È possibile andare in pensione a 61 anni d’età, ma rispettando precise regole, un percorso particolare e rientrando in categorie altrettanto particolari. Bisogna conoscere quali sono le regole per l’accesso alla pensione per sfruttare tutte le occasioni e per trovare tutte le possibili strade alternative e uscite anticipate dal mondo del lavoro.
Con la pensione di vecchiaia, infatti, bisogna attendere di aver compiuto 67 anni d’età. Per chi, invece, è stanco di lavorare e vuole godersi prima gli anni della pensione, ci sono diverse soluzioni. Naturalmente, è richiesto il possesso di determinati requisiti, a volte più stringenti e anche penalizzanti. Si tratta di compromessi per poter andare in pensione prima, rispetto alle regole generalmente previste.
Chi può andare in pensione a 61 anni?
Come andare in pensione a 61 anni
In presenza di determinati requisiti, i lavoratori hanno la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia con largo anticipo.
Si tratta di un percorso che prevede vari step da seguire. Non si tratta, infatti, di una pensione anticipata, quanto più di un percorso da seguire fintanto che non si raggiungano i requisiti anagrafici per l’accesso alla pensione di vecchiaia.
Quando il lavoratore dipendente ha intenzione di uscire dal mondo del lavoro a 61 anni d’età, per prima cosa deve avere accesso alla Naspi. L’accesso all’indennità di disoccupazione segue regole ben precise e molto rigide. La prima fra tutti è perdere il lavoro in modo involontario. In caso contrario, il lavoratore non avrebbe diritto a ricevere alcun sussidio.
La Naspi spetta per una durata pari alla metà delle settimane contributive maturate negli ultimi 4 anni.
Nel migliore dei casi, si potrebbe ricevere la Naspi per 2 anni. Quindi, il lavoratore dipendente potrebbe godere di 2 anni coperti da contribuzione figurativa, ottenendo indennità il cui ammontare è calcolato come segue:
- 75% della retribuzione media per i primi 1.425,21 euro;
- 25% per la parte restante fino a un massimo di 1.550,42 euro.
Accesso all’Ape Sociale
Il secondo step da seguire è quello di ricevere l’accesso all’Ape Sociale. Si tratta di una prestazione pensionistica anticipata che, ovviamente, non spetta a tutti, ma solo a particolari categorie.
Possono accedervi:
- Lavoratori dipendenti che svolgono mansioni gravose (per almeno 7 anni negli ultimi 10 o per almeno 6 anni negli ultimi 7);
- Invalidi civili al 74%;
- Lavoratori dipendenti disoccupati che hanno esaurito il trattamento di disoccupazione (come la Naspi);
- Caregivers che assistono familiari da almeno 6 mesi.
A meno che non si faccia parte di una delle categorie sopra indicate, non si può uscire dal lavoro a 61 anni d’età e l’intero percorso da seguire non è più percorribile.
Il richiedente dell’Ape sociale potrà usufruire del sussidio fino al compimento dei 67 anni per accedere alla pensione di vecchiaia. Ricordiamo, inoltre, che si accede all’Ape sociale 2024 con 63 anni e 5 mesi d’età e 30 anni di contributi versati. Inoltre, bisogna essere disoccupati e aver cessato l’attività lavorativa da almeno 3 mesi.
Pensione vera e propria
Una volta raggiunta l’età dei 67 anni, vengono maturati i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia.
Il percorso finisce qui, ma accanto al vantaggio di lasciare il mondo del lavoro con largo anticipo, ci sono comunque alcuni svantaggi.
Il primo problema potrebbe essere quello di dover fare comunque molti sacrifici economici, soprattutto durante il periodo di percezione della Naspi.
Ma, soprattutto, si deve tener presente che la pensione sarà inevitabilmente più bassa rispetto a quella che il lavoratore avrebbe percepito se avesse continuato a svolgere l’attività lavorativa fino ai 67 anni di età. Durante il periodo in cui il dipendente percepisce l’Ape sociale, non è prevista alcuna contribuzione figurativa a suo favore. Risulteranno meno contributi versati, con conseguente taglio della pensione.