Quanti anni ha oggi Anders Breivik? In che prigione si trova e quando esce? Nel 2011 si macchiò dei due attentati che sconvolsero la città di Oslo e l’isola di Utoya, in Norvegia, provocando la morte di 77 persone. La sua storia ha ispirato il film “22 luglio”.
Anders Breivik oggi: in che prigione si trova e quando esce?
All’anagrafe è stato registrato come “Anders Behring Breivik”, ma in molti lo conoscono semplicemente come “il boia di Oslo” o come Fjotolf Hansen, il nome che autonomamente si è dato nel 2017. Ha 44 anni e dal luglio del 2011 è detenuto – in regime di isolamento – nel carcere di massima sicurezza di Skien. Il motivo? Uccise 77 persone e ne ferì un centinaio in due distinti attacchi terroristici: il primo ad Oslo, il secondo a Utoya.
I giudici norvegesi lo hanno condannato al massimo della pena prevista nel loro Paese, 21 anni di reclusione, prevedendo la possibilità di prorogarla di cinque anni – per un numero indefinito di volte – qualora fosse ritenuto ancora socialmente pericoloso. All’inizio dell’anno, attraverso il legale che lo assiste, l’avvocato Oystein Storrvik, ha intentato una causa contro lo Stato riguardo a una presunta violazione dei suoi diritti. Lo aveva già fatto nel 2016, senza successo.
I due attentati del 22 luglio 2011 a Oslo e Utoya, in Norvegia
Nel suo memoriale 2083 – Una dichiarazione europea d’indipendenza – che contiene, per sua stessa ammissione, dei passaggi copiati dagli scritti di altri autori, tra cui quello dell’Unabomber americano Theodore Kaczynski – Breivik si definisce un anti-multiculturalista, anti-marxista e anti-islamista con ideologie di estrema destra.
Furono queste ultime a spingerlo a portare a compimento i due attentati del 22 luglio 2011: pensava che il Partito Laburista avesse tradito il Paese permettendo ai musulmani di viverci nell’ambito di un complotto globale teso a rendere l’Islam la religione predominante.
Il primo si consumò attorno alle 15.25 nel quartier generale del governo di Oslo. Una bomba collocata in una vettura al di fuori dell’ufficio del primo ministro Jens Stoltenberg e di altri edifici governativi, tra i quali il ministero del Petrolio e delle Finanze, esplose all’improvviso, uccidendo 8 persone e ferendone molte altre.
Poche ore dopo Breivik che, vestito da agente della polizia, si era recato sull’isola di Utoya con la scusa di dover verificare se ci fossero delle bombe, aprì il fuoco sulle persone (perlopiù adolescenti) che stavano prendero parte a un campus estivo dell’organizzazione giovanile del PL.
Quando le forze dell’ordine fecero irruzione sull’isola, un’ora e mezza dopo l’inizio dell’attacco, ne aveva uccise 69. Si consegnò senza opporre resistenza, rivendicando immediatamente l’attentato di qualche ora prima. I pochi sopravvissuti alla strage avrebbero raccontato che per tutto il tempo si era mostrato lucido e consapevole, sparando senza correre né urlare, con freddezza, a chiunque incontrasse sul suo cammino.
Il film ispirato alla storia di Breivik
In carcere Breivik avrebbe accesso a “una stanza, una cucina, una sala palestra e a una sala tv con Xbox” e gli sarebbe permesso di “cucinare, giocare, passeggiare e praticare basket”. Lo riporta l’Ansa in un articolo del 9 gennaio scorso, ripercorrendo la sua vicenda, che ha anche ispirato un film dal titolo “22 luglio”. È uscito nel 2018 e si può guardare su Netflix. Ripercorre, in particolare, l’attacco all’isola di Utoya e i tentativi delle “famiglie in lutto” e del “paese” di “superare il dolore” e di ottenere giustizia.