Sembra la storia di un film quella di Giacomo Bozzoli, il 39enne che da ormai una settimana risulta latitante dopo essere stato condannato in via definitiva per l’omicidio dello zio Mario. Una storia iniziata a Marcheno, in provincia di Brescia, nell’ottobre del 2015 e mai conclusasi. Per raccontarla dobbiamo fare un passo indietro.

La storia di Giacomo Bozzoli, dall’omicidio dello zio Mario a Marcheno

Tutto inizia la sera dell’8 ottobre del 2015, quando a Marcheno, nel Bresciano, l’imprenditore Mario Bozzoli, titolare insieme al fratello Adelio di una fonderia, scompare improvvisamente nel nulla dopo il lavoro. A dare l’allarme è la moglie, preoccupata di non vederlo rincasare.

Quando gli inquirenti si recano presso la ditta di famiglia per capire che fine possa aver fatto, la sua auto è ancora nel parcheggio; nello spogliatoio ci sono ancora i suoi vestiti da lavoro. Ipotizzano, di conseguenza, che non si sia mai allontanato: sospettano subito che possa essere stato ucciso.

Nel loro mirino finiscono, in particolare, gli operai che quella sera sono in fabbrica. Uno di loro, di nome Giuseppe Ghirardini, sarà ritrovato morto – con due capsule di cianuro nello stomaco – appena una settimana dopo.

Secondo le ricostruzioni, insieme al collega Oscar Maggi l’uomo si sarebbe occupato – in cambio di una generosa somma di denaro – della distruzione del cadavere del 52enne all’interno del forno grande della fonderia. A macchiarsi dell’omicidio, per gli inquirenti, il nipote Giacomo Bozzoli, che a sette anni dai fatti, lo scorso primo luglio, è stato condannato in via definitiva all’ergastolo.

Per lui lo stesso giorno avrebbero dovuto aprirsi le porte del carcere: quando i carabinieri hanno raggiunto la sua abitazione sulla sponda bresciana del lago di Garda, invece, non lo hanno trovato. Da allora, una settimana fa, il 39enne risulta scomparso.

Cosa sappiamo finora della fuga di Bozzoli

Si pensa che sia fuggito insieme alla moglie Antonella Colossi e al loro figlio di 9 anni – che nel frattempo, qualche giorno fa, sono rientrati in Italia, separandosi da lui – diversi giorni prima dell’udienza al termine della quale i giudici lo hanno riconosciuto colpevole.

Forse il 23 giugno, data a cui risalerebbe il suo ultimo accesso a Whatsapp dal telefonino che ha lasciato nel comodino della sua camera. A bordo della sua Maserati Levanti l’uomo – come testimoniano alcuni lettori di targhe – sarebbe passato prima per Solarolo, poi per Desenzano del Garda.

Insieme ai familiari avrebbe quindi fatto una sosta a Cannes – dove la moglie, stando a quanto ha riferito, avrebbe perduto il cellulare – e poi a Valencia, in Spagna, dove avrebbero visitato il famoso acquario. Da lì avrebbero raggiunto Marbella, dove Bozzoli avrebbe prenotato a suo nome una stanza d’hotel. Le autorità spagnole hanno fatto sapere, nelle scorse ore, che da una delle videocamere del resort sarebbe stato ripreso il 30 giugno.

La Colossi, ascoltata come persona informata sui fatti dopo il suo rientro in Italia, ha riferito agli inquirenti di aver perso la memoria, non fornendo, di conseguenza, informazioni utili a rintracciare il marito che, secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, dopo aver abbandonato l’auto usata per lasciare l’Italia potrebbe anche essersi imbarcato su una nave.

La Procura lo ha dichiarato latitante e ha emesso nei suoi confronti un mandato di arresto internazionale, perquisendo la sua abitazione di Soiano. Non è da escludere che all’estero abbia modificato il suo aspetto e stia usando dei documenti falsi per non farsi riconoscere. Per gli inquirenti avrebbe infatti “pianificato a lungo e in ogni dettaglio” la fuga. Lo riporta La Repubblica.