Da quanto tempo non piove su buona parte dell’Italia? Fino a quando farà così caldo? Le ultime previsioni dicono che le temperature record non lasceranno l’Italia almeno fino al 10 agosto. Ma queste, evidentemente, sono domande che si sono posti anche Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, i leader di Alleanza Verdi Sinistra: oggi, 24 luglio, hanno improvvisato un flash mob davanti Palazzo Chigi al fine di ricordare al Governo Meloni che il cambiamento climatico deve essere inteso come una assoluta priorità con i fatti, non solo, secondo il loro punto di vista, a chiacchiere. Anche perché la siccità causa sempre più danni.

Da quanto tempo non piove? Fino a quando farà caldo? Lo studio di meteo.it con i dati shock sulle temperature delle città italiane

Proprio oggi, il Corriere della Sera ha pubblicato uno studio de ilmeteo.it da cui si evince, grazie ai dati raccolti dal primo gennaio 1985 al 31 dicembre 2023, che in Italia fa sempre più caldo, con una vera e propria impennata negli ultimi cinque anni. Il capoluogo che ha fatto registrare il maggior aumento della temperatura media annuale è Rieti (da 13 a oltre 17 gradi). Dietro la città laziale, ci sono Forlì, Reggio Emilia, Cuneo e Parma. E le grandi città? Torino è quella che si è surriscaldata di più, aumentando la temperatura media di 2,2 gradi e passando da 12,8 a 15 gradi. Milano ha fatto un balzo di 1,9 gradi, Roma di 1,8, Napoli e Firenze di 1,3. Sempre secondo lo studio di ilmeteo.it, poi, il mese più anomalo è giugno: l’estate inizia sempre prima e, ormai, dura fino a quasi novembre. Prova ne sia anche il numero di notti tropicali: a Bergamo, da che erano 8 in media ora sono ben 62. A Milano si è passati da 21 a 71. A Roma da 51 a 84. A Napoli da 48 a 93: significa che per tutti quei giorni le temperature non scendono mai sotto i 20 gradi. L’altra faccia della medaglia è che il gelo (e l’inverno) sono quasi spariti. I giorni con la colonnina di mercurio sotto lo zero, a Milano sono passati da 47 a 14; a Roma da 25 a 1.

Il flash mob di Fratoianni e Bonelli

Evidentemente, questo studio è stato letto da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra. Tant’è che questa mattina, come dimostrano le immagini di Tag24.it, hanno improvvisato un flash mob davanti Palazzo Chigi annunciando una videoinchiesta sul tema che gireranno in tutt’Italia e chiedendo un incontro alla Meloni per porre l’accento sul cambiamento climatico. Con tanto di cartelli su cui si leggeva “Emergenza siccità, il Governo che fa?”, i due leader hanno rilanciato la loro storica battaglia ambientalista. Bonelli mettendola così:

“Siamo qui per ricordare a Giorgia Meloni che la crisi climatica non è un fatto ideologico, ma una drammatica realtà. In Sicilia non c’è acqua: gli agricoltori sono costretti ad estirpare vigneti e agrumeti, ad abbattere i loro animali perché non ce n’è. Ma, di fronte a questo disastro, la premier resta in silenzio. Una cosa inaccettabile, come è inaccettabile il fatto che l’acqua negli invasi venga gettata a mare perché non ci sono i collaudi”

Per Bonelli, poi, si rileva una contraddizione:

“Il Governo va velocissimo sul Ponte sullo Stretto, però lascia in ginocchio il Sud con centinaia di imprese agricole che stanno chiudendo”

Ma tant’è: detto che ci sono studi, rilanciati dalla società Stretto di Messina, secondo cui il ponte, in sostituzione della navigazione a bordo delle navi traghetto, favorirebbe una drastica riduzione dei livelli di inquinamento (una diminuzione del 94% delle emissioni di Co2, del 72,54% di Co, del 96,16% di Nox, dell’82,58% di Pm, del 99,94% di So2 e del 79,72% di Thc), evidentemente, l’una cosa non esclude l’altra.

Quanto a Nicola Fratoianni, ha preferito continuare così:

“La crisi climatica non la vedono solo i climafreghisti. Ma questa crisi è soprattutto una crisi sociale. E, a fronte di questo, il Governo sposta 3,5 miliardi di euro dal fondo ambiente a una fantomatica cabina di regia del Piano Mattei”

Ma il Piano Mattei che cos’è? E’ la strategia complessiva che l’Italia mette in campo per governare le relazioni con i Paesi africani, i primi a essere colpiti, anche tramite le consequenziali migrazioni, dalla crisi ambientale. Come dire: in fondo, tutto si tiene.