È stato condannato a 15 anni e 8 mesi di carcere per l’omicidio della cugina Stefania Rota, consumatosi a Mapello, in provincia di Bergamo, l’11 febbraio del 2023: ecco chi è Ivan Perico e perché la sentenza emessa nei suoi confronti dai giudici della Corte d’Assise ha deluso i familiari della vittima.

Chi è Ivan Perico, condannato per l’omicidio della cugina Stefania Rota a Mapello

Perico era stato arrestato a più di tre mesi dall’omicidio della cugina e, in sede di interrogatorio, aveva ammesso subito le sue responsabilità, spiegando di aver colpito la donna – che era sua vicina di casa – con un batticarne. La pm Letizia Ruggeri – divenuta famosa per il caso Yara – aveva chiesto di condannarlo a 15 anni e 6 mesi, contestandogli l’aggravante dei motivi abietti.

I giudici della Corte d’Assise di Bergamo gli hanno riconosciuto, alla fine, le attenuanti generiche e, facendo cadere l’unica aggravante contestatagli, permettondogli di accedere al rito abbreviato e di beneficiare del conseguente sconto di un terzo della pena, lo hanno condannato a 15 anni e 8 mesi di carcere. Una scelta che ha lasciato perplessi i familiari della vittima.

Sono abbastanza deluso […]. Siamo in presenza di una persona, di un uomo, che ha ucciso una donna dentro casa sua, con violenza, usando un batticarne; un uomo che per tre mesi non ha confessato e che inoltre ha cercato di sviare le indagini,

ha dichiarato uno di loro ai microfoni di BergamoNews. Il riferimento è al fatto che, subito dopo il delitto, Perico, che lavorava come agente di commercio, tentò di sviare i sospetti su di lui – non solo spostando l’auto di Stefania – ma anche raccontando alle amiche e alle parenti che la cercavano che era al mare per assistere un anziano.

La ricostruzione del delitto, dagli esordi al ritrovamento del corpo

Il corpo della donna, di 62, fu trovato solo due mesi e mezzo dopo l’omicidio, nell’aprile del 2023, quando vigili del fuoco e polizia, allertati da alcuni conoscenti, preoccupati per la sua prolungata assenza, avevano sfondato la porta d’ingresso della sua abitazione.

I sospetti, a quel punto, si erano concentrati subito su Perico. Sembra infatti che i due si sentissero quotidianamente e che l’uomo, tutto ad un tratto, avesse smesso di inviarle messaggi e di chiamarla (come se sapesse che era morta). Stando a quanto ricostruito nel corso del processo che si è concluso con la sua condanna, la sera del delitto, quella dell’11 febbraio 2023, Stefania lo avrebbe chiamato perché aveva un problema con la tv e al culmine di una lite lui le avrebbe sfondato la testa.

Avevano avuto dei dissidi legati a un capannone che si trovava nel mezzo dei terreni di rispettiva proprietà: Perico pensava erroneamente che la cugina – che aveva ricevuto tutto in eredità dai genitori – gli avesse furbescamente sottratto dei metri quadrati dell’immobile e, risentito, aveva addirittura dato fuoco allo studio del geometra che si era occupato della pratica della donna (episodio su cui sarebbe già stato raggiunto un accordo tra le parti).

Gli esperti che lo hanno visitato in carcere lo hanno giudicato pienamente capace di intendere e di volere e non socialmente pericoloso, ritenendo però che sia affetto da “un disturbo della personalità di tipo narcisistico a tratti istrionico”. In un suo diario Stefania, riferendosi a lui, aveva scritto: “Attenta, Ste, a Ivano… ma questo lo sai già”. Chissà che non si aspettasse una deriva da parte sua.