Boom dei PAC, ovvero dei Piani di Accumulo: sono oltre 11 milioni gli italiani che decidono di sottoscrivere fondi comuni di investimento. Ecco perché piacciono tanto agli under 40.
Il valore investito dai risparmiatori italiani che preferiscono detenere nel proprio portafoglio fondi comuni di investimento è pari a quasi 550 miliardi di euro ed il valore medio dell’investimento è pari a quasi 50mila euro. Ecco i dati che emergono dall’Osservatorio dell’ufficio studi di Assogestioni, che delinea l’identikit dei risparmiatori italiani. Dall’analisi svolta emerge la distribuzione geografica, la composizione anagrafica e di genere, le preferenze sui prodotti e i numeri sugli investimenti in fondi.
Boom dei PAC: l’analisi dell’Osservatorio dell’ufficio di Assogestioni
L’Osservatorio dell’ufficio di Assogestioni mette in evidenza che un italiano su 5 affida una parte dei risparmi ai fondi comuni di investimento, investendo in media circa 50mila euro. L’ammontare varia a seconda della tipologia di prodotto che viene detenuto nel portafoglio: dai fondi italiani a quelli stranieri. Il valore investito in fondi cross border è pari a 55mila euro.
A seconda della fascia anagrafica i risparmiatori scelgono di investire sui prodotti di gestione del risparmio tramite versamento unico, in forma mista o tramite i piani di accumulo (PAC). La forma prevalente scelta dall’oltre 60 percento dei risparmiatori è il versamento unico. Il 17 percento sceglie la forma mista e il 21 percento sceglie i piani di accumulo. I comportamenti sono differenti tra le generazioni più anziane e gli under 40enni.
Boom dei PAC: il divario tra Nord e Sud Italia
L’Osservatorio di Assogestioni mette in evidenza che ci sia un divario tra il Nord ed il Sud Italia con oltre il 64 percento dei sottoscrittori che risiedono nel Settentrione italiano. La regione con il tasso di partecipazione più elevato è l’Emilia Romagna con oltre il 29 percento, seguita dalla Lombardia con oltre il 27 percento, dal Piemonte con oltre il 26 percento e la Liguria con oltre il 25 percento. Piemonte, Lombardia e Liguria sono anche le regioni in cui l’investimento medio è più elevato.
Le regioni del Settentrione italiano sono le prime per investimento globale: i sottoscrittori residenti in tale area detengono quasi il 70 percento. Al Nord Ovest va oltre il 40 percento, mentre al Nord Est va oltre il 25 percento. Gli investitori del Meridione detengono il nove percento del portafoglio investimenti e quelli dell’Italia Insulare detengono il 4 percento.
Boom dei PAC: chi investe di più?
Dal punto di vista demografico l’età media nazionale dei risparmiatori è pari a 61 anni: ad investire maggiormente sono tutti coloro che sono nati tra il 1946 ed il 1964 (oltre il 40 percento). Seguono gli investitori della generazione nata negli anni compresi tra il 1965 ed il 1980 (29 percento). Il 16 percento degli investitori è rappresentato dagli over 78enni ed il 15% dei risparmiatori è rappresentato dalla Generazione Z. L’investimento medio per fasce anagrafiche sottolinea il divario generazionale: per coloro che sono nati tra il 1946 ed il 1964 l’importo medio dell’investimento è pari a 58mila euro.
Coloro che sono nati tra il 1923 e il 1940 l’importo medio dell’investimento è pari a 66mila euro e per tutti coloro che sono nati prima del 1927 l’investimento medio sale a 83mila. Tutti coloro che sono nati tra il 1946 ed il 1964 l’importo medio dell’investimento è pari a 42mila euro. Per gli investitori nati tra i primi anni Ottanta e la metà degli anni ’90 l’importo medio dell’investimento è pari a 21mila euro e per la Generazione Z l’importo medio è pari a 13mila euro.
Boom dei PAC: i canali di distribuzione
Il 95 percento dei fondi italiani viene distribuito tramite gli sportelli bancari, ma la rete dei consulenti finanziari ha un maggiore peso per i fondi cross border. A seconda della tipologia di prodotto di gestione del risparmio, l’Osservatorio mette in evidenza valori differenziati. Tra i prodotti italiani prevale la componente obbligazionaria, quella flessibile e meno la componente azionaria. Tra i fondi esteri prevale la componente azionaria, quella obbligazionaria e quella flessibile.