Cartelle esattoriali: nuovi guai o aiuti per chi non paga? Il futuro del recupero crediti potrebbe passare dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione alle società private. Nuove regole, nuova vita e grandi novità per i contribuenti italiani che non regolarizzano i debiti. Sono previste nuove operazioni per il recupero di tasse, imposte e altri oneri.

Ora, il magazzino dei crediti insoluti potrebbe essere smaltito in diversi modi. Un segnale forte è lo scarico dopo cinque anni; l’altro è la sfida di rimettere i crediti nelle mani di società private. Vediamo insieme cosa rischiano gli italiani che non pagano le cartelle esattoriali.

Cartelle esattoriali: nuovi guai o aiuti per chi non paga?

Da tempo si discute sul magazzino dei crediti insoluti dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione e, nell’ultimo anno, la situazione non è migliorata. La stessa Corte dei Conti ha fornito l’importo sui crediti che il concessionario dovrebbe incassare, ovvero un importo pari a circa 1.207 miliardi di euro.

Tra le sfide dei prossimi anni c’è una posizione diversa dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, più attiva e dinamica nel recupero dei crediti.

Il piano del concessionario si basa su un ciclo di cinque anni per poi attivare lo scarico dal ruolo e rimetterlo all’Ente di riferimento. In quest’ultimo passaggio, potrebbero entrare in gioco le società di recupero dei crediti. Vediamo insieme alcune interessanti novità.

Cartelle esattoriali: rateizzazione in 10 anni

Nella riforma fiscale, sono previste delle novità per alleggerire la pressione sul concessionario della riscossione; pertanto, si prevede una riduzione delle risorse economiche impiegate, che riguardano in modo particolare l‘invio di notifiche, lettere, spedizioni, nonché del personale impegnato nell’esercizio delle varie procedure della riscossione.

Nei prossimi anni, sempre più contribuenti potranno rateizzare il debito contenuto nelle cartelle esattoriali con maggiore facilità.

Con l’accesso a rateizzazioni in 84 rate per somme fino a 120 mila euro. L’asticella delle rateizzazioni dovrebbe allungarsi proporzionalmente con rate sempre più basse; pertanto, è possibile che dal 2025 e proseguendo nel 2026, sarà possibile rateizzare il debito fino a 96 rate, mentre dal 2027 si potrà accedere a un rateizzo in 108 rate, fino a un massimo di 120 rate.

Si ricorda che, attualmente, i contribuenti possono accedere a un rateizzo ordinario in 6 anni, ovvero 72 rate, se la somma che si intende dilazionare non supera 120 mila euro.

Se, invece, il contribuente si trova in “comprovata e grave situazione legata alla congiuntura economica”, può chiedere una rateizzazione straordinaria in 10 anni, ovvero 120 rate, se la somma che si intende dilazionare supera 120 mila euro.

Dal discarico delle cartelle esattoriali al recupero crediti delle società private

Nel corso del periodo post-pandemico, sempre più contribuenti hanno scelto di rateizzare le cartelle esattoriali o il debito emerso dagli alert inviati dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. In base ai recenti dati diffusi da fiscooggi.it, nel 2023 le istanze di rateizzazione concesse sono state più di 1,4 milioni, con una crescita del 12% rispetto al 2022.

Ed è proprio questo motivo che ha spinto l’ente impositore a promuovere i piani di rateizzazione richiedibili al concessionario. Tuttavia, il vero problema potrebbe essere diverso e riguardare il futuro, ovvero il momento del discarico del credito dopo cinque anni dalla data di presa in carico della Riscossione.

Erroneamente, si potrebbe supporre che quest’ultimo strumento rappresenti un aiuto per un’ampia platea di contribuenti che non riesce a regolarizzare la propria posizione debitoria. Tuttavia, la realtà potrebbe essere ben diversa.

Come riportato da investireoggi.it, la cancellazione delle pendenze debitorie potrebbe trasformarsi in un nuovo incubo per i contribuenti. La normativa prevede il discarico dei crediti non recuperati dopo 5 anni, ma anche che la Riscossione riconsegni il pacchetto dei suddetti crediti all’Ente originario.

Pertanto, il credito non viene cancellato, ma potrebbe essere rimodulato, considerando che gli enti possono vendere i pacchetti dei crediti a società private che si occuperanno del recupero dei debiti.

Potrebbe accadere che le società di recupero crediti siano incluse anche nel pacchetto per i debiti fiscali.