Resta in carcere il 43enne Igor Sollai, accusato di aver ucciso la moglie Francesca Deidda a San Sperate, in provincia di Cagliari: oggi, 24 luglio 2024, i giudici del tribunale del Riesame hanno rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dai suoi avvocati difensori. Le motivazioni saranno rese note entro 45 giorni.

Cos’è successo a Francesca Deidda? La ricostruzione, dalla scomparsa al rigetto della richiesta di scarcerazione del marito

L’uomo si trova in carcere a Uta dallo scorso 5 luglio con l’accusa di omicidio volontario aggravato e di occultamento di cadavere: secondo la Procura avrebbe ucciso la moglie Francesca Deidda e ne avrebbe nascosto il corpo – trovato senza vita a diversi mesi dalla sua scomparsa -, tentando anche di depistare le indagini.

I suoi avvocati difensori, Carlo Demurtas e Laura Pirarba, avevano chiesto ai giudici di scarcerarlo. Stamattina è arrivata la risposta: un secco no da parte del tribunale del Riesame, che entro 45 giorni a partire da oggi dovrà ora motivare la sua scelta. Ad avere un peso, sicuramente, gli indizi di colpevolezza raccolti finora a carico dell’uomo, che invece si proclama innocente.

“È provato, ma è lucido e ha risposto a tutte le domande”, avevano detto i suoi legali all’Ansa al termine dell’interrogatorio a cui, lo scorso 18 luglio, gli inquirenti lo hanno sottoposto. Precedentemente si era avvalso della facoltà di non rispondere.

Il corpo della 42enne ritrovato all’interno di un borsone

Era stata sempre l’Ansa a parlare della presunta relazione che l’uomo, di professione autotrasportatore, avrebbe avviato con un’altra donna prima che la moglie sparisse. Ad incastrarlo ci sarebbe, non da ultimo, il fatto che – a quanto pare – abbia utilizzato il suo telefono cellulare per sostituirsi a lei, fingendo, con amici e parenti, che si fosse allontanata volontariamente per un periodo di riflessione, in previsione di una separazione.

In realtà era morta: il suo cadavere era stato abbandonato, all’interno di un borsone nero, vicino ai suoi effetti personali, lungo la 125, nelle campagne tra Sinnai e San Vito, a poca distanza dall’ultimo luogo in cui era stata avvistata a maggio. Lavorava per il call center di una società finanziaria: stando a quanto ricostruito finora, il marito avrebbe inviato al suo datore di lavoro una mail di licenziamento a sua firma.

Circostanza che avrebbe insospettito i colleghi, incapaci di credere che da un momento all’altro, nonostante amasse il suo impiego, la donna lo avesse lasciato senza dare particolari spiegazioni. Gli elementi da chiarire circa la sua morte sono ancora molti. Nella giornati di domani i carabinieri del Ris dovrebbero tornare nella sua abitazione per nuovi rilievi.

L’ennesimo femminicidio

I comportamenti di Igor Sollai ricorderanno a molti quelli di Andrea Favero, il camionista di 39 anni finito in carcere per l’omicidio della moglie Giada Zanola, trovata morta ai piedi di un cavalcavia dell’A4 nei pressi di Vigonza, nel Padovano, lo scorso 29 maggio.

L’accusa è convinta che l’uomo – incapace di accettare la decisione della donna, madre di suo figlio, di lasciarlo e di costruirsi una nuova vita – l’abbia prima drogata e poi trascinata a ridosso della ringhiera del sovrapassaggio, gettandola nel vuoto mentre lei era inerme. Subito dopo sarebbe rientrato e si sarebbe messo a dormire.

Verso le 7, per depistare le indagini, avrebbe inviato alla vittima il seguente messaggio: “Sei andata al lavoro? Non ci hai nemmeno salutato!”. Voleva far credere a chi avrebbe trovato il suo corpo, iniziando ad indagare, che fosse uscita di notte e si fosse suicidata. Nessuno, però, gli ha creduto.