Tadej Pogacar non ha vinto, ma ha stravinto il Tour de France, edizione 2024. Lo sloveno ha dimostrato ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, di avere una marcia in più e sulle due salite decisive ha fatto il vuoto dietro di sè. Vingegaard ed Evenepoel hanno provato a stargli dietro e fino a un certo punto sembravano poterci riuscire, ma alla fine la loro grande prestazione è servita a poco, se non a sottolineare, con enorme sorpresa di tutti, la grande condizione fisica del danese, nonostante la caduta di pochi mesi fa e la conseguente operazione. Niente da fare per i pochi italiani in gara e soprattutto per Ciccone, che finisce fuori dalla top 10 dopo la crono finale. Dunque chi ha vinto il Tour de France 2024? L’ex ciclista Claudio Chiappucci, in esclusiva a Tag24, incorona il fenomeno Pogacar.
Chi ha vinto il Tour de France 2024? Chiappucci incorona Pogacar
D: Pogacar trionfa al Tour de France, dimostrando di essere un campione straordinario, era quello che si aspettava?
R: Che vincesse il Tour era nelle previsioni, soprattutto perché ha alle spalle una squadra molto forte. Quello che non mi aspettavo è che lui riuscisse a battere uno dopo l’altro tutti i record, invece li ha disintegrati. Questo è qualcosa che va addirittura al di là.
D: In questo momento è di un livello superiore rispetto a tutti gli altri e non ha rivali?
R: Ci sono anche altri corridori che hanno battuto i record prima di lui, ma lui è nettamente superiore. Ha una caratteristica particolare, fa di ogni corsa un risultato straordinario. Ci sono anche i momenti di difficoltà, le crisi, che possono essere passeggeri o più importanti, ma lui non ha mai dimostrato segni di cedimento e anzi, ha scalato sempre, fino alla fine. Questo è ciò che sanciscono le ultime vittorie che ha fatto.
D: C’è stata un’altra bella sorpresa, ovvero lo stato fisico di Vingegaard. Immaginava che potesse essere già a questo livello?
R: Non pensavo che potesse fare ciò che poi ha effettivamente fatto. Prima del Tour ero scettico e non sapevo se alla partenza si sarebbe presentato come un bluff o fuori condizione. Invece è stata una via di mezzo, è arrivato forte e pimpante sin dall’inizio e anche lui non ha mai dato segni di cedimento. Aveva avuto una caduta pesante e aveva toccato i polmoni. Non c’è nulla di banale perché là respirazione nel ciclismo è fondamentale. Se pensiamo a quel che ha fatto, è davvero tanta roba.
D: Nell’immediato futuro continuerà ad essere lotta a due?
R: Non so quanto sarà lungo questo futuro, ma attualmente sono completamente superiori agli altri, che li vedono solo quando passano. Il terzo è forse Evenpool, perché è più giovane di loro e ha l’opportunità di crescere ancora. Dopo quello che ha fatto vedere in questo Tour, si attesta come uno di quelli che potrà mettere i bastoni tra le ruote a questi campioni, in futuro.
Il ciclismo in Italia
D: Andiamo alle note dolenti, risultati negativi per i correttori italiani. C’è un buco vero e proprio?
R: Già avevamo pochi italiani in corsa, nessuna squadra, e quelli che hanno partecipato non sono riusciti ad essere all’altezza. Ci si aspettava di più da Ciccone ovviamente, ma anche lui ha dimostrato di far fatica a fare classifica ai grandi giri. Ha una grossa mancanza a cronometro e trova uomini superiori in salita. Mi aspettavo una gara pazza, avrebbe dovuto guardare meno la classifica e puntare a una maglia a pois, come lo scorso anno. Purtroppo però non è andata così.
D: Il problema è che guardando al futuro non ci sono atleti su cui riporre tutte le nostre aspettative, è così?
R: Non ne abbiamo e non so fino a quando non ne avremo. Purtroppo stiamo vivendo un momento complicato, in cui non riusciamo a trovare atleti che possono mantenere quel ritmo nella corsa a tappe. Nelle competizioni di un giorno possiamo ancora essere all’altezza e tornare competitivi, ma per il resto siamo molto lontani.
D: È un peccato, specie per un Tour partito per la prima volta nella storia dell’Italia. Cosa ha rappresentato questo per il ciclismo?
R: Evento secolare, mondiale, unico nel suo genere e che non si ripeterà più. Il Tour che parte dall’Italia ha dato una grande immagine rispetto a questo sport e si è visto anche sul movimento. Ha smosso molto e avvicinerà tanti atleti. La curiosità la vediamo anche quando arriva il Giro, ma con il Tour si sono avvicinate molte più persone. Tutti volevano essere presenti e mi auguro che abbiano capito cos’è davvero questa macchina da guerra.