Al pari di tanti Istituti penitenziari italiani, anche il carcere di Avellino sconta, da anni, il sovrapporsi di problemi e criticità mai effettivamente risolte.

Come denunciato qualche giorno fa dal segretario regionale del Sappe, Tiziana Guacci, nella casa circondariale di Avellino sono riscontrabili “criticità gestionali” in quasi tutto l’istituto, con condizioni allarmanti per “sovraffollamento, carenza di organico e difficoltà di gestione della popolazione detenuta”.

A preoccupare, in particolare, è il numero dei reclusi, oggi ben 620 a fronte di una capienza regolamentare di 507 posti.

Carcere di Avellino, il racconto di suor Isabella Lops

Per descrivere la realtà del carcere di Avellino, in prosecuzione con il racconto che Tag24 sta portando avanti per far emergere la crisi che vivono gli Istituti penitenziari italiani, non poteva mancare la voce di chi, volontariamente, presta il suo servizio per tentare di alleviare i disagi dei detenuti, come suor Isabella Lops, da dieci anni attiva nelle carceri italiane, con una particolare attenzione per i minori:

«Ho iniziato a frequentare il carcere a Bari circa dieci anni fa. In quegli anni mi trovavo in un quartiere difficile della città, dove vivevano tante famiglie con dei detenuti dentro il carcere o in casa. Ho iniziato a sentire il bisogno di avvicinare queste persone e, in modo particolare, i giovani detenuti nelle carceri e nelle comunità educative penali e civili. Negli anni ho collaborato con tanti di loro, accogliendo in casa tanti ragazzi nel periodo di messa alla prova».

Carceri, suor Isabella: “I detenuti hanno bisogno di raccontarsi”

A seguito dell’esperienza maturata con i giovanissimi, suor Isabella decide di continuare la sua attività di supporto anche ad Avellino, seppur in assenza di un carcere minorile, perché consapevole delle necessità che accomunano chi, per un motivo o un altro, vive la detenzione:

«Nonostante ad Avellino non ci sia un carcere minorile, ho deciso di continuare a dedicarmi alle carceri per incontrare i fratelli che hanno sbagliato. Fratelli sì, perché anche chi commette errori, magari per povertà o magari perché attirato da soldi facili, ha nel suo cuore il punto accessibile al bene.

I detenuti hanno bisogno di raccontarsi: io faccio molti colloqui con loro, ascoltando le storie di chi ha chiesto perdono per il male fatto e di chi ancora trova qualche scusa perché, nel compiere il reato, è stato mosso dalla necessità di dare da mangiare ai suoi figli e alla sua famiglia.

Oltre all’ascolto, noi portiamo poi anche un po’ di vestiario, di materiale per l’igiene e anche del tabacco. Purtroppo molti di loro vengono abbandonati dalle famiglie e neanche fanno i colloqui settimanali. Eppure avrebbero un bisogno immenso di relazioni.

Non dimentichiamo, poi, i nostri fratelli tossicodipendenti che hanno gran bisogno del nostro abbraccio».

Carcere di Avellino, un mese fa l’ennesima aggressione contro un agente

L’attività di ascolto che suor Isabella svolge nel carcere di Avellino serve, come racconta lei stessa, a tentare di portare un po’ di pace tra i detenuti.

«I detenuti vanno rassicurati e incitati a non inquietarsi. Io ripeto sempre loro di portare pace, perché purtroppo con molta facilità arrivano a fare risse tra di loro e aggredire gli agenti».

Le tensioni, infatti, portano spesso a vere e proprie risse e aggressioni, soprattutto ai danni degli agenti di Polizia penitenziaria. L’ultimo grave episodio, nella casa circondariale di Avellino, è stato denunciato da Raffaele Troise, segretario Gau dell’Uilpa PP, il quale ha riferito di come un detenuto, approfittando dell’apertura dello sbarramento, sia scagliato contro un agente colpendolo con pugni e colpi di forbice.

Carcere di Avellino, la gestione è sempre più difficile tra sovraffollamento e carenza di agenti

Nonostante gli sforzi degli agenti di Polizia penitenziaria, a fronte di tassi di sovraffollamento sempre più elevati e della cronica carenza di organico, assicurare l’incolumità di detenuti e operatori è sempre più difficile. Per questo, come sottolinea suor Isabella Lops, il supporto deve essere garantito anche agli agenti, come dimostra un episodio accaduto proprio stamattina nel carcere di Avellino:

«Stamattina siamo rimasti nel settore transito perché, essendoci un solo agente, questo pur scusandosi non si è potuto assumere la responsabilità di aprirci le porte per farci entrare. Siamo così tornati indietro e solo dopo, con l’aiuto di un ispettrice, siamo riusciti a incontrare i detenuti».

Purtroppo c’è una forte carenza di agenti di Polizia penitenziaria e anche degli stessi volontari. Io stessa fatico a trovare volontari per le nostre visite del lunedì e del martedì. Oggi, vedendo quell’agente solo, mi sono proposta per aiutare ulteriormente perché ho visto in lui l’esasperazione. Il nostro obiettivo, infatti, non è solo supportare i fratelli detenuti, ma anche gli agenti che, ugualmente, hanno bisogno del nostro aiuto».

Carcere di Avellino, l’appello di suor Isabella: “Le istituzioni pongano più attenzione all’uomo”

Per quanto riguarda le condizioni del carcere di Avellino e i tassi di sovraffollamento, suor Isabella racconta:

«La struttura non è proprio fatiscente ma, mancando il personale, diventa faticoso stare dentro. Una cosa che mi ha fatto impressione è che in molte celle la cucina a disposizione dei detenuti è nel bagno. Questa situazione mi ha davvero colpito.

A fare paura, più di tutto, è però il sovraffollamento, che non significa solo assenza di spazio ma anche assenza di attenzioni. Più detenuti ci sono e meno c’è possibilità di seguirli tutti. Se fino a qualche mese facevo tre colloqui al giorno, oggi ne faccio circa tredici a volta per dare a tutti i detenuti la possibilità di parlare e di chiedere aiuto».

Per questo suor Isabella lancia un appello alle istituzioni:

«Mi appello alle istituzioni perché si ponga più attenzione all’uomo, anche al più criminale che ci possa essere. È giusto che i detenuti scontino la loro pena, ma si tratta di persone che devono essere aiutate e rispettate nella loro dignità».