Sono passati diciassette giorni dalla scomparsa di Katia Zei residente a Cuorgnè in provincia di Torino e avvenuta l’8 luglio 2024. Da un paio di mesi, la donna, madre di un giovane di nome Samuel, stava attraversando un forte periodo di fragilità, che potrebbe aver causato il suo allontanamento insieme ad un burnout, causato dalla sua professione di operatore socio sanitario.

La 41enne, è affetta da trombosi e ha bisogno al più presto di farmaci salvavita per tenere sotto controllo la sua malattia. Recentemente, ha perso la madre, non ha contatti con il padre, il quale abita in una zona ignota della Romania e i suoi unici referenti sono soltanto l’amica Deborah, il coinquilino con cui condivide da tempo un appartamento e il fidanzato Ivan.

Il compagno, attualmente vincolato in Patagonia, regione dell’America Meridionale, divisa Argentina e Cile non riesce a stabilire una corretta comunicazione con le forze dell’ordine. Già nel precedente appello a Tag24, aveva richiesto un intervento serio dei carabinieri, poiché a detta dell’uomo: “poco impegnati nel lavoro di ricerca”.

Abbiamo intervistato in esclusiva Ivan, estremamente preoccupato per le sorti della partner, in potenziale pericolo di vita.

Katia Zei scomparsa da Cuorgnè, in provincia di Torino. Intervista al fidanzato Ivan

Al telefono, Ivan appare rammaricato ed agitato per la scomparsa di Katia Zei. Racconta di aver parlato poche ore fa, a distanza, mediante telefonata, con le forze dell’ordine locali, a detta sua “distaccati” e poco interessati alla vicenda.

“Non hanno ancora compreso l’estrema gravità della situazione. Katia è già sparita altre volte in passato, ed è stata ritrovata dai vigili in pessime condizioni, in stato confusionale e depressa. Era solo questione di tempo prima che accadesse qualcosa di grave, come la situazione in cui ci troviamo in questo momento. Ho percepito del menefreghismo, ma potrei sbagliarmi. Avranno pensato che essendo una telefonata dall’altro capo del mondo, non fossi realmente io…”

“Perché non mi hanno contattato chiedendomi direttamente delle informazioni, invece di partire da zero con le indagini? Non capisco, perché rallentare il processo di ricerca così tanto?” e prosegue: “So tutto ciò che serve della mia partner, le persone con cui parla, da chi è benvoluta, da chi invece no”.

Ivan, partner di Katia Zei: “Mi sento preso in giro. Chi può aiutarci nelle ricerche se non i carabinieri?”

La storia prosegue ed Ivan si sente “preso in giro”, inascoltato e dopo due settimane senza alcun aggiornamento sulla vicenda, cerca di farsi forza da solo per non perdere le speranze e confida in un piccolo miracolo. Recente è il caso di Sancar Vijai, scomparso da Napoli il 12 aprile e ritrovato in vita tre mesi dopo a Roma.

Nonostante fosse affetto da una forma di schizofrenia grave e senza l’ausilio dei suoi farmaci salvavita, il 30enne è riuscito a sostentarsi con mezzi di fortuna fino al ricovero in una struttura sanitaria per accertamenti.

Ed è ciò che il partner della 41enne si augura, che dopo tutto questo silenzio qualcuno possa dire la verità, qualora ce ne ne fosse la necessità: “Come tutti, anche Katia ha un passato e nella vita tutti possiamo sbagliare. Mi auguro che non sia questo il motivo di così poco interesse nei suoi confronti. Qualsiasi sia accaduto è innanzitutto un essere umano, è una brava persona e una madre. Cosa deve pensare il figlio Samuel di tutta questa situazione? Che la mamma è stata abbandonata da chi dovrebbe aiutarla?

Ivan: “Katia non avrebbe mai mancato un appuntamento con suo figlio. Ritengo sia in pericolo”

Il figlio della 41enne non riesce più a trovare pace, non sapendo più dove si trovi la sua mamma, che nonostante tutti i problemi vissuti nella sua vita si è sempre presa cura del suo bambino.

“Katia non avrebbe mai mancato un appuntamento con suo figlio” e di questo, Ivan ne è praticamente certo: “Samuel è tutto il suo mondo e la sua ragione di vita”.

I carabinieri mi hanno detto di parlare con il maresciallo, ma non me l’hanno mai passato. Il suo atteggiamento mi ha offeso, forse perché ha un passato legato alle tossicodipendenze, non merita lo stesso trattamento degli altri? È una persona generosa, disponibile con tutti, ed io altrettanto sono una persona, sbeffeggiato e trattato con sufficienza. Dove sono le indagini?”

Il fidanzato di Katia Zei: “I suoi precedenti non devono penalizzare il lavoro d’indagine…”

Inoltre, l’agente avrebbe chiesto perché l’uomo si trovasse ancora in Patagonia con una situazione del genere in atto. Il motivo è semplice, spiega Ivan: “Sono vincolato qui per tre mesi e non posso tornare. Se non c’è una famiglia interessata al suo ritrovamento, nessuno l’aiuta? Mi assumo tutte le responsabilità delle parole dette, meritavo risposte, che non ho ricevuto. Potevano anche richiamarmi loro al momento giusto, ma nulla. Mi hanno negato tutto”

“I suoi precedenti non devono penalizzare il lavoro d’indagine. Ci vuole rispetto per la salute mentale delle persone. Chi ha sofferto di tossicodipendenza non sta di certo bene, ma ha attraversato una grande sofferenza. Lei non è mai scappata… C’è qualcosa che non va”

“Vorrei sapere se il suo conto bancario è stato toccato, da lei o da potenziali malintenzionati. Di certo non m’interessa sapere quanto ha da parte la mia compagna. Se però non ha toccato il denaro, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Come fa a sostentarsi da sola senza beni di prima necessità?”

Ivan si appella alla Prefettura di Torino e conclude: “Abbiamo bisogno del vostro aiuto, dobbiamo ritrovarla al più presto, siamo persone con sentimenti, abbiamo un’anima, non ci meritiamo un trattamento del genere da chi dovrebbe proteggerci”