Nuove spaccature sotto il sole estivo per la maggioranza. Il centrodestra vede aprirsi un’altra crepa tra le sue fila, con la Lega da una parte e Fratelli d’Italia e Forza Italia dall’altra. Stavolta il nodo del contendere è il decreto sulle liste di attesa che ha trovato la ferma opposizione della maggioranza delle regioni, comprese quelle di destra, ad eccezione del Lazio di Francesco Rocca.
Proprio quest’ultimo chiarisce la propria posizione sul testo del decreto e fa il punto della situazione, assicurando che un compromesso tra governo centrale ed enti locali può essere raggiunto.
Decreto liste di attesa, Rocca sul testo del contestato articolo 2: “Trovato un compromesso”
Il decreto liste di attesa mette a dura prova i nervi della maggioranza. Presentato poco più di un mese fa dalla stessa presidente del Consiglio Meloni come un nuovo successo portato a casa dal suo esecutivo, il testo si è arenato.
In primo luogo, per il duro contrasto al provvedimento da parte delle opposizioni, con Elly Schlein e il Partito democratico che denunciano la totale assenza di risorse investite su un problema simile. In secondo luogo, per la risposta negativa data dalle regioni, comprese quelle amministrate dalle forze di governo.
La Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome, riunitasi lo scorso 11 luglio, ha dato infatti parere negativo al decreto. Particolarmente contestato l’articolo 2, che delega a un organismo ministeriale le funzioni di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, scavalcando di fatto le regioni.
Unica regione a dare parere positivo al decreto è stata il Lazio di Francesco Rocca e proprio quest’ultimo oggi, 17 luglio 2024, al termine del sopralluogo al sottopasso di Piazza Pia con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il vice premier Matteo Salvini, ha fatto il punto della situazione con i cronisti presenti, tra cui l’inviato di TAG24 Lorenzo Brancati.
In questi giorni, Rocca è stato una sorta di ‘mediatore’ tra governo e regioni per trovare una possibile soluzione. Ammette, il governatore del Lazio, che il testo presentasse dei problemi sul tema della legittimità costituzionale, proprio in relazione alle competenze in materia di verifica sulle prestazioni sanitarie.
Tuttavia, conferma di non essere d’accordo con la proposta del leghista Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, che prevede un controllo esclusivo in mano agli enti locali.
Un contrasto all’interno delle forze di maggioranza che, però, Rocca crede sia stato risolto con “un giusto punto di caduta” con l’emendamento approvato in commissione Sanità del Senato.
Quest’ultimo va a modificare il discusso articolo 2 del decreto, assegnando ai Ruas, i nuovi responsabili unici regionali dell’assistenza sanitaria, i controlli sulle prestazioni, con l’organismo del ministero pronto a intervenire in casi di inadempienze gravi o ritardi eccessivi.
Una risposta anche alle opposizioni che contestano l’assenza di risorse investite:
“Prima ancora di parlare di risorse, che comunque servono, c’è un problema di efficientamento, di utilizzare meglio quello che si ha a disposizione“.
Rocca sulle torture al Cem gestito dalla Croce Rossa: “Una vergogna”
Forse perché ‘provato’ da giorni di contrasti e tensioni da ricucire, Rocca approfitta per tessere le lodi della “grandissima e straordinaria collaborazione istituzionale” sviluppata sulle opere per il Giubileo tra la regione, il sindaco della Capitale Gualtieri e il ministro delle Infrastrutture Salvini, tutti presenti oggi nella visita al cantiere per il sottopasso di Piazza Pia.
Una prova di reciproco sostegno che permetterà, assicura Rocca, di rispettare i tempi previsti per le opere, compresi, rimanendo in tema di sanità, i lavori di ristrutturazione per i Pronto soccorso della regione, con un investimento di 155 milioni di euro.
Si fa scuro in volto, invece, quando gli viene chiesto un commento sulle vere e proprie torture compiute in un Centro di Educazione Motoria (C.E.M.) di Roma, ai danni di pazienti disabili.
Rocca, da ex presidente della Croce Rossa, non usa mezzi termini e parla di “una storia orribile” e “una vergogna“, augurandosi che la magistratura punisca i responsabili perché “pochi dipendenti non possono sporcare il lavoro straordinario che fanno 150mila volontari“.