Comincia nelle file del Psi la battaglia tra Giacomo Matteotti e Benito Mussolini, quando entrambi erano socialisti. Il terreno di scontro è la massoneria e il teatro della sfida è il congresso di Ancona del 1914 quando il deputato del Polesine, che ha 29 anni, partecipa per la prima volta.
L’onorevole Giovanni Zibordi presenta un ordine del giorno in cui “invita i compagni anziani che fossero nella massoneria a cessare ogni rapporto con l’istituzione e dichiara incompatibile per i socialisti l’entrata in massoneria”. Mussolini, a quel tempo direttore del quotidiano L’Avanti!, integra la mozione con l’invito alle “sezioni ad espellere quei compagni che non si uniformassero nella loro condotta a venire nelle norme su esposte”.
Al congresso del Psi del 1914 primo duello tra il parlamentare e il futuro duce
A quel punto interviene Matteotti, contrario all’espulsione dei massoni dalle logge come vorrebbe il futuro duce: “Altrimenti si arriva a questo, che in ogni sezione si apre un processo inquisitorio e si potranno cacciare individui, per semplice sospetto di Massoneria. Noi ritorneremo in questo modo alla lista di proscrizione”. La platea dei congressisti lo zittì. Si andò ai voti e stravinse la mozione Zibordi-Mussolini.
Proprio la posizione assunta sulla massoneria hanno fatto pensare ad una presunta appartenenza massonica di Matteotti, mai provata, anche se è certo che ebbe contatti ripetuti con i massoni inglesi. E forse Mussolini lo aveva saputo.
Stefano Bisi