Un errore che può costare caro. Forse l’ultimo e decisivo. Già perché il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, durante la conferenza e nel presentare Zelensky, è inciampato in un innocente quanto mai drammatico lapsus quando, alla fine del suo breve intervento a conclusione del vertice Nato, ha annunciato di passare la parola al Presidente russo Vladimir Putin, invece che al Presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Signore e signori, il presidente Putin”. Sono partiti gli applausi, poi Biden si è reso conto, si è fermato ed è tornato sui suoi passi e rivolgendosi alle persone che lo stavano guardando, si è subito corretto, dicendo: “Putin? Oh, no, presidente Zelensky, sono talmente concentrato su Putin, è quello di cui dobbiamo comunque preoccuparci…”. Tutti hanno riso, ma allo stesso tempo è stato un ulteriore segnale che qualcosa che non va c’è, eccome.

Cresce il malcontento dei Democratici che spingono Biden verso il ritiro

E così, mentre Joe Biden cerca il più possibile di contenere le sue cadute e ricadute, soprattutto quella che ha aperto lo squarcio e i dubbi dei Democratici, quando ha avuto il confronto con Trump, il suo partito lo sta mollando sempre di più e a ritmi vertiginosi.

Durante la settimana del vertice della Nato, ha dovuto lavorare non poco per rassicurare i legislatori e i suoi sponsor che sono sempre più nervosi, tanto da spingerlo verso un passo indietro, al quale lui non accenna minimamente.

Il malcontento cresce all’interno del partito tanto che il leader dei Democratici al Senato Chuck Schumer sarebbe favorevole a un ritiro dalla corsa presidenziale di Joe Biden. Ad assicurarlo è il New York Times, secondo il quale, nonostante le dichiarazioni pubbliche in cui ha detto di “stare con Joe”, Schumer, storico alleato del Presidente degli Stati Uniti, avrebbe confessato privatamente ad alcuni donatori e colleghi di partito di essere pronto anche ad accettare l’idea di sostituire Biden in corsa se la scelta dovesse risultare vantaggiosa per i Democratici.