Un’imbarcazione che trasportava oltre 80 migranti ha preso fuoco al largo della costa di Cap-Haitien, in Haiti. Il paese, ormai da tempo, sta attraversando un periodo di disordini e di incertezza politica ed economica. Ancora oggi, la situazione catastrofica spinge gli haitiani a lasciare la propria terra, spesso via mare. La tragedia avvenuta nelle prime ore del 20 luglio è solo l’ultimo episodio di una serie di eventi che hanno colpito il paese caraibico.

Come è la situazione oggi ad Haiti?

Nonostante gli ultimi segnali di normalizzazione, le sfide per l’amministrazione di Haiti non sono ancora superate. La nazione caraibica ha fatto un passo verso la democrazia nel 1987 con la promulgazione della costituzione. Da allora, il panorama politico è stato più volte scosso da elezioni truccate o colpi di stato.

Il paese è andato alle urne l’ultima volta nel 2016. In quelle elezioni ha trionfato Jovenel Moise. Dopo il rinvio delle elezioni del 2019, sono sorte controversie sulla legittimità della presidenza di Moise e sono scoppiate le proteste. Il presidente haitiano è stato assassinato nella sua abitazione, cinque anni dopo la sua elezione. Il paese caraibico, che stava attraversando povertà, violenza delle gang criminali e anche la pandemia di Covid-19, è stato scosso un’altra volta da un terremoto di magnitudo 7,2.

Anche dopo l’omicidio di Moise, il primo ministro Ariel Henry non ha indetto nuove elezioni. La crisi è diventata sempre più profonda in assenza di un’assemblea eletta per i processi decisivi. Gli haitiani sono scesi in strada lo scorso febbraio per chiedere le dimissioni di Henry. La situazione ha portato Henry a lasciare il proprio incarico.

Il nuovo primo ministro, Garry Conille, ha dichiarato venerdì 19 luglio lo stato di emergenza per la sicurezza, al fine di recuperare le zone controllate dalle gang. Attualmente, oltre l’80 percento della capitale è sotto il controllo delle bande criminali. Conille ha annunciato che altre misure arriveranno presto ma il ripristino della pace sarà una lunga strada.

L’emergenza umanitaria in Haiti

L’emergenza umanitaria, lo stallo politico e le violenze delle gang continuano a devastare il paese. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, circa 5,5 milioni di haitiani hanno bisogno di assistenza umanitaria. I dati delle agenzie dell’Onu indicano inoltre che circa 185mila persone sono sfollate a Port-au-Prince. Oltre all’insicurezza alimentare, il sistema sanitario del paese risente della situazione: circa il 40 percento del personale medico di Haiti ha lasciato il paese.

L’immigrazione

Nelle prime ore di sabato 20 luglio, un’imbarcazione che trasportava oltre 80 migranti ha preso fuoco lungo la costa di Haiti. Almeno 40 persone sono morte e la Guardia Costiera è riuscita a salvarne 41. I media locali hanno riferito che una candela usata per un rituale, per chiedere un passaggio sicuro, potrebbe aver causato l’incendio. L’immigrazione da Haiti è aumentata negli ultimi mesi.

Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni ad Haiti, circa 580mila persone sono sfollate all’interno del paese. Questo numero ha registrato un aumento del 60 percento da marzo 2024. La crisi migratoria ha spinto anche la vicina Repubblica Dominicana ad adottare una politica più dura. Il governo di Luis Abinader ha costruito un muro lungo il confine di oltre 402 chilometri con Haiti e ha deportato almeno 175mila haitiani nel 2023.