Col fiato sospeso per 24 ore, tanto è durato il bug informatico mondiale targato Crowdstrike: ore di panico, con i sistemi informatici che hanno rallentato se non mandato completamente in tilt l’attività di aeroporti, ospedali, centrali di sicurezza e persino tv. “Ma, tutto sommato, ci è andata bene”, dice a Tag24.it Vincenzo De Feo, esperto informatico nonché perito forense che da anni, anche tramite la sua associazione, “Mai più solo”, avvisa i naviganti (è proprio il caso di dirlo) che “non si può affidare tutto al web”. Allora, dal suo punto di vista, ben venga l’Unione Europea che legifera anche sull’Intelligenza artificiale, e gli allarmi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Governatore di Bankitalia Fabio Panetta sulle fake news. Internet è un mondo nel quale sempre più bisogna sapersi muovere.

Bug informatico mondiale Crowdstrike e fake news, parla l’esperto

Un panico come quello di ieri, 19 luglio, per un bug informatico, si era vissuto solo alla vigilia del passaggio tra il 1999 e il 2000. All’epoca, si temeva che i sistemi informatici, non riconoscendo il passaggio di millennio, paradossalmente, ricominciassero a contare dal 1900. Tutto andò bene. Ieri, invece, tranne qualche eccezione, i disagi non si sono contati. Fatto sta che non bisogna avere paura, dice a Tag24 Vincenzo De Feo.

D Cosa è successo ieri?

R “Da quello che sappiamo, non tanto in verità, Crowdstrike ha aggiornato per conto di Microsoft un programma senza test”.

D ..e gli è andata male.

R “I computer di tutto il mondo sono andati in tilt”.

D Ma il primo pensiero di tutti coloro che si accorgevano dei computer mal funzionanti e di chi ne ha subito le conseguenze è volato a un attacco haker.

R “Visto il periodo che stiamo vivendo, così teso dal punto di vista geopolitico, credo che sia stato fisiologico”.

D Ma tant’é: siamo stati malpensanti.

R “Tutto è nato per un banale problema di costi all’interno di una azienda”.

D Un vecchio adagio dice che il risparmio non è mai guadagno.

R “In alcuni casi, è proprio così. Microsoft ha deciso di esternalizzare alcuni servizi tra cui lo sviluppo degli aggiornamenti di alcuni programmi e ci siamo ritrovati con migliaia di passeggeri a terra…”

D E’ successo il patatrac.

R “Ai tempi di Bill Gates sarebbe stato impensabile: rischiare di fermare il mondo per una questione di organizzazione aziendale”.

D C’è da avere paura?

R “Per ora no. Ma c’è da essere cauti: non si può delegare tutto al web”.

D Perché?

R “Non conviene: è troppo rischioso. Voi non avete idea se si verificasse veramente un medioevo cibernetico nel 2024”.

D Più che visto, in questo caso, volendo citare Blade runner, ho temuto cose che voi umani…

R “Ci sarebbe da mettersi a piangere”.

D Ieri, allora, tutto sommato, ci è andata bene.

R “Direi di sì: siamo stati fortunati. Più di qualche volo saltato e di qualche disservizio non abbiamo patito”.

D Lo stop però è stato lungo.

R “I fermi macchina sono fisiologici, di solito durano qualche ora. Questa volta ventiquattr’ore perché tutti gli amministratori di rete del mondo che hanno ricevuto l’aggiornamento del software incriminato si sono dovuti mettere a riavviare i loro singoli sistemi”.

Sull’allarme fake news di Mattarella e Panetta: “Sono un male endemico che va combattuto meglio”

D Al di là di quanto accaduto ieri, il mondo del web è pieno di insidie: il presidente Sergio Mattarella e il Governatore di Bankitalia Panetta appena qualche settimana fa hanno lanciato l’allarme fake news.

R “Le fake news sono un male endemico della comunicazione on line”.

D Siamo destinati a portarcele appresso?

R “Così come le stiamo gestendo sono irrisolvibili”.

D Si potrebbe combatterle meglio?

R “Sì: chiedendo la verifica delle fonti. Ma chi lo fa? E chi lo vuole fare? Bisognerebbe normare tutti gli ambiti in cui ci si muove”.

D Allora, secondo lei, bene fa l’Unione Europea a legiferare anche sullo sviluppo dell’Intelligenza artificiale?

R “Sì, anche perché, per quello che è accaduto proprio ieri, chi paga a livello civile e penale? E dove? Detto questo, però: noi europei a scrivere norme siamo i numeri uno. Il problema è farle rispettare”.