La riforma delle pensioni 2025 non regna ancora incontrastata. Nessun cambiamento significativo è stato apportato al sistema previdenziale, se non un timido accenno a Quota 41, all’Ape sociale e Opzione donna.

Come andremo in pensione nel 2025? È difficile rispondere a questa domanda. Per ora, il governo italiano discute su altre priorità; pertanto, le pensioni non sono tra le questioni da risolvere nell’immediato e non ci sono previsioni nemmeno in vista della scadenza dell’anticipo pensionistico al 31 dicembre 2024.

Premettendo che gli esperti hanno ipotizzato l’introduzione di possibili novità dopo l’approvazione della nota di aggiornamento al DEF, vediamo insieme come funzionerà il sistema pensionistico nel 2025.

Pensioni 2025: la riforma tra Quota 41, Ape sociale e contributi

Purtroppo, sul fronte pensionistico non emerge ancora una linea chiara. In linea di massima, la Lega mantiene ferma l’intenzione di permettere a tutti i lavoratori di accedere a Quota 41.

La misura è tutt’altro che parsimoniosa, e difficilmente la Lega potrà vantare di aver raggiunto uno degli obiettivi tanto decantati in campagna elettorale. Ce ne sarebbe molto da discutere, ma è probabile che una Quota 41 per tutti, messa a regime, difficilmente garantirebbe il superamento della legge Fornero.

Va detto che il Documento di economia e finanza dello scorso aprile ha mostrato una crescita inferiore alle aspettative, e il governo italiano con la legge di Bilancio 2025 dovrà intraprendere il piano di recupero del debito, così come previsto dalle indicazioni dell’Unione Europea.

Ci sarà il taglio del cuneo fiscale nel 2025?

La maggioranza politica è ben propensa a rinnovare il taglio del cuneo fiscale anche per il prossimo anno. Tuttavia, va messo in conto che la misura peserà sulle casse dell’Erario circa 10 miliardi di euro.

Un apporto finanziario che non lascia spazio all’ingresso della riforma delle pensioni; pertanto, almeno per ora, il discorso sembra rinviato a tempi migliori.

D’altra parte, sono stati congelati i confronti con i sindacati, e la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha spiegato che “la riforma delle pensioni è lontana”. Anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha confermato l’assenza di risorse sostenibili tali da affrontare un discorso risolutivo in campo previdenziale.

Cosa potrebbe cambiare con la Nota di aggiornamento al DEF

È possibile che la discussione sulle pensioni venga riaperta quando il governo avrà un quadro economico più chiaro, ovvero subito dopo l’approvazione della Nota di aggiornamento al DEF, prevista per settembre 2024. È possibile che venga confermato il PIL in crescita di oltre l’1%, come previsto ad aprile.

Come riportato da money.it, ci sono dei flebili segnali positivi: il taglio degli interessi di 25 punti base, che significherebbe un minor costo degli interessi sul debito pubblico, e anche maggiori risorse finanziarie. D’altronde, il calo dell’inflazione potrebbe aiutare, riducendo il costo della rivalutazione degli assegni pensionistici. Si stima un tasso dell’1,6% per il prossimo anno, molto inferiore all’8,1% del 2023 e al 5,4% del 2024.

Riforma pensioni 2025: Quota 103, Ape sociale e Opzione donna

Sono almeno tre gli interventi urgenti che hanno richiamato l’attenzione del governo italiano: la scadenza al 31 dicembre 2024 delle misure Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna.

Riassumendo:

  • Quota 103: permette di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, oltre ad altri requisiti.
  • Ape sociale: permette di accedere a uno scivolo pensionistico a 63 anni e 5 mesi con 30 o 36 anni di versamenti contributivi. I requisiti cambiano in base alla categoria di lavoro di riferimento e ad altre condizioni.
  • Opzione donna: è stata portata a 61 anni e 35 anni di versamenti se maturati al 31 dicembre 2023.

In autunno sarà trattato l’argomento delle pensioni? Forse no, anzi, dipenderà dal quadro complessivo monetario del Paese.