Che fine ha fatto l’ex carabiniere Mario Placanica? Che lavoro fa oggi? Nel luglio del 2001 colpì a morte il giovane Carlo Giuliani nel corso di alcuni scontri tra forze dell’ordine e manifestanti no-global al G8 di Genova.
Mario Placanica oggi, che fine ha fatto dopo aver sparato a Carlo Giuliani?
Sono morto da quel giorno come Giuliani. Sono un uomo di 40 anni che vive buttato come una cosa abbandonata. Senza amici, senza lavoro, senza sbocchi,
aveva dichiarato Placanica in un’intervista rilasciata all’Agi nel 2021. Si riferiva al ragazzo che il 20 luglio del 2001 morì, ucciso da uno dei due proiettili che lui esplose, da carabiniere appena 21enne, in piazza Alimonda, a Genova, dove erano in corso degli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti no-global al G8.
Oggi l’uomo – che nel frattempo è stato assolto dall’accusa di omicidio colposo per uso legittima di armi e per legittima difesa – vivrebbe completamente solo a Catanzaro dopo aver trascorso un periodo di tempo in comunità per cercare di “uscire dalla depressione”.
Non lavoro dal 2014. Ero in graduatoria per un posto al Ministero dell’Interno ma poi sono stato dichiarato inabile. E da inabile, a differenza che da invalido civile, non posso avere un impiego pubblico,
aveva aggiunto nella stessa intervista. Nel 2003 è stato vittima di un grave incidente: era alla guida della sua Ford Focus quando, rendendosi conto di aver perso il controllo della vettura, si gettò fuori dall’abitacolo, riportando la rottura di una clavicola, di alcune costole e la lesione di tre vertebre. Da allora, sempre secondo l’Agi, sarebbe costretto in sedia a rotelle.
Cos’è successo in piazza Alimonda il 20 luglio del 2001?
“Non sono un assassino”, ha sempre detto. E in effetti i giudici lo hanno proclamato innocente, arrivando alla conclusione che il proiettile che prese Giuliani allo zigomo fu esploso da Placanica per aria e rimbalzò – venendo reindirizzato verso il giovane – su un sasso che un altro manifestante aveva lanciato contro l’auto dei militari.
La stessa auto in fuga travolse il corpo del 23enne. Della sua morte, infatti, secondo le ricostruzioni, i militari non si accorsero subito. Nato a Roma il 14 marzo del 1978, il ragazzo era iscritto alla facoltà di Storia ed era molto attivo in campo sociale e politico: oltre ad aver svolto un periodo di servizio civile per l’organizzazione Amnesty International, aveva adottato a distanza un bambino tramite la comunità di Sant’Egidio.
Ed era stato iscritto a Rifondazione Comunista. Come altri, quel giorno si era recato a Genova – dove era in corso il G8 – per partecipare a una contestazione no-global. Secondo i suoi familiari prese l’estintore che qualcuno aveva lanciato non – come sostengono alcuni – per gettarlo a sua volta contro i militari, ma per proteggersi, dopo essersi accorto che qualcuno sulla camionetta blindata aveva impugnato una pistola ed era pronto a fare fuoco contro i partecipanti al corteo.
Oggi, 20 luglio 2024, in occasione del 23esimo anniversario dell’accaduto, in piazza Alimonda si terrà una manifestazione in sua memoria. Se non fosse stato ucciso sarebbe andato al mare (l’autopsia rivelò che sotto la tuta aveva indossato il costume da bagno) e oggi avrebbe avuto 46 anni. Aveva tutta la vita davanti. E gli è stata tolta.
La sua storia ha ispirato film e canzoni, tra cui la famosissima “Piazza Alimonda” di Guccini, che negli ultimi versi recita: “Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita”. Quella di una famiglia, di una città, di un intero Paese.