Accuse pesantissime. Chico Forti avrebbe chiesto l’aiuto di un boss per sistemare Travaglio e Lucarelli. Due giornalisti che, da quando è rientrato in Italia, hanno parlato di lui come di un assassino e parlando del processo e delle tante incongruenze che ci sono state in questi anni. Insomma, un punto di vista opposto diverso a quello della famiglia che ha sempre difeso Chico e l’ha sempre considerato “un innocente in carcere“.

Uno dei motivi che ha spinto il Governo Conte e Draghi prima e quello Meloni poi per perorare la causa dell’italiano e di farlo rientrare in Italia quanto meno a scontare la pena. Ma ora queste accuse danno un contorno alla storia carceraria di Chico Forti completamente diversa e gettano diverse ombre. E l’accusa è gravissima. Di quelle che rischiano di lasciare il segno, soprattutto se si tratta di un detenuto che ha passato gli ultimi vent’anni a cercare di far capire che lui in questa storia giudiziaria, ovvero di essere stato condannato per omicidio, lui è e resta una vittima.

Chico Forti e l’accusa di rivolgersi a un boss ‘ndranghetista. Lo zio Gianni non ci sta: “Non si può accettare una cosa simile”

Secondo un detenuto del carcere di Verona, l’ex campione di surf, condannato in America per omicidio, una volta rientrato in Italia e trovato la sua sistemazione nel carcere di Verona, avrebbe chiesto l’intervento di un boss dell’ndrangheta per sistemare Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli, colpevoli, secondo quanto si apprende di usare modi e toni che non sarebbero piaciuti allo stesso Chico.

Ad intervenire a Tag 24 con veemenza è lo zio Gianni Forti che in questi ultimi vent’anni non ha mai mollato il nipote in tutta questa lunga e incredibile vicenda giudiziaria fino al rientro in Italia: “Non c’è mai pace, non ci può mai essere pace, lo trovo incredibile e allucinante che questo uomo debba andare incontro ad accuse così gravi, infami e senza senso. Mio nipote si sarebbe rivolto a un boss? Ma per favore sono tutte accuse indegne e prive di ogni fondamento. Un modo, l’ennesimo, di screditare una persona che sta cercando di rimettersi in sesto, pur trovandosi in una situazione non certo agevole, visto che è in carcere“.

Lo zio Gianni, che in questi anni ha lottato come un leone, non riesce a capire il motivo “di così tanto odio nei confronti di mio nipote, soprattutto da parte di alcune persone”, il riferimento è a Marco Travaglio e a Selvaggia Lucarelli, ma anche a Marco Strano, il criminologo che sarebbe stato nel mirino di Chico Forti anche lui, ma lo zio Gianni non ci sta e a Tag 24 spiega la sua amarezza e tutta la sua delusione per l’ennesima storia “infame su mio nipote”.

Loro (riferendosi a Travaglio, Lucarelli e il criminologo Marco Strano ndr) portano avanti discorsi senza senso e senza alcuna situazione, anche perché io ho letto le carte del processo – dice Gianni Forti a Tag 24 -, una per una, e le incongruenze sono talmente tante che quanto stanno dicendo loro da mesi, non trova alcuna conferma, né alcun dato, ma questo è quello che portano avanti, per me sono tutte fandonie, ma un altro conto è pensare che mio nipote possa chiedere l’intervento di un boss per fare del male ad altre persone, ma scherziamo? E’ una schifezza, una cosa indegna che non merita nemmeno di essere portata all’attenzione“.

La preoccupazione della famiglia è che si porti avanti un discorso per “infangare Chico e anche il Governo, mettendo in giro una storia pessima e falsa, ingiuriosa. A me dispiace tanto che ci siano persone che si possano inventare una roba del genere, a me puzza tanto tutta questa situazione. E sono amareggiato e deluso che, basta che qualcuno dica un qualcosa del genere, anche se non è vero, ma poi arrivare dappertutto ed ecco che l’infamia gira e si insinua il dubbio. Uno schifo e un dolore enorme che la mamma di Chico possa leggere o sentire una storia così schifosa e indegna. Ma adesso siamo noi che vogliamo andare a fondo e capire chi è che accusa, chi dice queste cose così aberranti e insulse”.