Lo ha detto un anno fa ma l’invito di Sergio Mattarella a “mettersi alla stanga” è sempre valido. Il presidente della Repubblica lo rivolse ai dirigenti delle camere di commercio: “Siete un’istituzione nata dal basso, per lo sviluppo, le cui radici sono antiche. Nel ringraziarvi del vostro impegno vi rivolgo l’invito che, in un contesto ben diverso, Alcide De Gasperi rivolse nel Dopoguerra, quando occorreva ricostruire l’Italia dalle macerie e insieme edificare un’autentica democrazia: è il momento per tutti, a partire dalla realizzazione del Pnrr, di mettersi alla stanga”. Molti si sono chiesti che cosa vuol dire: la “stanga” è quella del carro trainato dai buoi e quindi Mattarella invitava a mettersi al lavoro. 

De Gasperi utilizzò questa espressione nel 1949 e Mattarella un anno fa

Il primo a utilizzare questa espressione è stato Alcide De Gasperi al congresso della Democrazia cristiana nel 1949 rivolgendosi al compagno di partito Giuseppe Dossetti che, dopo aver riconosciuto la positività dei risultati fino ad allora ottenuti dal governo, chiese che fosse compresa “l’ansia di coloro che desiderano esser il pungolo per quello che c’è ancora da fare”. De Gasperi ribatté riconoscendo a sua volta che ogni governo ha bisogno di uno stimolo, ma che la parola pungolo non gli piaceva perché gli ricordava i buoi. E, in modo polemico, proseguiva: “Io posso anche accettare il pungolo, ma alla condizione che quelli che stanno pungolando scendano dal carro e si mettano alla stanga”. Un modo di dire che va bene per ogni periodo storico. Anche oggi potremmo affermare che ogni cittadino ha il dovere di trainare il carro, che si chiami Italia o che sia una delle tante formazioni sociali che arricchiscono il tessuto democratico del nostro Paese.

Stefano Bisi