“L’ho uccisa, speriamo che l’ho presa bene”. Agghiaccianti le parole con cui Gianluca Molinaro ha confessato l’omicidio della 51enne Manuela Petrangeli alla sua precedente compagna, Debora Notari, contattata telefonicamente dopo l’atroce delitto.

Petrangeli, di professione fisioterapista e madre di suo figlio di 9 anni, era appena stata uccisa a sangue freddo in via degli Orseolo a Roma con due colpi di fucile.

Manuela Petrangeli uccisa a Roma, le parole di Molinaro all’ex dopo il delitto

Ho visto il sangue che schizzava da tutte le parti

avrebbe poi riferito alla donna Molinaro. E’ stata proprio la Notari a spingerlo a costituirsi.

La sua testimonianza è riportata nell’ordinanza con cui il gip di Roma ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per il 53enne, che si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio a Regina Coeli.

Ma l’orrore trapela anche dagli scambiati con un amico prima del femminicidio:

Oggi forse prendo due piccioni con una fava

e, dopo aver colpito la vittima,

gli ho sparato du botti.

Messaggi che l’amico di Molinaro ha ammesso di aver letto quando ormai era troppo tardi.

La testimonianza ai carabinieri

L’indagato, difeso dall’avvocato Nicla Moiraghi, nel corso delle dichiarazioni fornite ai carabinieri dopo essersi costituito, ha spiegato i motivi per cui avrebbe ucciso Manuela Petrangeli giovedì 4 luglio 2024.

Molinaro ha parlato di “continui tradimenti” e di un’app di incontri a cui la 51enne si sarebbe iscritta, scoperti tramite un sistema di videosorveglianza da lui stesso installato nell’abitazione della donna.

Una ricostruzione che però non ha trovato alcun riscontro nelle verifiche degli inquirenti. Nessun sistema di videosorveglianza è stato rinvenuto nell’abitazione delle vittima.

La gelosia come movente del femminicidio

Gianluca Molinaro, secondo quanto emerge dall’ordinanza del gip, avrebbe agito per “gelosia”. Un sentimento che continuava a covare nei confronti della donna, nonostante la loro relazione fosse ormai terminata da “circa tre anni”.

Intanto le indagini proseguono per accertare chi gli abbia fornito l’arma del delitto. Per questo motivo sono in corso delle verifiche sul suo cellulare.

L’uomo è accusato di omicidio aggravato e porto abusivo di armi.