Instancabili nella loro rivendicazione, le lavoratrici del marchio La Perla sono tornate ieri a manifestare davanti alla sede di via Mattei per chiedere al Tribunale di Bologna di accelerare su una decisione che sarà cruciale per la sopravvivenza dell‘azienda.
Il riferimento, in particolare, è al pronunciamento che dovrà decretare il riconoscimento o meno dell’amministrazione straordinaria – già disposta per il ramo produttivo, rappresentato da La Perla Manufacturing – anche alle altre due aziende del gruppo, permettendo così la reale ripartenza dell’attività produttiva e di vendita dei prodotti di lingerie di lusso che, a causa della speculazione finanziaria operata dal fondo Tennor, sono fuori mercato da oltre un anno.
Crisi La Perla, ieri la manifestazione delle lavoratrici bolognesi
A spiegare l’importanza di questo pronunciamento per il destino della vertenza La Perla è Stefania Pisani, segretaria generale di Filctem-Cgil Bologna che, assieme a Mariangela Occhiali (Uiltec Uil), segue dal primo giorno la battaglia delle maestranze del brand di lingerie di lusso bolognese. Raggiunta da Tag24, la sindacalista premette da quale richiesta – ancora pendente – muove la protesta attuata ieri dalle lavoratrici di La Perla:
«Il 10 maggio il Tribunale di Bologna ha riconosciuto l’amministrazione straordinaria per La Perla Manufacturing, ovvero il ramo produttivo dell’azienda.
Noi sindacati, tuttavia, avevamo chiesto che l’amministrazione straordinaria fosse riconosciuta a tutte e tre le aziende che fanno parte del gruppo italiano, includendo dunque anche La Perla Italia – che si occupa del retail – e La Perla Management, la quale copre le attività di marketing, di sviluppo del prodotto e di gestione del personale».
La Perla, i sindacati chiedono l’amministrazione straordinaria anche per il ramo Management e La Perla Italia
La disposizione dell’amministrazione straordinaria anche per La Perla Italia e La Perla Management, spiega Pisani, permetterebbe di superare la divisione fittizia esistente tra i rami operativi e riavviare, concretamente, l’attività del gruppo:
«Il riconoscimento dell’amministrazione straordinaria – da noi richiesto in subordine alla liquidazione giudiziale – è l’unico strumento del nuovo Codice della crisi che consente, già dall’origine, di affrontare la crisi in termini di tenuta occupazionale.
Il fatto che questa sia stata riconosciuta solo alla Manufacturing è un problema perché le funzioni svolte dagli altri due rami sono assolutamente correlate al mantenimento in attività di La Perla. A cosa serve la produzione, se privata delle professionalità legate alla rete vendita, allo sviluppo prodotto, al marketing?
Ecco perché per noi, se si vuole rendere sostanziale, e non solo formale, l’amministrazione straordinaria di La Perla, è fondamentale che il Tribunale riconosca questo aspetto. Non solo: abbiamo necessità che questa decisione sia presa al più presto, così da far ripartire l’attività e provare – per quanto in ritardo – a tornare sul mercato con la collezione autunno-inverno. Un’ulteriore assenza dei prodotti La Perla rischia di mandare definitivamente l’azienda fuori dal mercato, depauperando il valore del marchio».
Crisi La Perla, sindacati e lavoratrici convocati al MIMIT il 6 agosto
Il tempo per salvare La Perla, già trascorso in abbondanza durante questo duro anno di vertenza sindacale, stringe. Per questo le lavoratrici hanno organizzato ieri una protesta creativa per sollecitare l’attenzione delle Istituzioni su una crisi molto particolare, non solo per le sue implicazioni – strettamente connesse al tema della tutela del made in Italy – ma anche per le possibili modalità di risoluzione:
«Con l’iniziativa di ieri abbiamo ribadito le nostre preoccupazioni e siamo riuscite ad ottenere un incontro con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove saremo ricevute il 6 agosto e dove ribadiremo, ancora una volta, la nostra intenzione di non fermarci finché non avremo ottenuto l’amministrazione straordinaria per tutti e tre i rami produttivi.
L’incontro con il ministero sarà poi l’occasione per importanti chiarimenti. Voglio ricordare, infatti, che in questa vertenza c’è anche il tema del fallimento transfrontaliero, post – Brexit, e dunque della normativa inglese collegata alla liquidazione dell’azienda La Perla Management Uk, la quale è depositaria del marchio.
Si tratta di un punto cruciale: il marchio e il know-how delle lavoratrici non possono essere separati. Se questo avvenisse, saremmo di fronte all’ennesima – e finale – speculazione finanziaria».
Crisi La Perla, come la Brexit rende la risoluzione della vertenza ancor più complicata
Il carattere internazionale della vertenza La Perla – acquisita, ricordiamo, nel 2018 dal fondo Tennor e dallo stesso abbandonata per ragioni di speculazione – rende la risoluzione della crisi ancor più complicata, come spiega bene Pisani:
«Quello che si sta cercando di ottenere è il cosiddetto protocollo, il quale sarebbe un caso unico rispetto all’Italia. Il fine di questo protocollo è provare a raccordare la parti – dunque la liquidazione italiana e quella inglese – su come dividersi gli introiti degli asset e quindi tutelare i creditori che sono collegati alle procedure aperte in Italia e nel Regno Unito.
La discussione su questo protocollo è aperta da mesi, ma ancora non è stata trovata una quadra. Trattandosi di un atto endoprocessuale, tuttavia, noi sindacati attendiamo da spettatori a questa partita assolutamente strategica dato che, se non si troverà un accordo sul protocollo, il rischio è quello di dover ricorrere a un arbitrato internazionale, con tempi lunghissimi che potrebbero davvero essere fatali».
Vertenza La Perla, la protesta delle lavoratrici a Bologna con lettini e sdraio
Tempi fatali non solo per il destino di un brand che ha reso celebre il made in Italy in tutto il mondo, ma anche per le stesse lavoratrici, rimaste senza retribuzione da ottobre 2023 e ora in cassa integrazione a zero ore:
«Da subito abbiamo sottolineato che la cassa integrazione è utile alle lavoratrici per attraversare questo momento. Tuttavia nessuno si illuda: il nostro obiettivo è lavorare e non ricevere assistenza, data peraltro l’enorme professionalità nelle mani di queste donne.
Per questo ieri abbiamo voluto protestare – con la nostra modalità caparbia ma anche artistica e ironica – parafrasando il senso della rigenerazione che ha l’istituto delle ferie per chi lavora. Per le lavoratici di La Perla la rigenerazione è invece tornare a lavoro dopo questo lungo e ingiusto stop: ecco perché abbiamo voluto simbolicamente portare la spiaggia sotto l’azienda».
La Perla, il messaggio delle lavoratrici: “Lavoro portato via da chi è arrivato in Jet”
Una manifestazione, quella organizzata dalle lavoratrici di La Perla di ieri, partecipata anche da diversi esponenti politici, tra cui Vincenzo Colla, assessore allo sviluppo economico dell’Emilia Romagna, e il candidato presidente alla regione per il Partito democratico, Michele De Pascale:
«Ci ha fatto piacere ci fossero diversi esponenti politici delle coalizioni civiche e progressiste del territorio. La battaglia di La Perla, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è una partita che riguarda il tessuto produttivo della nostra società e va oltre il destino delle singole lavoratrici. Il fatto che queste maestranze non possano trasferire alle nuove generazioni le loro competenze è uno scempio.
La nostra è una battaglia di civiltà contro la prepotenza della finanza sull’economia reale. Ieri una lavoratrice di La Perla, interrogata da un giornalista, ha sottolineato come spesso si parli degli immigrati che arrivano sui barconi per rubare il lavoro agli italiani. Peccato che qui a Bologna il patrimonio di La Perla sia stato rubato da qualcuno arrivato in jet. Non ci rassegneremo a questa prepotenza».