Pablo Neruda, personalità letteraria iconica del XX secolo, “è stato poeta, diplomatico, ambasciatore, militante comunista, poeta d’amore, ma soprattutto poeta civile. Come un coltello svizzero multiuso, ha racchiuso il molteplice – così Fulvio Abbate racconta Neruda, in un’intervista in esclusiva per TAG24.IT – molti lo hanno conosciuto grazie ad una canzone di Renzo Arbore: ‘Lo diceva Neruda che di notte si suda’. Come Prevert, Neruda ha una voce straordinaria, ha raccontato la storia del Cile, in un momento drammatico per il Paese, aveva una capacità metaforica e di restituire delle immagini che rapiscono in modo immediato. I suoi versi sono quasi canzoni, è assimilabile ad Hemingway come capacità leggendaria.”
Pablo Neruda non solo poeta dell’amore: ecco perché ha vissuto tutti i sentimenti
“Neruda è morto difendendo la libertà del suo popolo, oppresso da una dittatura che aveva tentato di impedire. Ha vissuto tutti i sentimenti con grande forza, anche il sentimento dell’appartenenza al Cile. E’ stato il poeta dell’America, dell’America Latina in particolare – spiega Roberto Ippolito, autore del libro Delitto Neruda – la sua storia letteraria comincia all’età di 20anni, sarà messo a tacere nel 1973 con una tragica morte. Neruda aveva un’ampiezza di vedute tale che gli consentiva di raccontare anche le piccole cose: era molto attaccato alla vita, è stato una figura piena e completa.”
L’uomo e il poeta sono la stessa persona?
Non sempre un grande artista è anche un grande uomo. Non è il caso di Pablo. Oggi rimane l’entusiasmo per la vita, il carattere. “Pensiamo alle amicizie, ai legami forti durati nel tempo, tra questi ricordiamo relazioni con poeti, dirigenti comunisti, artisti come Picasso. Ha rivendicato, tra le altre cose, il diritto all’allegria. Una delle poesie più belle non politiche, né d’amore, è Ode al giorno felice – ha aggiunto Ippolito – non dimentichiamo che stiamo parlando di un perseguitato, di una persona uccisa a causa della sua grandezza.”
Il mistero della morte
“La morte per il tumore non è dimostrabile, ma è difficile che l’attesa sentenza arrivi. E’ stato ucciso col colpo di stato. La riapertura dell’inchiesta a febbraio offre la possibilità di valutare ulteriori elementi, ma è un continuo rimandare. Nel 1924 stava diventando celebre nel mondo e quella celebrità dava fastidio al regime di Pinochet – si è congedato Ippolito – sarebbe partito per il Messico di lì a breve e avrebbe denunciato gli orrori che stavano accadendo in Cile, orrori che indico nel libro.”
“Rivalutato anche a destra”, Andrea Velardi docente dell’Università Niccolò Cusano
“Era un poeta inserito nel canone occidentale da Harold Bloom, del resto era un poeta, libero dagli schemi, dalla poesia tutta sentimento e canto forse a volte troppo semplice per la nostra storia della poesia italiana soprattutto legata all’ermetismo, come per me che ho un culto per Eugenio Montale e per questo Neruda è poeta all’estremo opposto di una semplicità a volte quasi irritante, però va capito nella sua specificità perché è riuscito a essere un poeta popolare e letterario insieme, è stata una mistura strana di questo e va letto soprattutto in spagnolo perché in italiano perde tantissimo, rischia di diventare ancora più banale. Per esempio tradotto da Quasimodo nell’edizione Einaudi è straordinario anche per i contenuti e le metafore delle poesie dedicate all’America e quelle in cui emerge una vera e propria poetica degli Elementi primigeni – ha spiegato Andrea Velardi, docente dell’Università Niccolò Cusano – perfino la destra non ha potuto non rivalutarlo per esempio il Giornale lo acclamava come Voce degli umili e dei perseguitati, Neruda ha scardinato la poesia elitaria e raffinata e vi ha messo la vita vera. La voce degli umili, di pescatori e contadini, ma anche ferrovieri e minatori: Neruda ha lasciato il segno, a prescindere da tutto. Per questo per molti anche a destra viene ripreso nonostante che fosse sia stato un vero e proprio martire del comunismo e sia morto per questo durante la dittatura.”
La storia non va avanti senza personalità come quella di Neruda
“Neruda dimostra che la storia non va avanti senza grandi personaggi, per incidere nella storia non si può non essere ingombranti. Ci possono essere nuove battaglie o regimi da combattere ancora più perversi e perfidi di quelli del passato, e richiedono più disponibilità al sacrificio – si è congedato Velardi – ci sono situazioni oggi in cui il sacrificio è il primo modo di ribellarsi. La storia di Neruda dev’essere fatta propria da tutti gli eroi contemporanei.”