Proseguono senza sosta le indagini sulla morte di Alex Marangon, il 25enne di Marcon che lo scorso 2 luglio è stato trovato senza vita nel greto del fiume Piave dopo aver partecipato ad un ritiro spirituale che prevedeva, tra le altre cose, il consumo di ayahuasca. Nelle ultime ore gli inquirenti avrebbero ascoltato cinque persone che erano presenti alla “festa”: dalla loro ricostruzione sarebbe emerso che il giovane, intorno alle 3 del mattino, si sarebbe allontanato dall’abbazia di Santa Bona di Vidor, venendo seguito all’esterno da due persone, il “curandero” e un suo compagno medico.

Cosa è successo ad Alex Marangon? La ricostruzione del presunto omicidio e quel buco di tre ore

Cosa sia accaduto al giovane non è chiaro: potrebbe essere stato ucciso e gettato nel fiume oppure potrebbe essere caduto in acqua nel corso di una colluttazione. L’autopsia ha rilevato sul suo corpo la rottura di diverse costole, numerose fratture sul fianco sinistro, una ferita alla testa e un’emorragia interna all’altezza del torace.

L’ipotesi è che Alex Marangon sia stato colpito con un bastone o con una pietra che non sono ancora stati trovati. Le indagini proseguono senza sosta da giorni. Tra i punti da chiarire c’è soprattutto quello relativo al buco di tre ore che va dal momento in cui il 25enne si sarebbe allontanato – secondo i partecipanti al ritiro – dalla sala in cui era in corso la cerimonia che prevedeva il consumo di ayahuasca, attorno alle tre del mattino, e quello in cui la proprietaria della struttura avrebbe dato l’allarme, denunciando la sua scomparsa.

Stando alle ultime notizie, riportate dal Corriere della Sera, potrebbero essere coinvolti nell’accaduto il “curandero” o “sciamano” e il suo compagno medico: sarebbero stati loro, infatti, a seguire Alex fuori dall’abbazia di Santa Bona di Vidor. I fatti risalgono alla notte tra il 29 e il 30 giugno. Il 2 luglio il corpo del 25enne è stato ritrovato senza vita, nel fiume Piave, a circa 4 chilometri di distanza dal luogo.

L’ipotesi dei genitori e le parole di un amico della vittima

I genitori hanno ipotizzato che “ha visto qualcosa che non doveva o comunque qualcosa a cui si è ribellato” e che, di conseguenza, sia stato preso di mira. Lo riporta sempre Il Corriere della Sera, che cita anche le parole affidate dalla madre Sabrina Bosser al Tg1:

Secondo me hanno paura di parlare. Però a questo punto, anche se hanno paura, si mettano una mano sul cuore, affinché veramente venga fuori tutto e dicano qualcosa, perché non può finire così la faccenda.

Al ritiro spirituale che ora è oggetto d’indagine il figlio avrebbe partecipato almeno un paio di volte. Questa volta, però, secondo un suo amico, era preoccupato. Lo riporta RaiNews.it. Barman di professione, si trovava nel Trevigiano per le vacanze e il giorno successivo alla sua scomparsa, alla sua morte, avrebbe dovuto incontrare i genitori.

L’avvocato Stefano Tigani, che insieme al collega Nicodemo Gentile li assiste per conto dell’associazione Penelope, sentito da Tag24 per un commento sugli ultimi sviluppi, ha dichiarato: “È in corso una fase d’indagine molto delicata, preferiamo non dire niente”. Aspettano che ci siano novità e che a comunicarle sia la Procura. Una svolta, del resto, potrebbe essere vicina.

Il caso di Vincenza Saracino

Come potrebbe essere vicina nel caso di Vincenza Saracino che, sempre nel Trevigiano, sempre agli inizi di luglio, è stata trovata senza vita all’esterno di un’ex fabbrica dismessa: nelle ultime ore è emerso che ci sarebbe un sospettato per omicidio, un cliente del sexy shop che la 50enne gestiva insieme al marito a Preganziol.