C’è un sospettato per l’omicidio di Vincenza Saracino, la 50enne che nel tardo pomeriggio del 3 luglio scorso è stata trovata morta nell’area esterna di un’ex fabbrica di Preganziol, in provincia di Treviso: si tratterebbe, secondo Il Gazzettino Veneto, di un cliente del sexy shop De Sade, che la donna e il marito Fabio gestivano insieme in città.
C’è un sospettato per l’omicidio di Vincenza Saracino: ecco chi è
L’uomo, di cui non si conoscono ancora le generalità, avrebbe dovuto incontrare Vincenza Saracino dopo il lavoro. Una delle ipotesi è che l’abbia uccisa per motivi passionali. I fatti risalgono al pomeriggio del 2 luglio scorso.
Stando a quanto ricostruito finora, la donna, di 50, avrebbe lasciato il sexy shop De Sade, che gestiva insieme al marito Fabio a Preganziol, nel Trevigiano, per dirigersi, in sella alla sua City Bike elettrica di colore azzurro, all’Iperlando di via Europa, vicino casa sua, per una piccola spesa.
Avrebbe acquistato una bottiglia di vino e qualche genere alimentare. Poi, percorrendo via Baratta Nuova e via Baratta Vecchia, sarebbe arrivata a Settecomuni, fermandosi in un bar per comprare un pacchetto di sigarette. “Era vestita in modo elegante, più del solito”, la testimonianza dei titolari del locale.
A riportarla è Il Gazzettino Veneto, secondo cui l’intero tragitto compiuto dalla 50enne sarebbe stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza. Dopo aver lasciato il locale e aver scritto alla figlia che sarebbe rientrata per cena, Vincenza avrebbe preso la via di casa, ma, invece di svoltare in via vicinale di San Vitale, dove viveva, si sarebbe diretta verso il casolare abbandonato.
Cosa è emerso dall’autopsia eseguita sul suo corpo
A dare l’allarme, preoccupato di non vederla rientrare, era stato il marito. Il giorno successivo il corpo della donna era stato ritrovato senza vita all’esterno dello stabile in disuso e presentava un’evidente ferita all’altezza del collo.
Dall’autopsia è emerso che sarebbe stata accoltellata per almeno quattro volte tra la mandibola e il collo, sul lato sinistro del volto. Uno dei colpi, in particolare, le avrebbe reciso la carotide, facendola morire in pochi minuti per dissanguamento.
Prima sarebbe stata anche colpita a uno zigomo: è possibile che l’omicidio si sia consumato al culmine di una lite con percosse a mani nude. Un’aggressione dalla quale la donna, che non risulta essere stata abusata sessualmente, avrebbe provato inutilmente a difendersi. A dimostrarlo, i graffi rinvenuti sulle sue braccia.
Potrebbe essersi trattato di un delitto d’impeto. L’uomo potrebbe averla picchiata e poi uccisa senza aver premeditato di farlo, dopo aver mostrato interesse nei suoi confronti. Saranno i prossimi accertamenti a chiarirlo. Il procuratore di Treviso, Marco Martani, ha fatto sapere ai giornalisti che l’obiettivo è “colmare lo svantaggio di 24 ore” che gli inquirenti hanno “nei confronti dell’assassino”. La svolta potrebbe essere vicina.
Il caso di Alex Marangon
Si indaga, intanto, nel Trevigiano, anche sulla misteriosa morte di Alex Marangon, il 25enne di Marcon che lo scorso 2 luglio è stato trovato morto nel fiume Piave a circa 4 chilometri dal luogo in cui era stato avvistato per l’ultima volta qualche giorno prima, l’abbazia Santa Bona di Vidor.
Sarebbe stato colpito alla testa e sul lato sinistro del corpo, riportando un’emoraggia interna al torace, dopo essersi allontanato dal ritiro spirituale a cui stava prendendo parte insieme a dei conoscenti: potrebbe essere stato ucciso. Da chi e perché non si sa ancora. La svolta, anche nel suo caso, potrebbe essere vicina.