Lo si potrebbe definire psicopatico, mostro, ma non sarebbe mai abbastanza per descrivere il serial killer reo-confesso Collins Jumaisi Khalusha, fermato questa notte, 15 luglio 2024, autore del brutale omicidio di 42 donne, smembrate e gettate come rifiuti in una discarica a Nairobi, in Kenya.

Donne smembrate e gettate in una discarica in Kenya, serial killer: “La prima è stata mia moglie”

Una fervente, quasi febbrile attività sadica, portata avanti sin dal 2022 e conclusasi questa notte, 15 luglio 2024, con il suo arresto: è finita così la lunga scia di omicidi compiuti da un 33enne, Collins Jumaisi Khalusha, reo-confesso di aver smembrato e scaricato in una discarica di Nairobi, in Kenya, 42 donne.

Sconvolti, orripilati anche gli agenti di polizia che lo hanno fermato. Il capo della direzione delle indagini penali keniota, Mohamed Amin, ha dichiarato: “Non ha rispetto per la vita umana“. Ai media locali, Amin ha spiegato che il ragazzo ha confermato una per una tutte le vittime, a partire dalla prima: la moglie del killer.

Secondo quanto affermato dal 33enne, avrebbe strangolato a morte la donna, fatta a pezzi, infilata in sacchi per l’immondizia e gettata come un rifiuto. A lei, però, ne sono seguite molte altre. Le ultime Josephine Owino, scomparsa lo scorso 26 giugno 2024, e un’altra vittima scomparsa due giorni dopo.

Le identificazioni delle vittime procedono lentamente in queste ore. Si attendono con ansia i referti autoptici, rallentati dalla mancanza di parti del corpo, dato che diverse donne sono state decapitate. Al momento, le forze di polizia stanno esaminando sacco per sacco tutti i rifiuti nella discarica, nella speranza di recuperare o trovare le altre donne. Finora, sono stati ritrovati 9 corpi.

Le indagini

Douglas Kanja, capo della polizia nazionale del Kenya, sta guidando le indagini, dopo il ritrovamento dei primi 6 corpi nella serata di venerdì, 12 luglio 2024:

Sono stati gravemente smembrati in diversi stati di decomposizione e lasciati in sacchi. Chiediamo la collaborazione dei cittadini affinché gli autori di questi atti efferati vengano arrestati

Ha detto il capo della polizia in una conferenza stampa a poche ore dall’avvistamento dei cadaveri. Amin Mohammed ha spiegato, poi, che le vittime avevano un’età compresa fra i 18 e i 30 anni e che, al momento, gli inquirenti stanno vagliando tutte le ipotesi:

Il modus operandi era quasi lo stesso. Se si guarda all’età, si tratta di persone tra i 18 e i 30 anni. Sono tutte donne. Se si guarda a come i corpi sono stati camuffati e impacchettati, sono tutti uguali. Abbiamo a che fare con una setta associata ad attività criminali? Abbiamo a che fare con serial killer che sono anch’essi associati ad attività criminali? O ancora, potremmo avere a che fare con medici disonesti che hanno a che fare con attività criminali? Tutte queste sono ipotesi che abbiamo cercato di portare a bordo.

Intanto l’episodio ha stravolto e scioccato la Nazione intera, soprattutto dopo i macabri dettagli diffusi dall’Independent Police Oversight Authority (IPOA), che dichiarato:

I corpi, avvolti in sacchi e fissati con corde di nylon, presentavano segni visibili di tortura e mutilazione. La discarica si trovava a meno di 100 metri da una stazione di polizia. Stiamo esaminando le denunce di rapimenti di manifestanti scomparsi dopo che le diffuse proteste antigovernative del mese scorso erano degenerate in un caos mortale. Ma non ha fatto alcun collegamento tra i dispersi e i corpi abbandonati.

Il “massacro della foresta di Shakahola”

Purtroppo, questo non è l’unico atroce fatto di sangue che ha creato sgomento nella popolazione keniota. L’anno scorso, infatti, 2023, il pastore Paul Nthenge Mackenzie ha convinto, insieme ad altri 94 imputati, oltre 400 membri di una setta religiosa al suicidio di massa.

Mackenzie, processato oggi, 15 luglio 2024, è accusato di terrorismo, omicidio, omicidio colposo e crudeltà verso i bambini per aver incitato i suoi seguaci a morire di fame per incontrare Gesù. L’enorme fossa comune è stata scoperta nella foresta di Shakahola, vicino alla costa che si affaccia sull’Oceano Indiano.