I gatti sono famosi per essere animali indipendenti. Eppure, anche i felini possono soffrire di ansia da abbandono. Se nei cani è più facile ravvisare i segni di questo disturbo, in quanto animali molto più estroversi e capaci di manifestare in modo evidente le proprie emozioni, i gatti sono invece più difficili da interpretare. I segnali del loro disagio possono essere vari e vanno contestualizzati per comprendere in che modo aiutarli a superare la sindrome da separazione.

L’ansia da abbandono colpisce anche i gatti?

Anche i gatti, come avviene per i cani, possono soffrire di ansia da abbandono, conosciuta anche come sindrome da separazione. I segnali possono essere vari e devono essere interpretati tenendo conto della storia del micio e della sua personalità.

I segnali più comuni che ci indicano che il nostro gatto sta vivendo un forte stress sono un atteggiamento distruttivo, che si manifesta soprattutto verso oggetti o mobili, miagolii persistenti e apparentemente immotivati, fare i propri bisogni al di fuori della lettiera.

In particolare quest’ultimo comportamento anomalo è tra i più significativi: lasciare i bisogni in giro per casa, sugli imbottiti o sul letto, è un chiaro segno di un profondo disagio del felino, che cerca di marcare il territorio in maniera ossessiva, in preda all’ansia.

Anche mangiare in maniera compulsiva o dedicare un tempo eccessivo rispetto al normale alla propria igiene personale denota uno stato ansiogeno. Inoltre, il gatto potrebbe avere un atteggiamento ambivalente: potrebbe infatti dimostrarsi attaccato in maniera esasperante al proprio umano di riferimento, seguendolo ovunque o lamentandosi quando sta per uscire di casa, oppure ignorarlo in maniera sprezzante.

Ansia da abbandono nei gatti: cause

I motivi per cui un gatto manifesta l’emozione connessa alla paura sono di sicuro vari. Sarà quindi opportuno capire se non ci sono altre ragioni che lo spingono a provare angoscia o disagio, come l’ingresso di un altro animale in casa, un trasloco o una patologia fisica.

Escluse altre cause, l’ansia da abbandono potrebbe essere quella più probabile. La fonte del disturbo è quasi sempre collegata all’assenza della persona che lui ha eletto come suo “genitore“. Nonostante sia un animale autonomo e indipendente, sviluppa un profondo legame di appartenenza con il suo Pet parent, tanto da sviluppare la sindrome da separazione se viene a mancare la sua presenza.

Un gatto ama i suoi spazi di autonomia e sa difenderli con una certa risolutezza, ma anche il felino, parimenti a un cane, non deve essere lasciato troppo a lungo da solo. Momenti come le vacanze del padrone o il ritorno al lavoro dopo un periodo prolungato di smart working, possono dare luogo all’ansia da abbandono.

Questa tendenza è di sicuro più sviluppata in quei gatti che sono stati tolti alla madre in maniera precoce: un cucciolo non dovrebbe mai essere adottato prima dei 3 mesi di vita, in modo da sviluppare maggiore indipendenza e stabilità emotiva.

Ansia da abbandono nei gatti: come gestirla

In che modo gestire un gatto che soffre da ansia da abbandono? In primo luogo, si può creare un ambiente più rassicurante, fornendogli nuovi nascondigli o cucce molto comode e accoglienti. Creare maggiori diversivi mentre si è fuori di casa, può inoltre aiutare il micio a distrarsi e tenersi impegnato, ingannando l’attesa del ritorno del proprio umano.

Si può comprare qualche gioco in più, un tiragraffi più accattivante o costruirgli un piccola dimora fatta di scatole di cartone, in modo che si possa divertire tra aperture e cunicoli. Un altro trucco per ridimensionare la sensazione di solitudine è lasciare accesa la televisione o la radio, oppure una luce anche in un solo ambiente se si rincasa quando è buio.

Pensare di chiedere aiuto a vicini o familiari potrebbe essere una risorsa aggiuntiva: una visita nell’arco della giornata per accertarsi della sua salute e per giocare un po’ con il gatto potrebbe attenuare il senso di abbandono, ma solo se l’animale ha familiarità con queste persone, altrimenti potrebbe diventare un elemento di ulteriore stress.

Foto di Japheth Mast