Una nuova sentenza della Corte Suprema del Bangledesh potrebbe porre fine alle violente proteste in corso. Da circa due settimane si sono scatenate proteste contro il governo di Sheikh Hasina per via del sistema delle quote nel pubblico impiego che riserva posto ai veterani della guerra d’indipendenza e ai loro familiari. La massima corte del paese ha annunciato, domenica 21 luglio, la riduzione delle quote in modo esponenziale, senza però, abolirle.
La Corte suprema del Bangladesh riduce le quote che hanno scatenato le proteste
Nel mese di giugno, una sentenza dell’Alta corte ha reintrodotto le quote per tutti gli impieghi nella pubblica amministrazione. Queste includevano la riserva del 30 per cento dei posti per i veterani della guerra di liberazione del Bangladesh contro il Pakistan del 1971 e per i loro figli. Si tratta però di una notevole disuguaglianza all’interno della società dato che questa è una categoria che è già nota per essere vicina a chi detiene il potere nel Paese. I manifestanti avevano espresso le loro preoccupazioni su possibili vantaggi per membri del partito al governo, Awami League, fondato da coloro che avevano combattuto nella guerra del 1971.
La Corte suprema ha stabilito, il 21 luglio, che la sentenza dell’Alta corte è illegale. Ha ridotto, quindi, le quote al 7 per cento: 5 per cento ai veterani e ai loro familiari e 2 per cento ad altre categorie. Questo significa che il 97 per cento dei posti verrà assegnato in base al merito.
Le proteste anti governative
Più di 100 persone hanno perso la vita e 700 sono rimaste ferite durante le proteste antigovernative in corso in Bangladesh. Le manifestazioni pacifiche contro il sistema di quote nei posti di pubblico impiego hanno avuto inizio circa due settimane fa nei campus universitari. Queste hanno avuto una risonanza a livello nazionale.
La polizia ha utilizzato proiettili di gomma e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Il governo ha imposto una restrizione alle comunicazioni e internet. Venerdì sera è stato imposto un coprifuoco in tutto il paese. In precedenza erano stati vietati tutti gli assembramenti.
Il sistema delle quote era stato abolito nel 2018 ma da allora le disuguaglianze all’interno della società non sono diminuite. Il paese sta affrontando questioni legate alla disoccupazione e alla corruzione. La premier, Sheikh Hasina, è stata rieletta nel mese di gennaio ma la sua popolarità continua a calare. Hasina è accusata anche dai gruppi dei diritti umani di sradicare il dissenso con la violenza.
Sembra, comunque, che le proteste non si fermeranno. I manifestanti chiedono la liberazione di tutti i leader dell’opposizione e degli studenti. Chiedono inoltre le dimissioni di due figure ritenute principali responsabili della repressione: il ministro degli Interni, Asaduzzaman Khan, e il segretario generale dell’Awami League, Obaidul Quader.