Il grande rock continua ad infiammare l’estate della capitale. Dopo gli italiani CCCP il 13 giugno, questa volta la torcia è passata ai Placebo, celebre band del panorama alternative britannico, esibitisi ieri, 8 luglio 2024, al Rock In Roma.
Il duo, composto dal cantante e chitarrista Brian Molko e il polistrumentista Stefan Osdal, ha dato vita ad una performance energica, romantica e malinconica, tra grandi e nuovi successi, di cui alcuni tratti dall’ottava prova in studio Never Let Me Go.
Un live sicuramente non esente da critiche, come ad esempio, la scelta del gruppo di non essere ritratti in foto e video da parte dei fan, ma solo dal team di fotografi accreditato al festival e la durata dei loro concerti, similare alla tempistica dei sudafricani Die Antwoord.
Placebo live a Rock In Roma 2024: dall’attesa sotto il sole cocente all’arrivo sotto il palco | FOTO
Come da tradizione, immancabile la lunga fila chilometrica all’entrata del concerto, suddivisa in persone che hanno bivaccato in tenda dal 7 all’8 luglio e chi si è presentato dalle 7:45 del mattino in poi (davvero temerari visto il caldo), con un rush collettivo intorno alle 16:30 del pomeriggio. Personalmente sono arrivato intorno alle 14:30.
Non essendo accreditato ho potuto vivere l’esperienza all’entrata insieme a numerosi appassionati, con cui si è parlato anche di altri live tra cui Blur, Muse, Franz Ferdinand, Iron Maiden fino ai Blink-182, riconfermando una rosa davvero variegata di gusti da parte del pubblico pagante. Tra i disagi palesati dai presenti, la cancellazione dei treni che avrebbero permesso a molti, di tornare a casa dopo il concerto (le parolacce e le imprecazioni non si sono fatte attendere).
Alle 19:00 la security del Rock In Roma ha aperto finalmente i cancelli e alcuni, con le gambe più allenate di Forrest Gump e Usain Bolt, sono arrivati sotto al palco per occupare il loro posto migliore e godersi l’esibizione. Io essendo asmatico, ho dovuto prima fare una lunga aspirazione del mio broncodilatatore, che mi permette di correre alla stessa velocità degli altri jogger.
“Cari fan, lasciate ogni speranza dal farci foto o video, perché la security, pur di farvi desistere, con la loro torcia al plutonio, ve la punterà dritta negli occhi accecando tutti, anche chi rispetta le regole” comunicano tra le righe i serissimi Brian Molko e Stefan Olsdal, nel loro manifesto (si ironizza) presente in varie aree del concerto e nello scatto corredato, con lo sguardo quasi volto a farti una ramanzina.
Da astigmatico, il continuo tintinnio di luci negli occhi, mi ha fatto desistere dal concetto di “vivere il momento presente” tanto caro al gruppo britannico e al filosofo conterraneo Alan Watts. Una volta sistemati sotto il palco, sono arrivati in apertura gli italianissimi PEAKS!.
Placebo live a Rock In Roma 2024: l’opening dei PEAKS! | FOTO
Intorno alle ore 20:30 della sera, sono saliti sullo stage i PEAKS!, duo torinese di nascita (per l’esattezza Vercelli) e londinesi di adozione, che vantano numerose aperture dei Placebo, tra cui l’ultima al Rock In Roma 2024. Il progetto è nato nel 2019 dall’idea di due amici, Lorenzo e Luca.
Il primo ha militato in una band punk e in un’altra garage Rock’n’roll, il secondo in un gruppo alternative, i cui nomi non sono menzionati nella loro biografia. Come accaduto allo scorso concerto dei Die Antwoord con l’opening di Lil2Hood AKA Fla$h, anche in questo caso la qualità della musica è stata alta e ha divertito tutti i presenti.
Unica nota di demerito: il pubblico davvero interessato ai due ragazzi ha richiesto più volte un bis, purtroppo mai arrivato. Ciò non toglie il grande lavoro da parte dei due artisti e polistrumentisti, con un grande plauso anche al batterista: una vera e propria mitraglietta dall’inizio alla fine.
Ci si auspica di vederli ancor più popolari in tempi brevi, anche in Italia, dato che il Belpaese necessita da tempo di un ritorno al rock con i fiocchi.
L’arrivo sul palco dei Placebo e della band di supporto | FOTO
Salutati gli interessanti Peaks! lo stage è passato infine ai Placebo. Da quel momento in poi il veto sulle foto e i video è diventato ufficiale.
In stile Grande Fratello (il libro di Orwell, non il reality show) e la schermata codec di Metal Gear Solid, un glitchato Brian Molko ha avvisato il pubblico di spegnere tutti gli smartphone affinché tutti i fan potessero vivere un’esperienza di concerto completa e lontana per un paio d’ore dalla realtà quotidiana.
Di base un’idea molto bella, specialmente in un’era di pura dipendenza dai social network, ma qualche foto e video non avrebbe comunque rovinato quello che si è rivelato a tutti gli effetti: uno dei migliori live del gruppo in Italia e con alte probabilità, dai feedback ricevuti dal pubblico presente, nel mondo. Ma come specificano alcuni fan: “Se sei loro fan, conosci bene le loro regole sulla questione riprese”.
Primo brano suonato “Nancy Boy” dall’omonimo album Placebo del 1996, seguito dalla struggente “Beautiful James” contenuta nell’ultimo disco “Never Let Me Go” e Scene of the Crime da “Loud Like Love”, setlist che sin dall’inizio si riconferma un ottimo crossover tra le loro produzioni passate e presenti.
Il live prosegue con una tripletta degna di nota, dall’energica “Surrounded By Spies”, fino alle struggenti “Soulmates Never Die” ed “Every You, Every Me“: l’ultima assente dalla setlist dei tour precedenti.
Nonostante le foto fossero esplicitamente vietate, un irritato Brian Molko ha puntato il dito medio contro una fan per incazzarsi successivamente anche contro il Governo. Questa volta, l’artista ha evitato di insultare Giorgia Meloni, in quanto lo scorso anno, la procura ha aperto un fascicolo per vilipendio delle istituzioni per delle offese arrecate alla premier al concerto di Torino.
Una scelta che effettivamente sorprende, c’era effettivamente la necessità di punire Molko per aver espresso la propria opinione personale in un paese libero?. A metà live, la band ha diffuso incenso sullo stage per purificare l’area e ha suonato la celebre “Song To Say Goodbye” da Meds seguita da “The Bitter End”.
I Placebo sono stati salutati da tutto il pubblico presente in tripudio di applausi, baci e amore collettivo, un unico grande abbraccio che ha messo di comune accordo numerose generazioni tra bambini, adolescenti, adulti e anziani.