Antitrust ha avviato un’istruttoria su Google: cosa sta accadendo? Google nel mirino dell’Authority che ha deciso di avviare un procedimento istruttorio riguardante l’inoltro della richiesta di consenso al “collegamento” dei servizi offerti agli utenti.

Secondo una nota pubblicata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato la richiesta di consenso inviata da Google agli utenti non fornisce informazioni importanti in merito all’effetto che il consenso produce sull’utilizzo dei dati personali degli utenti da parte del colosso di Mountain View.

Antitrust avvia istruttoria su Google: perché?

Dopo essere stato nel mirino del Fisco italiano, Google è finito al centro di un procedimento istruttorio da parte dell’Antitrust in merito al consenso richiesto sui servizi collegati offerti all’utenza. Non solo Google è finito sotto il mirino dell’authority, ma anche la capogruppo Alphabet. Il procedimento istruttorio è stato avviato dall’Antitrust in quanto il colosso potrebbe aver messo in atto una pratica commerciale scorretta ed ingannevole per gli utenti.

La pratica scorretta sarebbe stata accompagnata da un’informativa incompleta, lacunosa ed ingannevole. Ciò avrebbe potuto influenzare la scelta sul rilascio del consenso. Secondo quanto spiegato dall’Antitrust la richiesta sembrerebbe non fornire informazioni importanti o le fornirebbe in modo lacunoso o impreciso. Il consenso avrebbe effetti determinanti sull’utilizzo da parte di Google dei dati personali degli utenti. Stesse problematiche esisterebbero riguardo alla quantità ed alla varietà dei servizi offerti da Google.

Per l’Antitrust, il colosso di Mountain View utilizzerebbe modalità di presentazione e tecniche della richiesta di consenso, che potrebbero influenzare la libertà di scelta dell’utente medio. Il consumatore finale sarebbe portato ad assumere una decisione commerciale che non avrebbe adottato. L’utente medio, secondo Antitrust, sarebbe indotto a prendere una decisione commerciale che non avrebbe mai preso: in questo modo acconsente all’utilizzo combinato dei dati personali.

Istruttoria su Google: la reazione del Codacons

L’avvio del procedimento istruttorio da parte dell’Antitrust nei confronti di Google sull’inoltro della richiesta di consenso agli utenti ha scatenato la soddisfazione da parte del Codacons. L’associazione dei consumatori ha ribadito in una nota che ancora una volta i colossi del web sono al centro delle indagini dell’Antitrust per le possibili violazioni dei diritti dei clienti e per le pratiche scorrette in tema di utilizzo dei dati personali degli utenti. I dati degli utenti sono rilevanti ai fini di marketing in quanto consentono la profilazione, la promozione e la vendita di prodotti e di servizi.

I dati degli utenti hanno un grande valore dal punto di vista economico e, troppo spesso, i colossi li raccolgono senza fornire indicazioni adeguate agli utenti. Codacons ribadisce che le informazioni sul consenso all’utilizzo dei dati personali devono essere trasparenti e chiare. Gli utenti devono essere in grado di conoscere chi e la modalità di utilizzo dei dati: ciò consente all’utente medio di compiere scelte consapevoli e ragionate.

Antitrust avvia istruttoria su Google: i “precedenti”

Qualche mese fa il colosso tecnologico di Mountain View ha dovuto patteggiare in conseguenza di una class action risalente al 2020, che accusava Google di aver violato le regole sulla privacy negli USA. Google ha accettato di eliminare miliardi di dati che contengono informazioni raccolte da oltre 135 milioni di utenti che negli Stati Uniti d’America navigano sulla rete Internet attraverso Chrome. I dettagli sull’intesa raggiunta sono contenuti in un documento emesso dal Tribunale. Google era accusato di tracciare sulla rete l’attività degli utenti di Chrome.

Già nel 2022 Antitrust aveva avviato un’istruttoria su Google per abuso di posizione dominante in violazione dell’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’UE. Antitrust ha sottolineato che il colosso avrebbe detenuto una posizione dominante in differenti mercati, che permettono di acquisire grandi quantità di dati attraverso Gmail, Android e Google Maps. Il gigante avrebbe impedito l’interoperabilità nella condivisione dei dati con altre piattaforme. Il comportamento contestato determina una restrizione della concorrenza in quanto limita la capacità degli operatori alternativi a Google di sviluppare forme di utilizzo dei dati personali.