici. Secondo l’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico istituito nel 1988 dalle Nazioni Unite, il settore agricolo è responsabile di circa il sessanta percento delle emissioni globali di N2O.
L’Impatto degli allevamenti intensivi sulla Pianura Padana
In Italia, nella Pianura Padana, l’inquinamento atmosferico generato dagli allevamenti intensivi rappresenta una minaccia concreta per la salute pubblica.
Studi recenti hanno evidenziato come le emissioni inquinanti derivanti dall’agricoltura, in particolare dagli allevamenti intensivi, siano una delle principali cause d’inquinamento dell’aria in questa regione.
Il settore agricolo, con l’uso intensivo delle risorse energetiche fossili e l’ampio utilizzo di fertilizzanti agricoli, è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana, con notevoli ripercussioni sulla salute umana.
Solo in Lombardia, le emissioni inquinanti degli allevamenti intensivi sono direttamente responsabili di quasi 600 morti l’anno.
Due studi recenti nell’ambito del progetto INHALE – INvestigating Health effects of Air pollution in Lombardy, condotti dal CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, dall’Università Bocconi e da Legambiente, hanno permesso di analizzare l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana.
Approfittando della diminuzione delle emissioni inquinanti generate dai trasporti e dall’industria durante la fase iniziale della pandemia di COVID-19 nel 2020, i ricercatori hanno potuto valutare specificamente l’effetto delle emissioni degli allevamenti intensivi sulla qualità dell’aria.
Durante quel periodo, i livelli di particolato nelle regioni del Nord sono rimasti elevati nonostante il blocco della circolazione e di molte attività produttive.
I ricercatori, con i dati ottenuti, hanno esaminato in dettaglio la complessa relazione tra le emissioni di ammoniaca provenienti dagli allevamenti intensivi e dallo spargimento di reflui zootecnici.
Tra i risultati del primo studio, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Atmospheric Environment, emerge che l’agricoltura è il principale produttore di emissioni di ammoniaca nella Pianura Padana, contribuendo significativamente alla formazione di particolato e al peggioramento della qualità dell’aria.
Il secondo studio, focalizzato sulla Lombardia, ha dimostrato che lo spargimento di letame contribuisce al deterioramento della qualità dell’aria in inverno, poiché è rilasciata ammoniaca nell’atmosfera.
Il progetto INHALE: analisi e impatti delle emissioni agricole
Il progetto INHALE – INvestigating Health effects of Air pollution in Lombardy è un’iniziativa cruciale per comprendere l’impatto delle emissioni inquinanti sulla salute umana, con un focus particolare sulla Lombardia e sulla Pianura Padana.
Realizzato da un consorzio di enti di ricerca tra cui il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, l’Università Bocconi e Legambiente, questo progetto approfondisce le complesse relazioni tra le emissioni agricole e la qualità dell’aria.
Per meglio comprendere l’importanza e la portata di questa ricerca, è utile esaminare i principali obiettivi del progetto e i risultati che ne sono emersi:
- Analisi delle emissioni: INHALE consente un’analisi approfondita delle emissioni inquinanti, con particolare attenzione a quelle derivanti dall’agricoltura e dagli allevamenti intensivi. Questa valutazione è fondamentale per identificare il contributo specifico di queste fonti all’inquinamento atmosferico.
- Salute umana: Il progetto esplora in dettaglio come il particolato fine (PM2.5) e altre sostanze inquinanti influiscano sulla salute pubblica. Le indagini si concentrano su problemi respiratori, cardiovascolari e altre patologie correlate all’inquinamento.
- Impatto della pandemia: Un aspetto innovativo del progetto è l’analisi dei dati raccolti durante la pandemia di COVID-19. Il calo delle emissioni prodotte dai trasporti e dall’industria durante il lockdown ha fornito un’opportunità unica per studiare l’effetto specifico delle emissioni agricole sull’inquinamento atmosferico.
- Raccomandazioni politiche: INHALE offre preziose raccomandazioni per le politiche ambientali e sanitarie. Le misure suggerite mirano a ridurre l’inquinamento atmosferico e a migliorare la qualità dell’aria, con l’intento di proteggere la salute pubblica e l’ambiente.
I risultati del progetto INHALE hanno rivelato che l’agricoltura, con un focus particolare sugli allevamenti intensivi, è una delle principali fonti di particolato fine nella Pianura Padana.
Questi studi hanno evidenziato che le emissioni agricole sono molto correlate a gravi problematiche di salute, contribuendo a malattie respiratorie e cardiovascolari e provocando un rilevante numero di decessi prematuri.
I rischi per la salute e l’ambiente
Le conseguenze delle emissioni inquinanti degli allevamenti intensivi vanno ben oltre l’impatto ambientale, estendendosi a effetti rilevanti sulla salute umana.
Tra i principali rischi associati a queste emissioni:
- Salute Pubblica: Le emissioni degli allevamenti intensivi sono una causa importante di particolato fine (PM2.5), che può provocare gravi malattie respiratorie e cardiovascolari. Questo tipo di polveri fini è responsabile di decine di migliaia di morti premature ogni anno; ad esempio, l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato quasi 50.000 vittime in Italia nel 2019.
- Cambiamenti Climatici: Il clima mediterraneo dell’Italia è particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici. Le emissioni inquinanti provenienti dagli allevamenti intensivi accelerano il riscaldamento globale, aumentando la frequenza e l’intensità di eventi climatici estremi come siccità, ondate di calore e precipitazioni intense.
- Qualità dell’Acqua e del Suolo: L’inquinamento prodotto dal letame e dai fertilizzanti, utilizzati negli allevamenti intensivi, può contaminare le acque superficiali e sotterranee. Questo fenomeno danneggia gli ecosistemi acquatici e riduce la biodiversità.
- Perdita di Biodiversità: Gli allevamenti intensivi richiedono ampie aree di terra per la produzione di foraggio, spesso a spese degli habitat naturali. Questo può causare una rilevante perdita di biodiversità, con la sostituzione degli ecosistemi locali con monocolture di foraggio.
L’equilibrio tra l’ecosistema naturale e l’allevamento intensivo
In Italia, per affrontare gli effetti delle emissioni inquinanti generate degli allevamenti intensivi, è necessario un approccio integrato che combini politiche di sviluppo sostenibile, innovazioni tecnologiche e pratiche agricole sostenibili.
È fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza e responsabilità tra produttori e consumatori per mitigare le emissioni inquinanti e proteggere l’ambiente e la salute pubblica.
Pianificare una riduzione del numero degli animali allevati e implementare metodi di gestione dei rifiuti più efficaci che consentono la produzione di biometano, sono passi essenziali per ridurre l’inquinamento atmosferico e i suoi effetti negativi.