In Liguria si consuma il nuovo capitolo di una battaglia che dura ormai da decenni nel nostro Paese. Sulla vicenda giuridica di Giovanni Toti, presidente di regione agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione, garantismo e giustizialismo si confrontano di nuovo, con Riccardo Magi che rivendica l’appartenenza di +Europa al primo gruppo.

Anche se questo rischia di metterlo in contrasto con le altre forze di opposizione

Caso Toti, Magi e il garantismo di +Europa: “Non ci sto a spostare lo scontro politico sul piano giudiziario”

Il segretario di +Europa viene raggiunto dall’inviato di TAG24 Michele Lilla a Roma, dove si sta impegnando per la raccolta delle firme per il referendum indetto dalla Cgil di Maurizio Landini contro la riforma dell’autonomia differenziata.

Un impegno che oggi, 20 luglio 2024, vede impegnati tutti i leader del cosiddetto campo largo, da Elly Schlein a Perugia a Giuseppe Conte a Civitavecchia, da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli fino a Maria Elena Boschi di Italia viva.

Un segnale di compattezza che, però, svanisce di fronte all’inchiesta scoppiata in Liguria, che vede coinvolto il governatore Toti, accusato di corruzione e agli arresti domiciliari dallo sorso 7 maggio. +Europa non era presente alla manifestazione di due giorni fa, il 18 luglio, in piazza De Ferrari, che ha visto Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra chiedere con una voce sola le dimissioni del presidente di regione.

Una scelta che Magi rivendica, ritenendo “sbagliato che i leader delle opposizioni vadano in un capoluogo di regione per chiedere le dimissioni di un presidente di regione“.

Il segretario ricorda che “il processo giudiziario ancora non è stato fatto” e respinge seccamente l’idea di ricevere un vantaggio politico da un’inchiesta giudiziaria. “Sinceramente non ci sto“, dice in maniere netta, “e credo sia un errore spostare lo scontro politico sul terreno della giustizia“.

Il segretario di +Europa attacca anche la destra “garantista a giorni alterni”

Non meno severo, tuttavia, il giudizio nei confronti degli esponenti della destra di governo, alla quale Magi rimprovera soprattutto l’ipocrisia per convenienza del loro garantismo.

Sono garantisti a giorni alterni“, dice con una battuta il segretario che poi, però, si fa serio spiegando che il loro garantismo si ferma a “chi gli sta simpatico” ma non si rivolge ai “poveracci che hanno problemi con la giustizia grazie alle leggi da loro introdotte, con nuovi reati e aumenti delle pene“.

Noi siamo garantisti sul serio“, conclude Magi marcando una differenza netta con la destra.