Giovanni Barreca sarà sottoposto a una perizia psichiatrica. Lo ha deciso la Procura di Termini Imerese, avanzando al gip una richiesta di incidente probatorio. L’obiettivo è valutare se fosse capace di intendere e di volere quando – lo scorso febbraio – uccise la moglie Antonella Salamone i due figli Kevin ed Emmanuel nel corso di un esorcismo.
Strage di Altavilla Milicia, cosa ha fatto Giovanni Barreca? Proseguono le indagini
Le indagini su quanto accaduto all’interno della villetta in cui il 54enne e i suoi familiari vivevano, ad Altavilla Milicia, fuori Palermo, proseguono serrate. In carcere, per il momento, sono finiti in quattro: oltre a Giovanni Barreca, reo confesso, anche la figlia 17enne Miriam e i due amici di famiglia Sabrina Fina e Massimo Carandente.
Persone che il muratore avrebbe conosciuto negli ambienti evangelici e avrebbe poi iniziato a frequentare privatamente per pregare. L’ipotesi dell’accusa è che abbiano preso parte al massacro, torturando fino alla morte Antonella Salamone, di 41 anni, e i due figli Kevin ed Emmanuel, di 16 e 5 anni, nel corso di un esorcismo.
Pensavano che fossero posseduti dal demonio, “maledetti”, come gli oggetti che avevano toccato, rinvenuti in giardino, bruciati, accanto ai resti del corpo della donna: tazze e tazzine, utensili, bomboniere. Il ritrovamento risale allo scorso febbraio. A dare l’allarme era stato lo stesso Barreca.
“Ho ucciso tutta la mia famiglia, venite a prendermi, vi aspetto a Casteldaccia”, aveva dichiarato in una telefonata al 112. Quando i militari erano arrivati sul luogo della strage per capire se avesse detto loro la verità, avevano trovato i cadaveri dei due figli. La sorella, Miriam, era nella sua stanza, in apparente stato confusionale. Si era subito pensato che potesse essere stata drogata e costretta ad assistere agli omicidi. Ma, interrogata, aveva ammesso: “Li ho uccisi anche io“.
Il racconto del massacro da parte della figlia 17enne di Barreca
Le torture fisiche sono iniziate l’ultima settimana da quando i ragazzini non sono più andati a scuola. La madre è stata uccisa prima, forse, perché si sarebbe opposta alle torture ai propri figli,
aveva spiegato, nel corso di una conferenza stampa, il sostituto procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio, rivelando per la prima volta i dettagli del terribile racconto reso dalla minorenne arrestata. “Il padre”, aveva aggiunto riferendosi al 54enne, “è un soggetto che da anni vive in un delirio mistico dominato da una fanaticità religiosa che pesa molto sui figli”.
Finora non ha mai mostrato segni di pentimento, come la 17enne, che agli inquirenti, anzi, avrebbe detto: “Rifarei tutto, dovevamo liberarli dal demonio”. Erano convinti che fossero pericolosi. Che andassero “purificati”. A convincerli, forse, anche Fina e Carandente, che però si sono sempre proclamati innocenti. Se stiano dicendo la verità lo chiariranno gli accertamenti in corso.
Di certo, sia nei giorni che precedettero la morte di Antonella e dei figli che nel corso degli omicidi, né loro né gli altri presenti fecero niente per aiutarli: Miriam, che aveva avuto in custodia i loro telefoni cellulari, avrebbe potuto allertare le autorità, come la madre in effetti le chiese di fare, ma si preoccupò solo di mantenersi in contatto con le amiche.
Era stata plagiata dal padre. Ora entrambi sono detenuti. E per l’uomo – già trasferito per motivi di sicurezza dal carcere di Palermo a quello di Enna, secondo il suo avvocato “ingiustamente” – si avvicina il momento di una perizia.