Una vera e propria ovazione, con tanto di standing ovation e applausi. Così è stato accolto Papa Francesco al suo arrivo al Centro Congressi di Trieste, dagli oltre 1200 partecipanti alla 50esima Settimana sociale dei cattolici in Italia.
Bergoglio era atteso per il suo intervento conclusivo dell’evento, intitolato ‘Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro’. Un discorso nel quale il Pontefice ha ribadito con forza la necessità dell’impegno politico e della partecipazione, spronando i cattolici a fare di più in questo senso.
Papa Francesco a Trieste ai cattolici: “Facciamo proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”
Un arrivo dietro le quinte in sedia a rotelle, per poi alzarsi in piedi e, aiutato da un bastone, fare il suo ingresso sul palco. Ad accoglierlo, le urla e gli applausi di una folla radunata per ascoltare le sue parole.
Un intervento nel quale Bergoglio ha sottolineato il ruolo politico che la Chiesa e i cattolici devono tornare ad avere in un contesto nel quale, lo dice esplicitamente, “la democrazia non gode di buona salute“.
Una crisi rimarcata sempre a Trieste anche qualche giorno fa dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Contro di essa, il Pontefice si è rivolto direttamente ai credenti, chiedendo loro esplicitamente un ruolo più attivo nella Cosa Pubblica perché, ha spiegato, la fede non può essere “marginale, o privata“.
“Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Questo è l’amore politico, che non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause. È una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità“.
Invita tutta la comunità cristiana a “fare proposte di giustizia e di pace” e, citando Giorgio La Pira, membro dell’Assemblea Costituente e rappresentante di spicco del cristianesimo sociale, suggerisce di rilanciare “gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani“.
La preoccupazione per l’astensionismo e l’attacco di Bergoglio al populismo: “Il ‘popolo’ è un’altra cosa”
Si dice preoccupato dall’astensionismo, ma ricorda come la partecipazione non sia qualcosa che piova dal cielo o che possa esser data per scontata. “Si impara da ragazzi“, ammonisce Bergoglio, “e va allenata“, anche per evitare quelle che Bergoglio definisce le “soluzioni facili“.
In quest’ottica, Papa Francesco sottolinea l’esigenza del “pensarsi come popolo” per avere davvero a cuore il destino pubblico di molti, ma ammonisce dall’uso di questa parola, “popolo“, che recentemente, dice, è stata “male interpretata“:
“Purtroppo questa categoria – popolo – spesso è male interpretata e, potrebbe portare a eliminare la parola stessa democrazia (governo del popolo). Ciò nonostante, per affermare che la società è più della mera somma degli individui, è necessario il termine ‘popolo’. Che non è populismo, è un’altra cosa“.
Infine, a conclusione di un intervento nel quale l’individualismo ha sempre lasciato spazio alla collettività e in cui non c’è mai stato spazio per personalismi, ricordando ai presenti di farsi “artigiani di pace“, Bergoglio gli chiede di pregare per lui, “perché questo lavoro non è facile“.