Cos’è il dispositivo anti abbandono e come funziona? Quando è obbligatorio? Sono solo alcuni degli interrogativi che riguardano il sistema che consente di non dimenticare i bambini in auto in modo accidentale, come di recente è accaduto a un papà di Venezia e a un papà di Roma. Ecco tutto quello che c’è da sapere al riguardo.

Dispositivo anti abbandono per auto: cos’è e come funziona

Un dispositivo anti abbandono è un sistema che, basandosi su diverse tecnologie – come sensori di peso, connessioni Bluetooth o Wi-Fi e segnale Gps – è in grado di registrare la presenza del bambino nel seggiolino per auto e di rilasciare un segnale visivo o sonoro oppure in quelli smart dei messaggi di allarme al cellulare associato in caso di dimenticanza, dopo la chiusura degli sportelli.

Ne esistono di diverso tipo: integrati all’origine nel sistema di ritenuta per bambini (cioè quando sono già installati nel seggiolino); integrati nel veicolo (se sono installati direttamente nel veicolo di default o come optional) oppure indipendenti e universali, ovvero adattabili a qualunque seggiolino separatamente. In ogni caso devono essere dotati di un certificato di conformità del produttore e devono attivarsi automaticamente ad ogni utilizzo, senza che il conducente debba effettuare specifiche azioni.

Quando è obbligatorio? Ecco cosa prevede la legge “Salva bebè”

Il dispositivo anti abbandono è stato introdotto dalla legge numero 117 del 2018, che in gergo viene chiamata “Salva bebè” e dal 6 marzo del 2020 è obbligatorio per tutti i bambini fino ai 4 anni, indipendentemente dal loro peso e dalla loro altezza. Cosa succede in caso di mancato utilizzo? Vengono applicate delle sanzioni: una multa e la decurtazione di 5 punti dalla patente (10 se si è neopatentati), fino alla sospensione in caso di recidiva.

Di cosa parliamo quando parliamo di “Forgotten baby syndrome”

Si tratta di un sistema pensato per evitare l’abbandono dei bambini in auto. Può capitare, infatti, che, nella ripetitività delle azioni quotidiane, un genitore (o chi per lui) dimentichi – per un malfunzionamento temporaneo della memoria di lavoro – di non aver svolto un’azione, per esempio di non aver portato il bimbo all’asilo nel tragitto casa-lavoro, lasciandolo in macchina per più ore. Gli esperti la chiamano Forgotten baby syndrome e può colpire chiunque.

Qualche giorno fa è toccato a un papà di Venezia che ora è indagato per omicidio colposo: l’uomo, uscito di buona mattina per dirigersi in azienda, avrebbe portato con sé la figlia, di appena un anno e mezzo, per lasciarla al nido, ma, nel corso del tragitto, avrebbe avuto un black out. Una volta arrivato sul luogo di lavoro avrebbe quindi parcheggiato la sua auto nell’apposito spiazzo, dimenticando la piccola a bordo.

Dopo diverse ore, i colleghi, usciti per la pausa pranzo, si sarebbero accorti della sua presenza. A quel punto però per lei non c’era già più niente da fare. I prossimi accertamenti dovranno chiarire se l’auto in possesso del padre fosse dotata dell’apposito allarme. Di certo il suo non è il primo caso simile.

L’ultimo in Italia si era registrato a Roma: un anno fa, sempre un papà, aveva dimenticato la figlia di un anno in auto dopo essere uscito per portarla a scuola. A dare l’allarme era stato un passante, dopo aver notato il suo corpicino all’interno della macchina, parcheggiata vicino al luogo di lavoro dell’uomo, alla Cecchignola. Poco dopo anche la moglie, preoccupata di non aver trovato la bimba al nido dopo essere andata a riprenderla, si era recata sul posto, facendo la tragica scoperta.