In Italia su una popolazione di 59 milioni di abitanti, gli stranieri sono 5 milioni e di questi quasi un terzo è costituito da musulmani. L’uso di simboli religiosi in contesti diversi dai luoghi di culto, come ad esempio le scuole pubbliche, può generare le reazioni non solo di quanti fanno parte di religioni diverse, ma anche di coloro che hanno una visione agnostica o atea.
La Costituzione repubblicana del 1948 riconosce e tutela il principio di libertà religiosa, intesa come libertà di avere proprie credenze, osservarle e divulgarle, nel rispetto della legislazione italiana. Tale tutela è da intendersi soprattutto come riconoscimento alle persone di avere le proprie idee in materia religiosa, quindi è soprattutto una tutela della libera manifestazione del pensiero degli individui e dei gruppi umani. Al pluralismo in materia religiosa, costituzionalmente riconosciuto, per certi versi si oppone una pluricentenaria tradizione che ha visto ed in parte vede nel cattolicesimo la religione radicata in Italia dall’epoca di Costantino, con i suoi rituali, le sue ricorrenze e i suoi simboli, religione che molti considerano un patrimonio nazionale da tutelare.
Il crocifisso nelle scuole, tavola rotonda a Reggio Calabria il 19 luglio
Di questi due diversi approcci al tema si parlerà venerdì 19 alle 19.00 nel Chiostro della Chiesa di San Giorgio al Corso, a partire dal libro “Alla ricerca della laicità perduta” di Enrico Ferri, professore all’Unicusano e di Giuseppe Cricenti, Consigliere alla Corte di Cassazione e professore Universitario. Le tesi che gli autori riportano con argomenti vari, rinviano tutte al fatto che per un verso l’Italia è uno stato laico e aconfessionale, che deve mantenere la neutralità in materia religiosa, anche perché il crocifisso nelle aule non rinvierebbe ad un simbolo neutro e da tutti condivisibile, ma ad una religione che nel corso della storia è entrata in contrasto con altre religioni e con quanti avevano visioni della vita laiche ed agnostiche.
Alla tavola rotonda parteciperà don Antonio Cannizzaro, parroco di San Giorgio al Corso, che riconosce per un verso il carattere divisivo della croce, ma solo in quanto espressione del messaggio cristiano che invita ad una adesione totale ed incondizionata. Allo stesso tempo definisce la croce come un “segno”, che sta ad indicare una via da seguire in cui tutti possono riconoscersi, in quanto via dell’amore e dell’accoglienza. Anche per l’avvocato Aloi, Gran Maestro della Pietà del Pellicano, sarebbe impensabile pensare alla croce come ad un segno divisivo, perché in esso si riconosce la maggioranza degli italiani e tale simbolo fa parte della storia e della tradizione dell’Italia. Il confronto si prospetta molto serrato ed interessante per il pubblico che potrà accedere liberamente alla iniziativa.