Il nodo della questione è tutto qui: cosa farà la Lega quando si tratterà di dover votare in Parlamento per l’invio degli aiuti militari all’Ucraina?
Passino le dichiarazioni davanti ai microfoni per accreditarsi in Europa agli occhi del nuovo Partito dei Patrioti dell’ultradestra di Victor Orban. Passino le dichiarazioni destinate a parlare alla pancia della base leghista, ma, la linea da non oltrepassare è sempre stata chiara: non far venire meno il sostegno alla maggioranza nelle aule del Parlamento.
Fino ad oggi la Lega ha sempre votato l’invio di aiuti militari all’Ucraina, sia con il Governo Draghi, sia con il Governo Meloni. Ma cosa farà domani? Le aperte critiche alla linea ufficiale del Governo italiano hanno infastidito non poco la Premier Giorgia Meloni che nei giorni scorsi, da Washington dove si trovava per il vertice Nato, non ha mancato di ricordare all’alleato il confine da non superare.
Sulla questione che sta rischiando di aprire la prima vera crisi di governo è intervenuto oggi anche il Ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani.
Tensioni nel Governo, Salvini: “Armi a Kiev? Finchè sono aiuti difensivi li votiamo…”
La sottotraccia è chiara: c’è un limite che non va oltrepassato se non si vuole aprire una crisi di Governo dagli esiti imprevedibili. Ecco, quindi, il mezzo passo indietro del leader della Lega che ‘chiarisce’ la linea del suo partito e smentisce le voci di una crisi nella maggioranza.
“Come sempre abbiamo fatto, le armi difensive all’Ucraina le abbiamo sempre sostenute, le crisi nella maggioranza di governo se le inventano le redazioni dei quotidiani, noi finchè sono aiuti difensivi li votiamo, altro discorso sarebbero gli aiuti offensivi ma l’ipotesi è per fortuna scomparsa”.
Salvini ‘rassicura’ gli alleati sulla fedeltà della Lega, ma allo stesso tempo chiarisce che non si tratta di una fedeltà incondizionata, muovendosi sempre sul confine ‘ambiguo’ del detto e del sottinteso. Smentisce, però, che sia in programma un faccia a faccia tra gli alleati.
“Non ci sono vertici, nessuna discussione in corso: il diritto alla difesa dell’Ucraina è sacrosanto, tutt’altro discorso l’invio di armi offensive, potrebbe essere l’antipasto di una terza guerra mondiale ma fortunatamente l’ipotesi è uscita dal dibattito politico, e l’invio di armi offensive non sono mai state sul tavolo del governo italiano nè della Meloni”.
Ha concluso Salvini.
Tajani:
Nel braccio di ferro a distanza tra Salvini e gli alleati è intervenuto oggi il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, Ministro degli Esteri e come tale colui a cui spetta il compito di dettare la politica estera nazionale, naturalmente su indicazione del governo.
Tajani ribadisce anche lui la linea dell’Italia sulla questione armi a Kiev, sottolineando, che
“L’Italia sostiene e continuerà a sostenere militarmente l’Ucraina, ma le armi fornite non devono essere impiegate contro la Russia.”
Perché ha ripetuto Tajani a favore dell’alleato:
“Non siamo in guerra con la Russia. Il nostro compito è difendere la liberta’ e la democrazia” ha aggiunto il ministro, e “far rispettare il diritto internazionale”.