Produzione Apple Studios per “Fly Me to the Moon”, la nuova commedia romantica con Scarlett Johansson e Channing Tatum che rivisita la storia dell’Apollo 11. Uscito lo scorso 11 luglio nei principali cinema italiani, attualmente vanta oltre 40.550,00 euro di incassi.
“Fly Me to the Moon”, recensione
È il 1969 e gli Stati Uniti si preparano a sbarcare sulla luna. La missione della Nasa “Apollo 11” è un sogno che si appresta a divenire realtà. Ma l’attenzione del popolo statunitense è ben lontana dall’interessarsi alle questioni dello spazio: sono gli anni più crudi della guerra in Vietnam e la gente è stanca. Diversi gruppi di rivolta pacifista iniziano a radunarsi tra i vari Paesi, le atrocità inflitte ai civili vietnamiti e i soldati caduti in battaglia rappresentano un peso gravoso che la coscienza collettiva non è più disposta a sopportare. Finanche gli stessi politici hanno perso l’interesse per la Nasa e lo sbarco sulla luna non viene esattamente visto come una priorità governativa, ritenendolo una frivolezza non necessaria per l’America. Inoltre il triste fallimento dell’Apollo 1 nel ‘67, che ha fatto perdere la vita ai tre astronauti Chaffee, White e Grissom durante un’esercitazione, ha ulteriormente allontanano i consensi della gente. Eppure il presidente Nixon è intenzionato a portare a termine questa nuova missione: vuole battere i russi sul tempo, arrivando per primo sul suolo lunare.
Sarà per questo che incaricherà Moe Berkus (Woody Harrelson), suo misterioso braccio destro dedito a risolvere gli affari presidenziali più “torbidi”, di ingaggiare la spietata regina del marketing Kelly Jones (Scarlett Johansson) per riuscire a vendere al meglio la Nasa all’opinione pubblica. Kelly è una giovane donna single, bella e dannatamente scaltra, che sarebbe letteralmente capace di vendere il ghiaccio agli eschimesi. Questa per lei è una sfida troppo accattivante per non essere colta. Così che, senza pensarci troppo, si trasferirà da New York alla Florida iniziando da subito a lavorare per rendere gli uomini della Nasa delle specie di pop star alla maniera dei Beatles. E incredibilmente ci riuscirà: tra escamotage e finte interviste con attori professionisti, sarà in grado di accaparrarsi l’attenzione degli americani che cominceranno a sognare, in trepidante attesa, di vedere finalmente il primo uomo sulla luna. Dalle copertine delle riviste ai cartoni dei cereali della Kellogg’s: gli astronauti Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin, assegnati alla missione, che il 20 luglio verranno lanciati in orbita, si ritroveranno letteralmente ovunque diventando dei sex symbol per le donne, dei modelli a cui ispirarsi per gli uomini, e dei supereroi per i bambini.
Tutto sembrerà procedere per il meglio fatta eccezione per Cole Davis (Channing Tatum), direttore del programma di lancio, che essendo un purista e ritenendo l’astronomia un qualche cosa di sacro e inviolabile, non vedrà di buon occhio quelle strategie di vendita che secondo lui ridicolizzano la sua più grande passione e il suo unico scopo nella vita. Davis ha dedicato l’intera esistenza a quel mestiere e si porta sulla coscienza il peso della morte dei tre astronauti morti nell’esercitazione dell’Apollo 1, che ai tempi del fatto erano sotto la sua responsabilità. Questo lo porterà a detestare tutti i cambiamenti che la Jones gli imporrà, ma allo stesso tempo ne sarà irresistibilmente attratto e per lui sarà davvero difficile non capitolare dinnanzi alla bellezza e alla grande intelligenza di lei. I due avvicinandosi troveranno una grande intesa, scoprendo un’alchimia particolare nelle loro vite solitarie. Ed è proprio per questo che quando Moe Berkus chiederà a Kelly Davis di preparare un set cinematografico per simulare l’allunaggio da mandare in onda sulle tv nazionali, in caso la missione fallisse, sarà per lei estremamente difficile affrontare questa ulteriore prova. Accettare adempiendo al compito e mentire a Davis, tenendoglielo nascosto, o rifiutare mettendo al corrente il suo spasimante?
“Fly Me to the Moon”, critica
Uscito lo scorso 11 luglio nelle principali sale italiane, “Fly Me to the Moon” è la nuova commedia firmata dal regista Greg Berlanti. Con Scarlett Johansson e Channing Tatum nei ruoli dei protagonisti, questa è una storia romantica che si ispira alle vicende realmente accadute dello sbarco sulla Luna. Il personaggio di Cole Davis, ad esempio, è realmente esistito: si chiamava Deke Slayton. Per questo film, che originariamente doveva chiamarsi “Project Artemis”, gli Apple Studios avevano scelto Jason Bateman come regista, che però nel 2022 dopo soli tre mesi abbandonò la produzione per divergenze artistiche. Fu poi scelto Berlanti al suo posto. Tali ritardi nelle riprese portarono Chris Evans, inizialmente scelto per la parte di Cole Davis, a lasciare il cast e fu quindi sostituito da Tatum.
La pellicola fa riferimento alla leggenda metropolitana che indica le riprese in diretta dello sbarco sulla luna come, in realtà, un falso girato niente di meno che da Kubrick. Non so se la colpa sia da attribuire alla produzione Apple, più adatta alle miniserie che ai lungometraggi, o alla regia di poco spessore di Greg Berlanti, ma già dopo la prima mezz’ora mi è apparso chiaro perché il film è uscito nelle sale a luglio inoltrato. Tanto per cominciare è eccessivamente lungo: 130 minuti per una commedia romantica leggera sono davvero troppi. Molte scene potevano essere tagliate, la comicità non sempre mantiene il ritmo scadendo nel ridicolo più che rimanere nel divertente. Alcuni punti li ho trovati decisamente troppo lenti e superflui.
È un film di cui sentivamo la necessità? No, affatto. Non toglie e non aggiunge nulla alla storia del cinema. Non posso dire che sia del tutto inguardabile, ma non lo trovo un lavoro riuscito. Chiaramente ottima la recitazione della Johansson, ma questo non basta a reggere un’intera commedia. Per concludere, superata la noia e le parti smielate, per me è un film adatto esclusivamente ai torridi pomeriggi estivi quando fa troppo caldo per starsene in giro. Niente di più. Due virgola otto stelle su cinque.