Una maglia del Barcellona addosso e un cuore pieno di sogni. Si presentò così, nel 2008, Gaetano Castrovilli di fronte al centro sportivo “Matarrese”. Il campo d’allenamento del Bari, la prima vera possibilità per spiccare il volo. L’obiettivo era far parte dei giovanissimi nazionali, e lui ci mise due minuti per convincere quello che sarebbe stato il suo primo allenatore e mentore, ovvero mister Gigi Nicassio. Che quando parla di Gaetano viaggia indietro nel tempo con la memoria. E si emoziona. Perche quel ragazzo pieno di sogni occupa un posto importante dentro di lui: “Non l’ho mai visto cambiare: sempre umile, gentile, capace di non farsi coinvolgere e di sopportare la pressione“. Doti importanti, così come la sua forza di volontà, che gli hanno permesso di vestire la maglia della Fiorentina, ed ora quella della Lazio.

Tutto per aggrapparsi al suo sogno. Gaetano, infatti, faceva ogni giorno 110 km da Canosa di Puglia per arrivare al campo d’allenamento. Senza lamentarsi, con l’obiettivo di divertirsi. “E se non riusciva a venire, lo coprivo io con i responsabili”, confessa mister Gigi Nicassio, che in esclusiva a Tag24 rassicura i tifosi biancocelesti: “Che non abbiano dubbi, sarà un gran colpo. E si riprenderà la maglia della Nazionale”.

Castrovilli pronto ad abbracciare la Lazio, le parole del suo primo allenatore Nicassio a Tag24

Il destino non è stato benevolo con Castrovilli, dopo due gravi infortuni al ginocchio sinistro ora il centrocampista pugliese è pronto a prendersi la sua rivincita alla Lazio, con il suo primo allenatore ai giovanissimi nazionale del Bari, Gigi Nicassio, che a Tag24 ha parlato di lui a 360 gradi.

D: Mister, Castrovilli alla Lazio: lei che lo ha allenato, cosa vuol dire per uno come Gaetano arrivare in una piazza come quella biancoceleste?

R: Innanzitutto Roma è una delle piazze più importanti nel mondo calcistico; giocare a Firenze da visibilità, ma Roma è sempre Roma, qualcosa di favoloso. Per quanto riguarda Gaetano, sin da piccolo non ha mai sofferto queste situazioni importanti, per lui è sempre stato un gioco. Pertanto, arrivare a Roma, in una squadra importante come la Lazio, non gli creerà problemi dal punto di vista dell’ambientamento. Non avrà paura di essere giudicato subito, non teme queste insidie, perchè è così semplice e maturo quando gioca, che il resto non lo scalfisce.

D: Anche perchè c’è chi storce il naso tra i tifosi per via dei due gravi infortuni, pensano che possa non essere integro.

R: Penso che Gaetano abbia recuperato al 100%, altrimenti la Lazio non l’avrebbe preso. Poi è andato via da Firenze anche per le scelte tecniche del mister, può darsi che non rientrasse nelle sue situazioni di gioco, ma rimane una pedina fondamentale che la Lazio può mettere in mostra.

D: Rassicura i tifosi della Lazio allora.

R: Certamente, lo dico con tutto il cuore. Quando arrivo ai giovanissimi nazionali del Bari da un piccolo paesino, lo fece con una scioltezza unica. Arrivò, si propose subito nelle situazioni di gioco senza problemi, non si faceva intimorire. Ha dimostrato di avere un gran bel carattere, facendo tanti sacrifici per raggiungere il suo sogno, e il lavoro lo ha ripagato.

Tra Lazio e Nazionale, un sogno da 110 km

Fare bene alla Lazio è l’obiettivo di Castrovilli, anche se il suo primo allenatore Gigi Nicassio alza l’asticella: secondo lui il centrocampista potrà riprendersi la maglia dell’Italia. Lo deve a quei continui chilometri percorsi in macchina per poter mettere le mani sul suo sogno da bambino.

D: La Lazio quel palcoscenico per esplodere definitivamente?

R: Sì, e dirò di più: potrà riprendersi la Nazionale. Parliamo di una piazza importante, dove i riflettori sono accesi sempre e comunque, e lui ha la testa sulle spalle per sopportare tutto questo.

D: Nella squadra di Baroni dove lo vedrebbe bene, vertice basso o sulla trequarti?

R: Quando lo allenavo io da piccolo lo facevo giocare come vertice alto, e gli dicevo solo una cosa: “Gaetano, fai quello che vuoi”. Secondo me dovrebbe giocare tra le linee, anche se ha dimostrato negli anni di essere polivalente, ma sulla trequarti può mettere in difficoltà gli avversari.

D: Lui è sempre stato così genuino?

R: Sempre, non l’ho mai visto cambiare. Quando veniva a Bari per allenarsi si faceva accompagnare dallo zio, ogni giorno faceva 110 km di auto per stare con noi, aveva una grande forza di volontà. Se lo zio mi diceva che non riusciva ad accompagnarlo, allora io chiamavo il mio responsabile dell’epoca per coprirlo (ride). Ma già si vedeva che aveva le qualità per giocare ad alti livelli. Ricordo ancora la prima volta al provino: c’eravamo io e Giovanni Loseto (ex difensore del Bari), e vedevamo i ragazzi entrare in campo al vecchio centro sportivo “Matarrese”. Appena lo vide correre e dribblare tutti, Loseto si girò verso di me e mi disse “che ne pensi?”. Io non ebbi dubbi: “Questo è capace“.