Il mondo del cinema piange la scomparsa di Bruno Zanin, il “Titta” di “Amarcord”, deceduto all’età di 73 anni dopo una breve malattia. A diffondere la notizia è stata la famiglia che ha riferito che non ci sarà una cerimonia pubblica per ricordarlo e che da espressa sua volontà il corpo sarà cremato e le ceneri disperse nello stesso luogo dove vennero dispersi i resti di un suo caro amico. I figli dell’attore hanno spiegato il motivo di questa scelta:

“Ci ha detto così: “Quand’ero giovane, il mio primo vero grande viaggio l’ho fatto con lui in autostop. Allora, vorrei tanto fare pure il mio ultimo grande viaggio con lui”. Per chi volesse ricordare papà non servono carte di condoglianze, mazzi di fiori o altre corone, ma una donazione a “Save The Children Italia”.  

Bruno Zanin causa morte, età e carriera 

Nato a Vigonovo nel 1951, all’età di 13 anni viene mandato dai genitori a studiare da prete in un collegio di Novi Ligure prima e Canelli dove rimane fino alla terza media. In quel periodo un missionario abusa di lui e quell’episodio gli provoca un forte trauma tanto da convincerlo ad abbandonare gli studi. In un’intervista aveva dichiarato:

“Quell’esperienza ha avvelenato la mia esistenza provocando una ferita che ancora sanguina. Per colpa di quel trauma mi sono sempre sentito sbagliato, ho fatto soffrire molte persone”.

Una volta lasciato il collegio, Zanin sperimenta il carcere minorile e poi l’ospedale psichiatrico. Nel 1967 diventa amico di Edward Melcarth, pittore e scultore statunitense ebreo di origine russa che lo prende a vivere a casa sua e per il quale poserà come modello per diverse opere. Nel 1973, capita agli studi di Cinecittà e viene casualmente notato dal regista Federico Fellini che lo scrittura per interpretare Titta in“Amarcord”, film che vinse un Oscar nel 1975 come migliore opera straniera.

I film

Dopo quell’esperienza decide di trasferirsi nella Capitale per tentare la carriera cinematografica. Nel 1987 viene scelto da Marco Sciaccaluga, per la stagione 1986/87 del Teatro Stabile di Genova, per recitare il giovane innamorato protagonista in La putta onorata e La buona moglie, due commedie di Carlo Goldoni e l’anno successivo lavora con Giorgio Strehler per interpretare Zorzeto ne “Il Campiello”, sempre una commedia di Goldoni. 

Lo spettacolo conquista un successo straordinario tanto che Zanin viene invitato nei teatri più prestigiosi. Nella sua carriera ha recitato in commedie teatrali e sceneggiati televisivi con registi italiani e stranieri come: Giuseppe Ferrara, Marco Tullio Giordana, Lina Wertmuller, Franco Brusati e Giuliano Montaldo. Per un periodo è stato anche giornalista radiofonico per Radio Due.

Nel 1992 Zanin abbandona il mondo del cinema per seguire altre strade. Per tre anni collabora per Radio Vaticana come corrispondente di guerra poi scrive per per il Corriere della Sera, Famiglia Cristiana, Der Spiegel. Ritornato in Italia al termine del conflitto è colpito da una grave depressione post-traumatica da stress.

Nel 2007 pubblica il suo primo romanzo autobiografico “Nessuno dovrà saperlo”, opera che ottiene la menzione speciale al premio letterario città di Latisana per il Nord-Est. libro, aspro e crudele,con contenuti anche scabrosi, è stato tradotto e pubblicato anche in spagnolo da Trotta editorial (Madrid) con il titolo “Que no se entere nadie”.  

Moglie e figli 

Bruno Zanin si sposò con una fotografa nel 1978 e da questa unione nacquero due figli, Francesco e Fiorenzo. Una favola d’amore durata otto anni fino alla separazione: “Lei era una fotografa, si presentò per un servizio al Theatre de la Ville di Parigi mentre recitavo. Matrimonio nel 1978, separazione otto anni dopo”. Bruno ha poi continuato a vivere la sua vita da solo.