Lauree in Italia: donne meglio degli uomini. I dati del 2023 pubblicati dall’Istat mettono in evidenza che il vantaggio delle donne nell’istruzione non trova un riscontro simile nell’accesso al mercato occupazionale.

Il tasso occupazionale per chi ha una laurea si attesta ad undici punti superiori rispetto a chi è in possesso di un diploma. Il raggiungimento dei più elevati gradi di istruzione dipende anche dalla famiglia: nei nuclei familiari dove è presente un genitore laureato il tasso di abbandono degli studi crolla al due percento e solo il settanta percento riesce a conseguire il titolo accademico.

Lauree in Italia: più donne laureate ma permane il divario

L’Istat certifica come lo scorso anno le donne in possesso di una laurea siano il 25 percento, 7 punti in più rispetto agli uomini (oltre il 18 percento). Il vantaggio delle donne nell’istruzione non trova alcun riscontro in un più facile accesso al mercato occupazionale. Il tasso di occupazione delle donne nella fascia di età compresa tra i 25 ed i 64 anni è molto più basso rispetto a quello degli uomini (59 percento contro il 79 percento). Dalla rilevazione dell’ISTAT emerge come le donne che hanno conseguito una laurea trovino più facilmente lavoro rispetto a quelle in possesso di un diploma. Il tasso occupazionale è di oltre 19 punti a fronte di soli 4 punti tra gli uomini laureati rispetto a quelli con il diploma.

Al crescere del titolo di studio, i gap occupazionali di genere si riducono. Istat mette in evidenza che il mercato occupazionale predilige le Lauree STEM: nella fascia compresa tra i 25 ed i 64 anni il tasso occupazionale femminile in possesso di titoli accademici in settori afferenti a scienza, tecnologia, ingegneria o matematica è di quasi 81 punti percentuali contro il 90 percento di quello maschile. Secondo l’ISTAT la possibilità di trovare lavoro è maggiore per i laureati nell’area medico-sanitaria e farmaceutica (oltre 88 punti percentuali), per i laureati nell’area economica (oltre 84 punti percentuali) e nell’area umanistica (70 punti percentuali).

Lauree in Italia: NEET in calo e

In Italia la percentuale dei NEET è calata: è quanto messo in evidenza dall’ISTAT che ha rilevato al 16 percento la quota di giovanissimi di età compresa tra i 15 ed i 29 anni, che non lavorano e non studiano. Per quanto concerne il calo dei NEET il Belpaese conferma il trend positivo e ha raggiunto un livello inferiore rispetto all’anno precedente alla crisi economica. L’Italia rimane il fanalino di coda, è penultima nell’UE davanti solo alla Romania.

Nell’ultimo decennio la percentuale complessiva dei giovani che non lavorano e non studiano nel Vecchio continente è passata dal 16 percento del 2012 all’11,2 percento del 2023. L’UE mira a raggiungere il target medio del nove percento di giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione nel 2030. Si tratta di un obiettivo target dell’agenda sociale di Bruxelles insieme al miglioramento del bagaglio di skills per favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. ISTAT mette in evidenza come i figli delle famiglie più istruite abbandonano meno gli studi.

Quando i genitori hanno un livello di istruzione basso quasi ¼ dei giovani abbandona il percorso formativo e solo il dieci percento consegue il titolo di studio accademico. Nel caso in cui in famiglia ci sia un genitore laureato solo il 2% dei figli rinuncia agli studi in anticipo e circa il 70 percento consegue la laurea. Sulle possibilità occupazionali impatta il grado di istruzione conseguito. Nell’analisi dell’ISTAT emerge come il tasso di occupazione per i laureati sia di undici punti superiore rispetto a chi è in possesso di un diploma di scuola superiore. Il gap si allarga tra gli under 35 con i laureati che sono più favoriti nell’accesso al mercato occupazionale rispetto ai diplomati.