Nutrizione, mangiare male ha un costo per tutta la collettività: secondo il report di Fondazione Aletheia modelli nutrizionali errati contribuiscono ad incrementare i costi sanitari ed il rischio di insorgenza di patologie croniche.

La spesa sanitaria correlata all’assunzione di cibi super processati ed ai modelli nutrizionali sbagliati pesa il 3 percento sul Pil europeo. Nonostante il tasso di obesità sia migliorato, lo scorso anno l’eccesso di peso ha interessato oltre il 46 percento della popolazione. Oltre all’obesità è cresciuta l’incidenza del diabete. Assumere cibi errati non solo ha ripercussioni sulla salute, ma gli effetti collaterali di patologie colpiscono il portafoglio di tutti i contribuenti.

Nutrizione, mangiare male ha un costo: ecco gli effetti sul Pil

Un report “Malattie, Cibo e Salutepresentato dalla Fondazione Aletheia al dicastero della Salute ha messo in evidenza che seguire modelli nutrizionali errati non solo fanno male alla salute umana, ma costano a ciascun contribuente italiano quasi 290 euro all’anno. Gli effetti collaterali dell’obesità e delle patologie collegate hanno effetti negativi sul Pil europeo. Il rapporto “Malattie, Cibo e Salute” mette in evidenza che i costi sanitari correlati alle patologie dell’alimentazione pesano sul sistema economico e causano ogni anno una contrazione del Pil comunitario del 3,3 percento.

Nutrizione errata e tasso di obesità in aumento

Il rapporto mette in evidenza che tra le patologie correlate ai modelli nutrizionali errati spicca l’obesità causata dall’abuso di additivi chimici e dall’assunzione costante di cibi ultra-processati.

Rispetto agli altri paesi europei e del mondo, l’Italia presenta un tasso di obesità inferiore anche se lo scorso anno l’eccesso di peso ha interessato oltre il 46 percento della popolazione. Nel corso degli ultimi due decenni il numero di persone affette da obesità è cresciuto di oltre 36 punti percentuali.

In aumento l’incidenza del diabete

Oltre all’obesità, si aggiunge un incremento dell’incidenza del diabete, che è passato da 6,3 punti percentuali nel 2021 a 6,6 punti percentuali. Secondo il rapporto dell’Italian Barometer Diabetes in Italia sono quasi 4 milioni le persone affette dal diabete di tipo 2 e, secondo le proiezioni, il numero potrebbe ulteriormente crescere.

Il rischio più elevato di ammalarsi maggiormente sono gli over 74, gli uomini ed i residenti nell’Italia del Sud. In Italia l’aumento del sovrappeso è legato a stili nutrizionali errati rappresenta il 9 percento della spesa sanitaria nazionale e comporta un esborso di 300 euro a persona.

Come contrastare e prevenire l’obesità

Per contrastare l’obesità la migliore medicina è rappresentata dalla Dieta Mediterranea, la quale è iscritta nella lista del patrimonio culturale dell’Unesco. Questo regime alimentare comporta una serie di effetti benefici sullo stato infiammatorio cronico, sulla composizione corporea e sui parametri cognitivi.

La riduzione di cibi ultra-processati consente di combattere l’insorgenza di patologie legate allo stile alimentare. Lo studio stima che un taglio del 20 percento delle calorie assunte da cibi ad alta concentrazione di sale, zuccheri e grassi saturi potrebbe prevenire in Italia oltre 680mila patologie croniche entro il 2050.

I controlli di qualità sui prodotti alimentari

Spesso si assiste a strumentalizzazioni e disinformazione che spingono verso modelli di consumo, che sono dannosi per la collettività. Per il Direttore del think thank Aletheia Fargione ciò è inammissibile in Italia, che vanta un patrimonio enogastronomico di assoluta eccellenza. Lo studio fotografa la garanzia del controllo di qualità dei cibi assunti, sia sotto l’aspetto della sicurezza alimentare sia in termini di composizione nutrizionale.

I cibi italiani risultano essere i più controllati dalle autorità comunitarie con oltre 11.000 campioni analizzati. Seguono i prodotti francesi e quelli tedeschi, rispettivamente pari a 10.000 e a 8.700 unità. Oltre il 10 percento dei campioni di origine extra UE ha registrato livelli di contaminazione da fitofarmaci superiori ai limiti legali, ben cinque volte superiore a quelli di origine comunitaria.