La Lazio è partita questa mattina per il ritiro estivo di Auronzo di Cadore, ma tra i biancocelesti non c’era Ciro Immobile. L’attaccante ha infatti deciso di accettare l’offerta arrivata dal Besiktas e si prepara a vivere questa nuova esperienza. Lotito e Fabiani aspettavano un’offerta formale e oggi potrebbe arrivare l’ufficialità del suo trasferimento, per una cifra di circa 3 milioni di euro. Dopo 8 anni il capitano, colui che ha timbrato il cartellino per ben 207 volte, è pronto a salutare. Per commentare il passaggio di Immobile dalla Lazio al Besiktas, Fabio Liverani, ex calciatore biancoceleste, che dopo aver appeso gli scarpini al chiodo ha intrapreso la carriera da allenatore, è intervenuto in esclusiva a Tag24. 

Immobile passa dalla Lazio al Besiktas: a Tag24

Le storie d’amore, anche quelle più belle, rischiano prima o poi di volgere al termine. È successo tante volte nel calcio e succederà ancora. Ciro Immobile ha scritto, con la Lazio, uno dei capitoli più belli in assoluto in 124 anni di storia biancoceleste. Arrivato in sordina, dopo qualche stagione a vuoto e dopo aver girovagato a lungo, a Roma ha trovato casa e si è fermato. 8 anni e 207 gol, una scarpa d’oro conquistata grazie a 36 reti in una stagione e poi Campione d’Europa con la Nazionale di Mancini e tre trofei con i capitolini. Meglio di chiunque altro, ha impresso il suo nome in maniera indissolubile nella storia della Lazio. Ora ritiene il suo ciclo finito e a 34 anni ha bisogno di nuovi stimoli. Per commentare il passaggio di Immobile dalla Lazio al Besiktas, Fabio Liverani, ex calciatore biancoceleste, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

D: Immobile lascia la Lazio per andare al Besiktas. Pensi che il ciclo di Ciro fosse finito? 

R: Credo che sia difficile nel calcio avere grande riconoscenza, ma Ciro è la storia attuale della Lazio. Ha dato un grande esempio, sia in campo che fuoroi e ha trasmesso valori importanti. L’ultima stagione non è stata la migliore, ma non ci possiamo scorsare le prime 7. Se la situazione ha accontentato tutti, credo che sia meglio così.

D: Era impossibile pensare che lui potesse accettare un ruolo da comprimario e terminare la carriera a Roma?

R: Non penso che abbia preso questa decisione per questioni economiche. A Roma aveva un buon ingaggio. E’ vero che al Besiktas va a prendere di più, ma non penso che sia stato questo a far pendere l’ago della bilancia verso la Turchia. Conoscendo Ciro credo invece che lui non volesse far finire male un percorso straordinario. Lui ha bisogno di sentirsi importante, da capitano, da recordman e da leader. Non poteva essere accantonato, non sarebbe stata la giusta uscita di scena. Penso sia meglio chiudere al top. Ciro troverà nuovi stimoli, non vuole abdicare. La Lazio da canto suo ha fatto delle scelte e ora si è liberata dall’ombra di Immobile.

D: Come si sostituisce uno come Immobile? Si aspetta che la Lazio acquisti un nome importante in attacco o bastano Castellanos e Noslin? 

R: Non è facile perchè io conosco la piazza e non si può cancellare ciò che è stato storia. Le pressioni saranno tante. Servirà carattere e personalità. Scendere in campo al posto di Ciro non sarà semplice per nessuno. Con Castellanos, Noslin e Tchaouna credo che l’attacco sia completo. Non conosco le idee della Lazio, ma non mi aspetto un nome importante, che possa andare a sostituire l’immensità di Ciro.

D: Con Immobile la Lazio perde anche il suo capitano. Ora chi ha il carisma per poter indossare questa fascia?

R: Non so chi farà il capitano. Io vengo da un periodo in cui la fascia di capitano andava al giocatore con più militanza. Vedremo chi potrà farlo. E’ evidente che dopo Ciro servirà qualcuno forte dal punto di vista caratteriale ed emotivo.

L’era Baroni

D: Intanto è iniziata l’era Baroni, come lo vede il mister?

R: Credo che Baroni abbia meritato sul campo questa possibilità. Ha raggiunto sempre gli obiettivi per cui lavorava e a Verona lo ha fatto in una difficoltà immensa. Il campo darà le sue risposte, ma sono fiducioso.

D: Un’estate di rivoluzione, il direttore Fabiani ieri ha richiesto pazienza. Lei conosce bene l’ambiente romano, pensa che riuscirà a mantenere la calma?

R: Da una parte ci deve essere la pazienza della società, dall’altra i tifosi, che difficilmente ti danno tempo. L’importante è che ci sia serenità e coesione all’interno del club. Si devono mettere in conto le sconfitte, i passaggi a vuoto. Dovranno dimostrare di credere veramente nel progetto che si è cominciato. La gente difficilmente va dietro a queste cose perchè vuole vincere. Le critiche o i giudizi dei tifosi, come è giusto che sia, dipendono dal risultato. Gli addetti ai lavori invece dovranno essere equilibrati e criticare per ciò che vedono.