Un altro weekend di disordini nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino.

Negli ultimi giorni, i detenuti del padiglione C hanno dato avvio a due rivolte per protestare contro le condizioni di detenzione, riuscendo a far sentire la loro voce anche tramite i social: alcuni di loro sono riusciti infatti a caricare i video delle proteste su TikTok, mostrando oggetti, teli e coperte date a fuoco nei corridoi nel carcere.

A colpire il messaggio che accompagna uno dei video diffusi nelle scorse ore, a firma di un presunto detenuto: «abbiamo deciso di rompere i cessi e lavandini, così le celle di pernottamento non saranno più agibili e interverrà la Asl e la Cedu».

Carcere Lorusso e Cutugno, nuova rivolta con innesco di incendi e lancio di oggetti

Quanto accaduto nella casa circondariale Lorusso e Cutugno, con le proteste degli ultimi giorni – caratterizzate, oltre che dall’innesco di incendi, dal lancio di oggetti e frammenti di suppellettili – e il ferimento degli agenti di Polizia penitenziaria in turno, certamente non sorprende.

Da tempo ormai la situazione degli Istituti penitenziari italiani sta diventando invivibile, tanto per i reclusi quanto per gli operatori e gli agenti di Polizia chiamati a prestare servizio in un contesto sempre più difficile.

Tra sovraffollamento carcerario, carenza di organico di Polizia e di personale in grado di seguire il percorso di rieducazione dei condannati, la crisi delle carceri italiane diventa giorno dopo giorno sempre più profonda, come testimoniano i 56 suicidi avvenuti in cella da inizio anno, in una continua storia disperazione che tocca anche gli agenti: nel 2024, sono già 6 i poliziotti penitenziari che hanno scelto di levarsi la vita.

Rivolta nel carcere di Torino, Santilli (Sappe): “Silenzio assordante delle Istituzioni”

A raccontare a Tag24 cosa accaduto ieri, ennesimo giorno di rivolta nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino, Vicente Santilli, segretario regionale in Piemonte del Sappe, il Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria:

«Ieri sera i detenuti hanno prima messo in subbuglio la sezione detentiva, dando fuoco a piccoli suppellettili. Dopodiché hanno iniziato a lanciare di tutto, tra cui una bomboletta metallica che ha colpito un collega ferendolo alla testa.

Come segretario regionale, da tempo denuncio il silenzio assordante delle Istituzioni di fronte al ripetersi di queste situazioni. Come Sappe chiediamo vengano intraprese al più presto azioni efficaci contro quei detenuti che, all’interno degli Istituti, non rispettano le regole e lo Stato, rappresentato in carcere dalla Polizia penitenziaria».

Polizia penitenziaria, la denuncia del Sappe: “Servitori dello Stato abbandonati”

Oltre che testimoniare il gravissimo malessere dei detenuti, le continue rivolte nelle carceri italiane dimostrano come la crisi che il sistema penitenziario sta attraversando stia gravando enormemente sul benessere psicofisico del personale di Polizia:

«Il personale è stanco: ogni giorno si verifica un aggressione. A questo si aggiunge la carenza di personale e i turni di lavoro sempre più lunghi.

Un servitore dello Stato non dovrebbe essere abbandonato in questo modo dalle sue Istituzioni. È il momento che il Governo prenda dei provvedimenti, non solo per il carcere di Torino ma per tutte le strutture della nostra penisola, per ristabilire sicurezza e per ridare quella serenità lavorativa che il personale di Polizia penitenziaria merita.

Anche perché, purtroppo, il programma di assunzioni annunciato dal Governo non basterà a colmare il fabbisogno, dato che molti andranno in pensione. Per poter lavorare in modo sicuro serve molto di più. I ritmi di lavoro, l’assenza di riposi e le continue problematiche si ripercuotono sui lavoratori anche nella loro vita privata e familiare. Un qualcosa che, ritengo, in un Paese democratico non dovrebbe accadere.».

Sovraffollamento carcerario, Santilli (Sappe): “Lavorare su misure alternative alla detenzione”

A fronte di un sovraffollamento carcerario sempre più preoccupante, tuttavia, dalla politica non arrivano risposte decise. Eppure, secondo Santilli, esistono diverse strategie per alleggerire la pressione sulle carceri:

«Per fronteggiare il sovraffollamento serve lavorare sulle misure alternative alla detenzione. Come Sappe, abbiamo sempre chiesto ad esempio che i detenuti stranieri vadano a scontare la pena nei loro Stati di provenienza. Occorre poi far uscire dal carcere i detenuti tossicodipendenti, mandandoli nelle comunità dove possono essere curati.

Allo stesso modo, occorre permettere a chi ha una pena inferiore ai tre anni di scontare la misura fuori dal carcere. Insomma: le misure per alleggerire la pressione dentro agli istituti ce ne sono».  

Interrogato sulla possibilità che nelle carceri i detenuti si aspettino prossimamente l’indulto o l’amnistia – come suggerito dalla garante dei detenuti di Torino, Monica Gallo, la quale ha raccontato a La Stampa di una crescente delusione dei detenuti data l’assenza di questi interventi – Santilli risponde:

«Da quello che so, il tema dell’amnistia e dell’indulto non è al momento al vaglio del Governo. Certamente fra i detenuti c’è la speranza si possa utilizzare un simile strumento».

Sovraffollamento carcerario, Santilli: “Mancano strumenti per arginare violenza”

Il sovraffollamento carcerario, tuttavia, non è l’unico problema che affligge la casa circondariale Lorusso e Cutugno e, in generale, gli Istituti italiani. A mancare, infatti, è anche la dotazione tecnologica a disposizione degli agenti per fronteggiare i fenomeni di violenza:

«Il taser potrebbe essere un deterrente all’aggressività dei detenuti. Su questo particolare strumento, tuttavia, c’è ancora un dibattito in corso.

Noi riteniamo che anche il personale di Polizia penitenziaria abbia diritto a usare uno strumento già utilizzato da altre forze dell’Ordine. Anche perché, con il taser, non verrebbero meno le tutele a salvaguardia dei detenuti, dato che tutte le operazioni in carcere sono registrate dalle telecamere».

TikTok dal carcere di Torino, Santilli: “Da tempo chiediamo di schermare gli Istituti”

Per quanto riguarda la diffusione dei video su TikTok, anche su questo punto il segretario regionale del Sappe sottolinea come quanto accaduto sia da imputare alla carenza di dotazioni tecnologiche:

«Noi chiediamo da tempo di schermare gli Istituti penitenziari. Nonostante l’enorme lavoro per prevenire l’ingresso in carcere di materiale non consentito e l’attività di sequestro, si verificano questi episodi. Anche su questo, però, la macchina è ferma da anni. Come possiamo bloccare un drone che butta un telefono in carcere se non abbiamo la dotazione necessaria?».