Il governo mette a segno un altro risultato a lungo inseguito. Il decreto salva casa è stato approvato, infatti, dalla Camera dei deputati ed è ora a disposizione dei cittadini per capire cosa prevede il testo del provvedimento fortemente voluto dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

Se, da un lato, viene rimandata la cosiddetta norma ‘salva-Milano’, sui grattacieli del capoluogo lombardo, dall’altro vengono modificati i parametri per stabilire se un’abitazione è a norma oppure no. In particolare, si tratta delle cosiddette ‘mini-abitazioni’, definite dalle opposizioni le case “dei sette nani“.

Decreto salva casa approvato alla Camera, ecco cosa prevede il testo

Via libera della Camera al dl salva casa. Passa la fiducia posta dal governo sul decreto, che viene approvato con 180 voti a favore e 99 contrari.

Un successo per il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che parla di ottima notizia per milioni di italiani!, ritenendo il testo fondamentale per semplificare la vita dei cittadini, alle prese con problemi edilizi di varia natura su cui il provvedimento va a intervenire.

Un’opinione non condivisa dalle forze di opposizione che accusano il governo di mettere in atto una “totale deregulation” del settore.

Nel dettaglio, il decreto prevede una serie di norme che puntano a velocizzare le procedure di recupero e rigenerazione edilizia, sanando e regolarizzando “lievi difformità edilizie che, in alcuni casi, si pongono d’intralcio alla compravendita di beni immobili a causa di normative cambiate rispetto a quando questi erano stati acquistati la prima volta.

I nuovi parametri per i requisiti delle abitazioni

Il provvedimento ridefinisce i parametri relativi ai requisiti delle abitazioni, anche in termini igienico-sanitari, superando quelli previsti finora, nel seguente modo:

  • l’altezza minima di un’abitazione viene abbassata a 2,40 metri rispetto ai 2,70 attuali;
  • abitabilità per i monolocali con una superficie minima di 20 metri quadrati per una persona rispetto ai 28 attuali;
  • la superficie minima diminuisce anche di fronte a un’abitazione per due persone, passando dai 38 metri quadri attuali a 28.

Sono le misure che hanno spinto l’opposizione a parlare di case “dei sette nani“.

Nuove norme sulle ‘tolleranze costruttive’

A questi nuovi parametri si accompagna la norma sulle cosiddette ‘tolleranze costruttive’, riferite alle differenze tra gli interventi effettuati su un immobile e quelli effettivamente autorizzati all’inizio dei lavori.

Per immobili con superficie inferiore ai 60 metri quadrati, la tolleranza viene aumentata fino al 6%. Parametro che si applica anche a tutti quei lavori svolti entro il 24 maggio 2024.

Restano invariate i parametri precedentemente indicati, riferiti ad abitazioni con metratura maggiore:

  • 2% per immobili con superficie utile superiore ai 500 metri quadrati;
  • 3% per immobili con superficie utile tra i 300 e i 500 metri quadrati;
  • 4% per immobili con superficie utile tra i 100 e i 300 metri quadrati;
  • 5% per immobili con superficie utile fino ai 100 metri quadrati.

Destinazione d’uso degli immobili

Le polemiche delle opposizioni si fanno ancora più accese quando si affrontano le nuove norme che regolano il cambio di destinazione d’uso degli immobili.

È a questo proposito che alcuni parlamentari del Pd hanno parlato di totale deregulation. Il decreto, infatti, prevede che il cambio di destinazione d’uso di un immobile all’interno della stessa categoria funzionale (residenziale; turistico-ricettiva; artigianale e industriale; direzionale, commerciale e socio-sanitaria; agricolo-zootecnica) è sempre consentito.

Inoltre, la competenza per la disciplina del passaggio alla categoria ‘residenziale’ per gli immobili posti “al primo piano fuori terra o seminterratinon spetta più al comune di riferimento ma alla regione, altro elemento duramente contestato dalle opposizioni.

Vetrate e sottotetti

Il decreto lascia maggiore libertà di intervento edilizio anche per quanto riguarda vetrate applicabili in tutti i porticati, indipendentemente se siano più o meno sporgenti rispetto all’edificio che li ospita.

Inoltre, prevede la possibilità di ristrutturazione e recupero dei sottotetti, al fine di ampliare l’offerta abitativa senza, però, consumare nuovo suolo.

Demolizione di interventi abusivi

Infine, vengono allungati i tempi per l’intervento di rimozione o demolizione di eventuali abusi edilizi.

Attualmente, il termine per sanare l’eventuale abuso prima della confisca da parte del comune è fissato a 90 giorni (3 mesi) ma il decreto porta questa scadenza a 240 giorni (8 mesi), in casi di particolari situazioni di salute o socio-economiche.

Decreto salva casa, salta (per ora) la norma ‘salva Milano’

Come detto, resta fuori dal decreto salva casa la cosiddetta norma ‘salva Milano’, relativa principalmente ad alcuni grattacieli del capoluogo lombardo, sotto osservazione della Procura poiché costruiti senza il rispetto della normativa in vigore.

L’emendamento previsto puntava a risolvere simili controversie ma non è stato possibile inserirlo poiché giunto troppo tardi in commissione, secondo la relatrice Erica Mazzetti che, però, ha aggiunto che “ci sarà un’altra occasione per poterla mettere“.