Sembra di leggere la stessa notizia ancora e ancora e ancora. Cambia solamente il luogo o, al massimo, l’età, ma, poi, il succo rimane quello. E cioè dell’ennesima tragedia consumata in carcere, dove un detenuto si è impiccato nella sua cella, stavolta Venezia, oggi 15 luglio 2024.
Detenuto impiccato a Venezia: aveva da poco compiuto 37 anni
Non hanno nome, né volto i detenuti delle carceri italiane per come vengono descritti dalle pagine di cronaca. Hanno sogni? Speranze? Desideri? Si sono pentiti del reato che hanno compiuto oppure no? Non ci si interroga mai su queste cose, apparentemente semplici e che, invece, definiscono una persona.
Ma nelle carceri si continua a essere solamente numeri, stipati in celle sull’orlo di scoppiare. Non stupisce, quindi, apprendere, oggi 15 luglio 2024, dell’ennesima morte di un detenuto. Teatro della tragedia la lagunare Venezia, dove gli agenti hanno rinvenuto il corpo impiccato di un 37enne originario di San Donà di Piave.
In prima linea per denunciare quanto accaduto la Uilpa, l’Unione Italiana lavoratori Pubblica Amministrazione, che tramite il uso segretario generale, Gennarino De Fazio, ha dichiarato:
Originario di San Donà di Piave, 37 anni da poco compiuti, detenuto per vari reati connessi allo spaccio di stupefacenti, nella notte è stato trovato impiccato con il lenzuolo nella sua cella della Casa Circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia. A nulla sono valsi i soccorsi. Salgono così a 56 i morti suicidi in quello che appare come un bollettino di guerra, ma che è invece il tragico conteggio di persone nelle mani dello Stato e che lo Stato non riesce a tutelare. A questi bisogna poi aggiungere i 6 appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Una mattanza irrefrenabile
De Fazio (Uilpa): “È una mattanza”
Sono 56 le vittime di questa quotidiana mattanza. Un numero notevole per questa prima metà del 2024, circa 1 suicidio ogni 5 giorni. Una emergenza più volte raccontata da TAG24 e alla quale Uilpa è stanca di assistere:
Siamo nel pieno di un’emergenza penitenziaria senza precedenti. 14.500 detenuti oltre il massimo ospitabile, 18mila unità mancanti alla polizia penitenziaria, omicidi, suicidi, proteste collettive e disordini frequentissimi, risse, stupri, aggressioni, incendi, devastazioni, evasioni, traffici di sostanze, telefonini e armi, ma cos’altro deve accadere per suscitare un proporzionato intervento del Governo e del Parlamento? Si aspetta una strage ancora più grave? Un’evasione di massa? Cosa? Perché è chiaro che andando avanti così qualcos’altro di irreparabile accadrà ben presto. È di tautologica evidenza che un’emergenza come quella in essere non possa essere affrontata con misure ordinarie, tantomeno con inutili decretini come quello recentemente licenziato dal Governo. Servono interventi eccezionali e con carattere d’urgenza per deflazionare subito la densità detentiva, consentire cospicue e reali assunzioni straordinarie e accelerate nella Polizia penitenziaria e assicurare l’assistenza sanitaria e psichiatrica. Vanno poi avviate riforme complessive. Il tempo è già scaduto
L’emergenza carceri: troppi suicidi e rivolte. L’ultima a Torino e Trieste
Come ribadisce ancora una volta De Fazio, la crisi delle carceri sta diventando sempre più insostenibile e le ultime rivolte di Trieste e Torino ne sono l’orribile e lampante esempio. In questi giorni, infatti, infuriano i disordini al carcere Lorusso e Cutugno di Torino, finita persino su TikTok.
Devastanti le immagini e il grado di violenza raggiunto, con un agente ferito alla testa da un detenuto che gli ha lanciato contro la bomboletta del fornello consentito. A raccontare l’episodio il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci:
Come già più volte denunciato il carcere di Torino è fuori controllo, i detenuti fanno quello che vogliono, si autogestiscono, in barba alle regole. Chiediamo dunque che intervenga il ministro Nordio inviando i Gir (gruppi speciali) tanto decantati dal sottosegretario Delmastro e che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni dichiari, senza ulteriore ritardo, lo stato di emergenza delle carceri italiane che sono alla completa deriva, se si considerano anche le recentissime rivolte nelle carceri di Firenze Sollicciano, Viterbo, Aosta, Cuneo, Vercelli e Torino Lorusso e Cutugno, oltre a quanto è avvenuto al carcere di Ivrea, prima che accada qualcosa di grave e davvero irreparabile poiché il personale sta rischiando la vita
A Trieste, i prigionieri hanno urlato pesanti accuse al sistema giudiziario, affermando di “essere trattati come animali” da un sistema che dovrebbe essere “rieducativo, non “punitivo”. Diversi feriti sono stati il risultato dell’irruzione della polizia nel carcere triestino, nel tentativo di sedare la rivolta.