Il 28 luglio di un anno fa uccise a colpi d’accetta la vicina di casa Mara Fait, di 63 anni, davanti agli occhi della madre anziana: ecco chi è Ilir Zyba Shehi. Ieri, 24 luglio 2024, i giudici del tribunale di Rovereto, al termine del processo con rito abbreviato che l’ha visto imputato per omicidio, lo hanno condannato a 12 anni di reclusione.

Chi è Ilir Zyba Shehi? Il 48enne condannato a 12 anni per l’omicidio di Mara Fait

Lo scorso febbraio, nel rigettare l’istanza di scarcerazione presentata dai suoi avvocati, i giudici del tribunale del Riesame lo avevano definito “incontrollabile”, “pericoloso”: Ilir Zyba Shehi, l’operaio di origini albanesi che lo scorso luglio ha ucciso la vicina di casa Mara Fait a Noriglio, una frazione del comune di Rovereto, è stato ora condannato a 12 anni di reclusione.

L’accusa gli aveva contestato l’aggravante dei futili motivi, che alla fine è stata esclusa: per questo il 48enne ha avuto accesso al rito abbreviato e al conseguente sconto di un terzo della pena. Le motivazioni saranno rese note entro 90 giorni. Stando a quanto riporta Rai News, i giudici avrebbero però considerato – nell’emettere la sentenza – i precedenti che c’erano stati tra lui e la vittima, riconoscendogli le attenuanti generiche.

Sembra che litigassero in continuazione: il 48enne, che in passato era stato un affittuario della donna – che nella palazzina di via Fontana diventata teatro del suo omicidio, possedeva anche altri appartamenti – era diventato aggressivo al punto di spingere la 63enne a presentarsi ai carabinieri per denunciarlo.

La ricostruzione dell’omicidio di Noriglio, a Rovereto

Preoccupata, Fait aveva anche chiesto che fosse attivato nei suoi confronti il “codice rosso“. Il suo caso, però, non era stato ritenuto “urgente” ed era stato tralasciato. Poi, la tragedia. Il 28 luglio, il 48enne aveva aspettato che la 63enne rincasasse da una passeggiata e, da una siepe, l’aveva colta di sorpresa e aggredita con un’accetta.

Insieme a lei c’era la madre anziana, che non aveva potuto far niente per evitare il peggio. Il figlio, in casa al momento dei fatti, aveva sentito le urla: quando si era affacciato per capire cosa stesse succedendo ed era sceso in strada, per lei non c’era già più niente da fare.

Il suo assassino, intanto, si era dato alla fuga, presentandosi spontaneamente in caserma e raccontando tutto. Sottoposto a una perizia psichiatrica, è stato dichiarato capace di intendere e di volere. In carcere dovrà trascorrere 12 anni, forse meno, se, per buona condotta, beneficierà di sconti.

Il caso di Iris Setti

L’omicidio di Mara Fait anticipò di qualche settimana quello di Iris Setti, la pensionata di 61 anni che fu aggredita a morte da un 40enne senza fissa dimora nel parco Nikolajevka di Rovereto. Erano da poco passate le 22 del 5 agosto: la donna, dopo aver assistito a domicilio la madre malata, stava facendo ritorno a casa quando, all’improvviso, era stata bloccata, alle spalle, dal 40enne, che ne aveva abusato.

Era riuscita a divincolarsi. Poi lui l’aveva presa a calci e pugni e a sassate, lasciandola a terra inerme. Quando era stata soccorsa le sue condizioni erano gravissime: poche ore dopo si era spenta all’ospedale di Trento. Il suo aggressore era stato rintracciato nei pressi del parco e arrestato: portava un anello che aveva sfilato dal dito della sua vittima. Sembra che si fosse già macchiato di altre aggressioni: avrebbe potuto essere fermato, come l’assassino della 63enne di Noriglio.