Con la pubblicazione della nuova direttiva europea su Enviromental, Social e Governance (ESG), misurazione degli impatti delle imprese e rendicontazione non finanziaria alla quale si dovrà dar seguito, emerge il concetto basilare del “dovere di diligenza” (o “due diligence”). All’articolo 5 della direttiva europea 1760 del 5 luglio 2024, infatti, si prevede che i Paesi membri dell’Ue provvedano a che ciascuna società “eserciti il dovere di diligenza basato sul rischio in materia di diritti umani e di ambiente” (dovere di diligenza) con tutta una serie di azioni.
In questo contesto, la due diligence può configurarsi come un processo continuo e modellabile sulla catena di fornitura e sugli stakeholder. Il concento è stato introdotto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) nel 2011 in riferimento ai doveri delle imprese e ai diritti umani. Nella realtà, tuttavia, la messa in pratica del dovere di diligenza impone un processo di valutazione del rischio e di impatto sia sull’ambiente che sui diritti sociali.
Nuova normativa ESG 2024, che cos’è la due diligence?
Particolare attenzione dovranno prestarla le imprese nel mettere in pratica il concetto di “due diligence” relativo all’impatto che l’azione di produzione e di commercializzazione di prodotti e servizi comporti sull’ambiente e sui diritti umani. Da questo punto di vista, la nuova direttiva europea, la Corporate sustainability due diligence directive (CSDDD), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 5 luglio 2024, impone una serie di azioni di cui tener conto nell’implementazione delle politiche per ridurre gli impatti e procedere con l’azzeramento delle azioni dannose derivanti dal modo di stare sul mercato.
Il dovere di diligenza, pertanto, dovrà essere messo in pratica attraverso tutta una serie di azioni elencate della direttiva, incluso uno studio accurato sul rischio di impatti social ed enviromental. Nello specifico, la direttiva richiede di integrare il diritto di diligenza nelle politiche dell’azienda e nei sistemi di gestioni del rischio, individuando e valutando gli effetti negativi o potenzialmente tali. A tal proposito, le imprese dovranno procedere con l’attribuzione di una priorità degli impatti su ambiente e diritti umani, anche mediante un confronto con i propri stakeholder principali.
Dovere di diligenza nella Corporate sustainability due diligence directive
Ulteriori passaggi previsti dalla direttiva europea Corporate sustainability due diligence directive (CSDDD) prevedono la prevenzione e l’attribuzione degli impatti negativi potenziali e l’arresto degli stessi o la minimizzazione delle relative entità.
Tuttavia, se è vero che l’impresa deve prioritariamente individuare i potenziali impatti negativi, soprattutto lungo la catena di fornitura e il ciclo di vita del proprio prodotto o servizio, la direttiva europea 1760 del 5 luglio 2024 impone agli Stati membri di adeguarsi in merito alle procedure e alle politiche da adottare affinché le imprese procedano con la riparazione degli effetti negativi.
Strumenti e azioni per ridurre impatti ESG nella nuova normativa 2024
Ben si capisce che un processo del genere non può non partire da un confronto con gli stakeholder, ovvero con i portatori di interessi che, a tutti i livelli, entrano in contatto con l’azienda (clienti, fornitori, enti del Terzo settore e associazioni, opinione pubblica). Da questo punto di vista la direttiva impone la ricerca di un dialogo significativo dell’azienda con i propri stakeholder.
A stretto giro, la direttiva richiede di instaurare e di mantenere un meccanismo di notifica e una procedura di reclamo in conformità a quanto prevede il successivo articolo 14. In soccorso delle imprese arrivano due strumenti essenziali: la Human rights due diligence (HRDD) e i meccanismi di reclamo (grievance). Un’attuazione pratica della segnalazione di reclamo può andare dalla semplice cassettina da inserire in azienda o nell’ente per la segnalazione, coperta dalla riservatezza, di violazioni di diritti fino all’evoluzione della disciplina del whistleblowing che, in Italia, ha ottenuto piena attuazione grazie al decreto legislativo 24 del 2023.
L’adozione di ogni politica intrapresa dall’impresa per contenere gli impatti ambientali e sociali deve essere attentamente monitorata per verificarne l’efficacia. L’andamento di misure e strumenti atti a garantire il dovere di diligenza deve essere comunicato in pubblico secondo le modalità descritte nella direttiva europea all’articolo 16.