Una possibile escalation militare con soldati italiani impegnati a combattere nell’Europa dell’est? È il pericolo concreto ravvisato da Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra e da altri esponenti delle opposizioni, di fronte alle armi che l’Italia ha promesso di inviare all’Ucraina nell’ambito degli aiuti militari Nato.
Rischio che, però, viene seccamente smentito dagli esponenti del governo Meloni, con Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia che parla esplicitamente di “bugie“.
Ucraina, 1,7 miliardi in armi il prossimo anno dall’Italia, Bonelli: “Soluzione al conflitto non può essere quella militare”
Pieno sostegno a Kiev. Il vertice Nato inaugurato ieri, 9 luglio 2024, a Washington vede il sostegno allUcraina come presupposto essenziale delle discussioni tra le varie nazioni che partecipano al vertice. Un supporto, ovviamente, anche di natura militare, con il pacchetto di 40 miliardi di dollari di aiuti militari previsto dall’Alleanza Atlantica, dei quali l’Italia fornirà il prossimo anno 1,7 miliardi.
Una strada che, per alcuni, significa esclusivamente portare alle estreme conseguenze un’escalation militare senza fine.
Ne è convinto Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, che pur condannando i “crimini di guerra” commessi da Vladimir Putin, ribadisce la necessità di intraprendere un percorso diplomatico per la risoluzione del conflitto. Di questo dovrebbe farsi promotrice l’Europa, anziché favorire un’escalation militare che “da due anni a questa parte sta portando solo vittime civili“:
“Chi pensa che la soluzione a questo drammatico conflitto sia quella militare, sbaglia. Il punto è che è necessario che si faccia un negoziato, perché la soluzione non può essere militare”.
L’incontro con i cronisti, tra cui l’inviato di TAG24 Lorenzo Brancati, consente a Bonelli anche di fare un punto sulla situazione in Europa e sulle aspettative legate ai nuovi assetti politici dell’Ue.
Il suo punto fermo resta la lotta contro i cambiamenti climatici e in favore della transizione ecologica prevista da quel ‘green deal’ che oggi sembra trovare meno sostenitori a Bruxelles. Il deputato Avs ritiene che c’è una cosa su cui tutti, però, devono essere d’accordo: il fondo sociale per il clima per sostenere i ceti medi e le piccole e medie imprese di fronte ai costi della transizione.
Il resto, dice, riguarda gli equilibri politici interni al Partito Popolare Europeo. E, su questo, lancia un attacco ad Antonio Tajani, che da tempo batte i pugni sul tavolo sostenendo la netta chiusura ai Verdi in favore di un accordo con i Conservatori:
“Deve ragionare dentro al suo partito, il Ppe, che è il primo a dire no ai Conservatori. Lui dice anche che non vuole accordi con l’estrema destra, ad esempio i Patrioti di Orban, ma governa qui in Italia con l’estrema destra di Salvini”.
E, proprio su Viktor Orban, anche a Bonelli non è piaciuta l’iniziativa personale del premier ungherese di recarsi da Putin in veste, non riconosciuta, di presidente di turno dell’Unione e torna a chiedere l’applicazione dell’articolo 7 del Trattato dell’Unione europea, secondo il quale i Paesi membri del Consiglio possono richiedere, con parere motivato, di escludere il Paese designato a guidare temporaneamente il Consiglio.
La replica di Donzelli (FdI): “Invio di truppe non è in programma”
Ma dalla maggioranza non si vuole sentir parlare di escalation o di un coinvolgimento militare più diretto del nostro Paese.
Lo ribadisce Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia, che esclude che gli aiuti militari a Kiev si traducano in un invio di soldati a combattere:
“Abbiamo già chiarito che non è in programma. Fa parte della soliti racconti pieni di bugie di chi non può raccontare la verità perché, altrimenti, si sbugiarda da solo”.
Gli fa eco il capogruppo FdI alla Camera, Tommaso Foti, che denuncia il cambiamento di linea sulla guerra in Ucraina di Giuseppe Conte e del Movimento 5 Stelle, parlando di un mero calcolo politico:
“Questo è tipico di chi ha un volto e una maschera. Perse le elezioni, gli è rimasta solo la maschera…”
Un ‘doppio gioco’ che riguarda anche gli impegni Nato relativi alla spesa per la difesa, presi a suo tempo dal governo Conte e che ora l’esecutivo a guida Meloni onorerà, “compatibilmente con la situazione del nostro bilancio“.